“Le prime stime prevedono un’annata di buona qualità e un aumento delle quantità”. Si potrebbe riassumere così la vendemmia 2016 partita in questi giorni in tutta la provincia di dove si sta ultimando la raccolta di Chardonnay e Pinot Nero e sta iniziando la raccolta di Dolcetto.
Seguirà, rilievi sull’andamento della maturazione permettendo, la vendemmia del Grignolino e, prevista tra l’ultima decade di settembre e la prima di ottobre, le barbere partendo dalle più precoci.
“Auspichiamo in un clima settembrino ancora mite su tutto il nostro territorio alessandrino che detiene una superficie vitata di circa 11 mila ettari e, che nel 2015, ha registrato una produzione in aumento per quanto riguarda l’uva da vino”. Queste le parole del presidente provinciale Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino in questa prima fase della vendemmia 2016.
Un’annata buona, addirittura qualcuno azzarda a dire “da collezione”, grazie all’andamento meteorologico particolarmente favorevole registrato tra primavera ed estate, ottimale per ottenere buoni vini. Infatti, le temperature di agosto hanno portato ad un anticipo nell’accumulo degli zuccheri e favorito la maturazione delle uve adatte per un’ottima annata.
“La raccolta delle uve, quest’anno – ha affermato Roberto Paravidino – è tornata sui tempi normali degli ultimi anni, dopo che nel 2015 i tempi erano stati anticipati di una settimana. Dopo lo stacco dei primi grappoli per le “basi spumante”, in questi giorni ha preso il via la raccolta in quasi tutta la regione per i vini bianchi la cui produzione dovrebbe risultare in aumento mediamente del 5%.
La vendemmia 2016 è però appena iniziata e proseguirà per tutto settembre e ottobre: come sempre molto dipenderà dall’andamento climatico e solo a vendemmia ultimata si potranno avere dati certi su quantità e qualità dei raccolti.
Favorita da temperature estive elevate in tutte le zone di produzione, resa ulteriormente difficile da una prolungata carenza di precipitazioni, la raccolta dei vitigni potrebbe esprimere vini equilibrati, fragranti e strutturati, in grado anche di evolversi nel tempo, ma meno ricchi, per ora, di pigmenti.
Come ogni anno, è difficile tracciare un quadro senza eccezioni o con certezze definitive, tuttavia il clima tra gli addetti ai lavori sembra positivo e, se le condizioni meteorologiche resteranno invariate per il mese appena iniziato, dovremmo assistere ad un esito qualitativo molto interessante.
Con i 650 mila ettari di vigne, dei quali 480 mila Docg, Doc e IGT e le oltre 200 mila aziende vitivinicole, la vendemmia in Italia offre opportunità di lavoro in filiera a 1,3 milioni di persone e genera ogni anno quasi 10 miliardi di fatturato ricavati solo dalla vendita del vino.
Secondo una ricerca di Coldiretti, infatti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano 18 settori di lavoro che vanno dalla trasformazione, alla distribuzione, al commercio, fino a toccare la produzione di bottiglie, tappi di sughero e bicchieri di vetro.
La vendemmia 2016 coinvolgerà 200 mila aziende agricole: secondo le previsioni di Coldiretti la produzione vinicola sarà destinata per oltre il 40% ai 332 vini a denominazione di origine controllata e ai 73 vini Docg. Il 30% sarà destinato ai 118 vini a indicazione geografica tipica e solo il 30% ai vini da tavola. L’esportazione continua a essere un traino per il settore vinicolo italiano. Anche quest’anno, infatti, la metà del fatturato realizzato dal vino sarà ottenuto dalle vendite sul mercato estero e nel primo quadrimestre del 2016 le esportazioni sono aumentate del 2% rispetto allo storico record dello scorso anno.
«Il vino italiano – ha continuato Paravidino – è cresciuto scommettendo sulla sua identità, con una decisa svolta verso la qualità che ha permesso di conquistare primati nel mondo. Oggi 1 bottiglia esportata su 5 è Made in Italy».
Quello della vendita diretta del vino è una tendenza in continuo aumento negli ultimi anni anche come risposta alle richieste dei consumatori di conoscere personalmente il produttore e scoprire le caratteristiche del prodotto che intendono acquistare, andando contemporaneamente alla scoperta del territorio di origine.
In questa fase l’unica incognita è, come sempre, ovviamente la grandine: è questa, infatti, in questo periodo, la più temuta delle avversità per i danni irreversibili che provoca ai grappoli, deprimendone irreversibilmente lo standard qualitativo.