Prendo spunto dall’ineccepibile considerazione di Carlo Emanuele Morando “Maturità, valanghe di 100 e lode nelle scuole del Sud: vi pare normale?”, pubblicato su CorriereAl del 22/9/16.
Premetto che le regioni meridionali hanno prodotto eccellenti studiosi, ricercatori e docenti universitari in tutti i campi: penso, in letteratura, a Croce, Luigi Russo, Blasucci ecc. Se li nominassi tutti non basterebbe una pagina.
Ma è assodato che la qualità media delle scuole superiori del Sud sia lontanissima da quella del Centro Nord.
Una spiegazione: la mafia. Quando se ne parla, sembra una parola astratta, invece è composta da persone con nome e cognome, conosciute da tutti. Anzi, della propria fama fanno uno strumento di potere: pensiamo alle processioni con le soste e gli inchini, all’elicottero dei matrimoni, allo sfarzo esibito, alla sfida di quello che espone il pacchetto di multe non pagate sul parabrezza del proprio SUV.
Mi raccontava un amico che all’università di Pavia, dove insegnava, conobbe un docente proveniente da una provincia meridionale, il quale gli elencò, paese per paese,il nome di chi comandava: non potevi aprire o chiudere un’attività qualsivoglia, appendere un manifesto, scegliere il ristorante ove festeggiare matrimonio o prima comunione, senza il suo consenso. E possiamo pensare che questi capi non influenzino anche le scuole? Non occorre minacciare, basta pronunciare il proprio nome: in paese tutti sanno, anche le forze dell’ordine e i magistrati, chiusi dalla rete che li protegge. In caso di reati, omertà assoluta.
Nel luglio agosto del 1993 ero in vacanza a Bovalino: fu rapito Carlo Palmisano, titolare di un negozio di ottico, perché si era rifiutato di pagare il pizzo applicato al condominio (!) dove abitava. Tutta Bovalino insorse, turisti compresi. Fu ritrovato morto per fame, alcuni mesi dopo. I colpevoli presi e condannati. I media al solito, equivocarono (era il 20° sequestro in pochi anni) e intitolarono: “Bovalino, paese dei sequestri”. NO, dei sequestrati, delle vittime, i sequestratori venivano da fuori.
Corre una voce insistente che in alcune scuole superiori del Sud, per tacito accordo tra studenti e insegnanti, le ultime due settimane dell’anno nessuno va a scuola. Al Plana, mai successo.
Due maestre della stessa età entrano in graduatoria per il posto: quella del Sud ha il doppio dei punti di quella del Nord. Ma come è possibile? Quando c’era ancora il concorso provinciale, un sindacalista della CISL Scuola faceva il giro delle commissioni, dicendo ai presidenti che venivano assegnati voti troppo bassi, così ci troveremo invasi da maestre del Sud che non conoscono neppure l’ortografia (un altro modo per accumulare punteggio,oltre ai corsi fantasma,è fornito dalla scuole paritarie o parificate, che distribuiscono le cattedre frazionandole o addirittura facendo figurare supplenti che mai hanno messo piede in quella scuola). Le aspiranti maestre alessandrine, che aspettano la cattedra, si vedono scavalcare ogni anno da decine di maestre coetanee provenienti dal Sud, da almeno 15/20 anni. E fanno pure le vittime, povera gente lontana dai suoi in un paese qui che le vuol male (Giusti).
Nessuno nega i problemi familiari, che tuttavia non giustificano i giochetti delle continue assenze, rientro strategico di un paio di giorni in prossimità delle vacanze, pretese di orari su misura, danneggiando la didattica: un orario fatto bene deve essere misurato sugli allievi e non sui docenti. Se un Dirigente Scolastico rifiutava di accontentarle, poteva arrivare una telefonata, diciamo importante.
A metà anni ’70 fu di punto in bianco raddoppiato il numero dei bidelli: vennero quasi tutti dal Sud, metà invalidi civili: quello dei certificati medici fasulli è un’altra piaga. Facevo parte della Commissione Nomine, assegnatovi dal Provveditore; dicevo loro che i posti venivano dati in base al punteggio della graduatoria,basata sui titoli, peraltro appesa in bacheca. Nessuno mi ha mai creduto. Ha vinto la catena migratoria, fatta di regali, tangenti sugli stipendi, ti trovo io l’alloggio, io ti ho fatto avere il posto grazie alle mie conoscenze ecc. Dato che al loro paese il meccanismo era questo, non riuscivano a concepirne uno regolare, alla luce del sole: anche le nomine erano pubbliche.
Non mi soffermo sul sommerso, il lavoro in nero, l’evasione spicciola (è vero che metà delle auto nel Sud non pagano l’assicurazione?), il plurisecolare lamento “lo Stato non ci aiuta”, quando non sono neppure capaci di spendere i fondi della Comunità Europea: di frodarla sì, con i corsi e i braccianti fantasma.
Infine la Regione Sicilia, grande serbatorio di voti pressoché unaninimi alle elezioni politiche, che gode di privilegi insopportabili (stipendi e pensioni folli, estensibili anche ai figli, pletora di personale ovunque, i consiglieri si riuniscono, se va bene, 8 volte all’anno ecc.) pagati dallo Stato.
Avremmo dovuto regalarla agli USA nel 1945.