“La femmina è trastullo per il mascolo lavoratore” Gennarino Carunchio
Raffaella Pavone Lanzetti è una donna raffinata e viziata, abituata a guardare le persone dall’alto verso il basso, senza curarsi minimamente delle conseguenze che ciò può avere sugli animi altrui.
Bella, spocchiosa e di simpatie politiche tendenti verso la destra, pare non mostrare troppo rispetto verso chi proviene da un contesto più umile rispetto al suo. Come di consuetudine, si gode le vacanze a bordo del suo costoso yatch insieme al marito, con cui pare condividere un rapporto più basato sulla tolleranza reciproca che su di un vero e proprio sentimento amoroso. Insieme a loro, all’interno della barca, vi sono diversi marinai che si adoperano in vari servigi, venendo puntualmente snobbati e considerati alla stregua di moderni schiavi.
La donna, piuttosto critica e petulante, non risparmia a nessuno una buona dose di sarcasmo pungente, che infastidisce particolarmente Gennarino Carunchio, suo sottoposto spesso umiliato dalle richieste talvolta eccessive e snob della “padrona”.
L’uomo, un marinaio siciliano comunista e maschilista, deve suo malgrado sottostare ai desideri della signora, pur essendone esasperato. Un giorno, mentre i due navigano nelle acque del Mediterraneo su di un gommone, a causa di un guasto si ritrovano da soli sperduti in un’isola deserta.
Nel nuovo scenario, in cui sono richieste discrete abilità manuali e grande spirito di adattamento, i ruoli dei due si ribaltano, Carunchio assume quindi un atteggiamento autoritario e vessatorio, ai danni di Raffaella, che diviene improvvisamente bisognosa e debole, trasformandosi ben presto in oggetto su cui prima Gennarino sfogherà le proprie insoddisfazioni, e poi i repressi istinti sessuali.
Lina Wermuller con questo film uscito nel 1974 ci racconta una storia dalle tinte forti, passione violenta e proibita che nasce in modo brusco ed incivile, per poi divenire fonte di sconvolgimento e scoperta per entrambe le parti coinvolte. La vicenda narrata offre lo spunto per una riflessione profonda su come la posizione occupata in società sia determinante anche all’interno dei rapporti sentimentali, sfera in cui entrano in gioco fattori spesso più decisivi della sola attrazione nella scelta del partner. La pellicola, scabrosa e contestata, anche per via della brutalità che inizialmente Carunchio riversa sulla Lanzetti, dipinge con efficacia la frustrazione che può nascere in un individuo a causa della propria posizione sociale subordinata, e la conseguente voglia di rivalsa sulla classe predominante. Il nastro è anche un ritratto potente e coraggioso dell’amore spogliato da ogni orpello, riducendosi a rapporto carnale ardente ed intenso, da cui si può sfuggire o restarne indelebilmente attratti.
Mariangela Melato è perfetta nella parte di Raffaella, con la parlata dalla erre marcata e lo sguardo pronto a scrutare ogni debolezza altrui, senza prestare attenzione alle proprie, nascoste sotto alle vesti firmate.
Giancarlo Giannini nei panni di Gennarino offre una performance ottimale, calandosi completamente nel personaggio, ovvero un uomo rozzo e idealista, forse il più tormentato fra i due protagonisti dal conflitto di interessi, che dovrebbe impedirgli qualsiasi coinvolgimento emotivo con chi rappresenta un universo opposto e nemico.
Un film da guardare senza pregiudizi, facendosi travolgere dall’impetuosità di un’ infatuazione che avvolge due persone completamente diverse fra loro, vittime infelici e contente, di turbamento che sfugge ad ogni controllo, moderato solo da una società che condanna in modo tassativo tutto ciò che viene percepito come non consono al proprio ruolo.
E allora, quando si deve scegliere fra un sentimento dirompente e la propria esistenza, che ormai si è fusa con esso, non resta che decidere quale parte salvare di se stessi, e poi consolarsi restando a fissare la bellezza di un azzurro mare d’agosto.