1) “Nuovo ponte sul Bormida”, è il primo colpo d’occhio che leggo sulla locandina de “La Stampa” in edicola il 24 agosto, poi rilevo che è una grande notizia e mi impegno meglio leggendo il proseguo: “ma sarà soltanto per i ciclisti”. Penso ad uno scherzo, poi viene fuori che il Comune partecipa ad un bando con il progetto “Marengo Hub. Da periferia a comunità”, per cogliere l’opportunità di ottenere dal Ministero 18 milioni di euro di investimento sulla riqualificazione urbana delle periferie. E qui mi fermo perché semmai occorrerebbe un secondo ponte sulla Bormida, e tale necessità va messa sotto la luce dei riflettori. L’attuale e unico ponte sulla Bormida è stato inaugurato nel 1915. Da allora oltre la sponda sono nate industrie, si è urbanizzato, si è aumentata la massa veicolare leggera e pesante, il povero e unico ponte non sta facendo poco. Negli anni ho sentito politici ed amministratori dichiarare che serviva un secondo ponte ma non se ne è mai fatto nulla. Nel marzo 2015 si legge sugli organi di informazione locali: “Sì al secondo ponte sul fiume Bormida”. Il capo della Protezione Civile Gabrielli rassicura il sindaco Rossa”. Gabrielli ha aggiunto: “le problematiche idrauliche dell’attuale ponte sulla Bormida, ormai vetusto per il traffico che deve sopportare e per le campate che possono rappresentare un problema in caso di piena significativa”. Andando indietro nel tempo un BUR- Bollettino Ufficiale n. 10 del 9/03/2006 – Deliberazione della Giunta Regionale 7 febbraio 2006, n. 15-2111 – relazione Borioli e Caracciolo, recita: Variante di accesso ad Alessandria lungo la ex SS10 “Padana Inferiore” oggi S.R. 10 “Padana Inferiore” con nuovo ponte sul F. Bormida”. Risultato? Campa cavallo e sono passati dieci anni. Nell’autunno 2014 il ponte è stato chiuso per la piena da maltempo, quell’attraversamento è troppo necessario e non tutti possono permettersi di utilizzare l’autostrada in caso di chiusura. Occorre un secondo ponte robusto ma spartano, con inserita una pista ciclabile, magari progettato dai professionisti di casa nostra e con una campata che consenta il passaggio di una piena. C’è qualcuno in questa città con la vista un po’ più lunga del proprio naso, non propenso a promesse o chiacchiere elettorali che si impegni a realizzare il secondo ponte sulla Bormida???
Voto: 2
2) La casa degli alessandrini, ovvero l’oggi “palazzaccio rosso”, dopo 26 anni dall’ultimo intendimento di rinfrescarne la facciata, necessita di un restyling urgente. La notizia da “La Stampa” del 28/08/2016 con il titolo: “Facciata nuova per il municipio di Alessandria” la ritengo una buona notizia. Alessandria oggi ha bisogmo di tutto e pensare di utilizzare denaro per restituire un po’ di dignità a tale edificio pubblico mi sembra corretto: quella è la nostra “casa”, il biglietto da visita della nostra città ed è giusto occuparci finalmente anche di questo bene pubblico. Il dissesto ci ha tolto moltissimo, anche la “faccia”, e dopo quattro anni di: “signori non c’è un euro”, come per un miracolo adesso gli euri ci sono, e partono i “cantieri elettorali”, come da prassi partono tutti insieme nell’ultimo anno di consiliatura. Nel caso specifico si suppone che alla “casa” degli alessandrini sarà dato un aspetto decoroso. Oltre al restauro della facciata il municipio necessita di molti interventi, ma importante è iniziare: toccherà a chi arriverà dopo impegnarsi nei cinque anni per portare a termine ogni necessità. Evviva i “cantieri elettorali”!!!
Voto: 7
3) A Renato Kovacic. Ad Alessandria “mancano le toilette pubbliche”, e mancassero solo quelle! Sempre da notizia del quotidiano del 28 agosto, si legge dell’ennesima protesta di Renato Kovacic, incatenatosi al cancello sotto i portici del municipio dove era in atto un Consiglio comunale con un cartello: “Il problema è la mancanza di toilette pubbliche in città: ci si può rivolgere a bar e altri locali, ma bisogna pagare una consumazione. Non è giusto. Una volta i vespasiani erano diffusi in centro, poi sono spariti”. Questa protesta di Kovacic la condivido, e non si dovrebbe arrivare ad incatenarsi per portare una richiesta di civiltà in tal senso. Oggi un vespasiano è fuori tempo, per niente igienico e adatto solo al sesso maschile, ma servirebbero moderni bagni pubblici chimici che forniscono un servizio per tutti, compresi i disabili. Nel fare una ricerca ho constatato che le amministrazioni italiane sono indietro rispetto quelle europee e non scrivo una novità. Ho scoperto però che città come Roma, Firenze, Milano e altre meno importanti hanno installato bagni autopulenti. Anche in una città come la nostra i bagni pubblici sarebbero un servizio indispensabile per chiunque si trovi fuori casa: e qui ha ragione Kovacic quando dice che si è costretti ad utilizzare le toilette dei bar, e consumare qualcosa. Quanti caffè o chissà che altro soprattutto le persone di una certa età dovranno consumare per stare un po’ fuori casa? Mancano i soldi per un servizio del genere, ma ho scoperto che ci sono aziende del settore che affittano, oppure tale servizio può essere dato ad un privato che potrebbe offrire servizi ben concepiti, strutturati, curati nell’igiene e controllati. Il servizio ha un minimo costo? Sempre meglio un gettone da 50 centesimi che riempirsi di caffè. Kovacic nell’intervista dichiara che è riuscito a parlare con la sindaca e che gli ha dato ragione, quindi avvicinandoci alle elezioni amministrative chi non ci dice che saranno allargati gli orizzonti con l’intenzione di dotare la città anche di bagni pubblici?
Voto: 8