Apri gli occhi e hai davanti un mondo di cose, percorsi, bivi e scelte.
Questa è la missione dell’uomo.
Ad ogni percorso, bivio e scelta corrisponde un domani.
Quando a scegliere i percorsi siamo noi, semplici cittadini, il domani è di ciascuno.
Quando a scegliere sono i vertici, cittadini scelti, il domani è di tutti.
Il criterio rappresenta la democrazia, laddove esiste la democrazia. Ciò fa comprendere che la democrazia è una forma di governo perfettibile.
All’inizio del Novecento le sfide globali erano rappresentate dall’industrializzazione e dall’impoverimento delle campagne. L’Europa era sorella maggiore delle Americhe; i fratelli minori hanno normalmente più smalto e devono avere l’occasione per dimostrare di essere ugualmente indispensabili.
Dimostrato ciò, incomincia la sfida globale della comunicazione e dei computers.
I continenti asiatico e africano prendono peso; il primo diviene potenza economica, il secondo focalizza l’attenzione per gli innumerevoli focolai di instabilità politica e religiosa. L’Europa abbatte il muro di Berlino e cerca la confederazione.
Oggi la sfida globale è il melting pot mondiale.
Per i prossimi vent’anni la tolleranza degli uomini di buona volontà dovrà fare i conti con i segni evidenti di un disegno dei cittadini scelti.
Lo scrissero già molto tempo fa, in molti.
Jules Verne, Arthur C. Clarke e Philip K. Dick con i loro romanzi profetici disegnarono orizzonti ormai alle porte o già dalla soglia varcata.
Ridley Scott, John Carpenter, i fratelli Cohen e Steven Spielberg (per tacere di Gillliam, Cronenberg e Burton) con i loro film visionari hanno tracciato narrazioni apocalittiche che sono lì, ad un passo.
L’altra sera trovo sotto casa tre ragazze, ospiti certamente del Seminario Vescovile assieme a decine di altri giovani profughi; schiamazzavano divertite aprendo i cassonetti dell’immondizia, cercando nei sacchetti qualcosa (non so cosa) di riutilizzabile e lasciando poi tutto all’aria.
Salgo in casa, accendo la TV e in un programma serale ci sono cittadini di diverse città – settentrionali e meridionali – che imprecano perché gli immigrati superano il numero dei residenti e effettuano scorribande nelle strade e nelle piazze.
Apro il giornale e leggo di amministratori che lamentano emergenze di spazi da gestire per i nuovi arrivi imposti dai prefetti.
Il melting pot mondiale passa per l’integrazione locale.
Ma integrazione vuole dire prima di tutto conoscere e accettare le regole da condividere.
Se mancano gli anelli intermedi le catene restano corte e tendono a spezzarsi. O quantomeno limitano la libertà di movimento.
Se è vero che ci attendono nuove sfide, dateci almeno le armi per poterle affrontare.