È cominciato l’anno scolastico.
Ve ne siete accorti?
Ce ne siamo accorti.
Trasmissioni televisive e radiofoniche, quotidiani e settimanali, tutti i media sulla faccia dello stivale propinano consigli agli studenti stressati (3 su 5 soffrirebbero di una sindrome per la paura del ritorno dietro ai banchi), interviste ai genitori in crisi (75% di essi soffrirebbero di una sindrome da abbandono).
A ciò si aggiungono sondaggi a insegnanti che non sanno di che morte morire (in effetti ad anno avviato occupano – quando le occupano – cattedre incerte e volatili come gas nobili).
Bene.
Siamo in Italia, gente!
La cosa più complessa è destreggiarsi all’interno dei meandri della comunicazione e distinguere le difficoltà vere da quelle presunte, comprendere se chi sta gridando al lupo al lupo sia davvero in difficoltà oppure lo faccia per mettere alla prova l’audience.
Insomma, siamo in grado di discernere?
La risposta è: no.
Non siamo in grado di farlo per mille ragioni.
Ritorno all’argomento scuola per raccontare alcune mie difficoltà che – forse – possono estendersi a molti colleghi.
Abbiamo il compito di proteggere i nostri ragazzi; ma anche quello di renderli autonomi.
Abbiamo il compito di farli crescere; ma non troppo in fretta, c’è già il mondo fuori che corre veloce.
Abbiamo il compito di farli vivere in società; ma anche quello di sviluppare le individualità.
Abbiamo il compito di essere distaccati; ma anche quello di ascoltare le loro problematiche.
Mercoledì scorso è giunto l’allerta arancione della Protezione Civile per il giorno successivo (secondo giorno di scuola di questo nuovo anno).
Scuole chiuse con provvedimento di decine di Sindaci.
Giovedì è stata una giornata di festa, cinque minuti di pioggia al mattino intorno alle ore 8, dopodiché sole e spiaggia per tutti.
Abbiamo il compito di salvaguardare i nostri ragazzi; ma anche far apprezzare loro la bellezza di un acquazzone di fine estate, arrivare in classe con mantellina e ombrello inzuppati, ascoltare una noiosa lezione di geografia con l’odore di umidità nell’aria.
Discernere, signori miei. Discernere.
I rischi si corrono comunque, anche restando chiusi in casa quando fuori piove.