Ricordo di Piero (Pierino) Barbarino

Renzo-Pennadi Renzo Penna

 
Essendo, come lui, del quartiere Cristo conosco Piero Barbarino – per tutti solo ‘Pierino’ – da sempre, con il fratello Beppe. Così come ricordo i genitori, la mamma Teresina e il papà Francesco, nella loro casa prossima alla cascina Boida.
Molto conosciuto in città come editore de “Il Piccolo”, ma la sua notorietà, ancor di più, è legata all’essere stato il ‘pasticcere’ per antonomasia di Alessandria, sempre con il fratello, e per la decennale attività di catering, in tutti gli appuntamenti importanti, sia privati che istituzionali e pubblici. Pierino, però, era sentimentalmente legato, soprattutto, al Cristo, al suo quartiere.

Raccontava che durante le ferie, a metà le interrompeva per tornare a verificare se al “Crìst tut a l’era a post”, compreso il “Bar Pasticceria Pierino e Beppe”, situato tra la Soms dei ‘compagni’ e le scuole elementari ‘Zanzi’. L’esercizio dei ‘Pierini’, come si diceva, non era solo un bar e un’ottima pasticceria, dove a primeggiare erano le donne, le mogli di Pierino e di Beppe e le figlie del più giovane Barbarino, ma un punto di incontro del quartiere e non solo, un riferimento di socialità, un luogo dove si doveva, prima o poi, passare. E c’era, inoltre, il retro del negozio, dove potevano accedere solo i molti amici e dove, immancabilmente, si trovava da bere e qualcosa da ‘mettere sotto i denti’.
Come ha ricordato Rita Rossa, Pierino era idealmente un socialista, lo rivendicavaBarbarino e lo era rimasto anche a dispetto della crisi del partito. I suoi riferimenti che campeggiavano su una delle pareti del negozio erano, tra loro, politicamente i più distanti: le foto di Sandro Pertini, quando era venuto in visita da Presidente della Repubblica alla città, e il ritratto di Bettino Craxi.
Chiuso, infine, l’esercizio – una grave perdita per il quartiere, ma che ha permesso ad altri del settore di trovare un po’ di spazio – Pierino aveva conservato, per sé e per gli amici, nel cortile dove abitava, il ‘retrobottega’ del bar. Dove, a qualsiasi ora del giorno, non mancava mai un buon caffè con i biscotti o, come aperitivo, qualche fetta di ottimo salame. Ed è qui che nel mese di dicembre dello scorso anno Pierino mi ha testimoniato il suo ricordo degli anni della guerra e, in particolare, quando bambino vide centinaia di soldati incolonnati, prigionieri dei tedeschi, che, dopo l’8 settembre del 1943 – provenendo dalla caserma delle Casermette – attraversavano mesti il Cristo senza conoscere il loro destino. Quell’immagine di Pierino, rimasta molto viva negli anni, mi ha indotto ad aggiungere un nuovo capitolo al libro dedicato alle ‘Vittime Civili’ della Seconda Guerra mondiale. Pierino, con Beppe, era venuto alla presentazione del libro in Comune il 14 giugno di quest’anno e se ne era andato soddisfatto: “at ai fàc in bel lavù”.

Ciao Pierino, la terra del tuo Cristo, ti accompagni e ti sia lieve.
Il Cristo (AL) 16 settembre 2016