1) “Buchi” su “buchi”: Torino come Alessandria? Mannò, la sindaca Chiara Appendino non dichiarerà certo il dissesto per mettere in ginocchio i suoi cittadini ma si sta parando le spalle. L’articolo tratto da La Stampa di mercoledì 24 agosto pag.8: “Torino, buchi nel bilancio. Appendino ingaggia una società di revisione – La sindaca: entrate sovrastimate da Fassino, debiti nascosti. Chiesta una perizia indipendente anche sulle partecipate”. Sempre sul quotidiano il giorno seguente, giovedì 25 agosto, a pag.22 si legge che Piero Fassino alla lettura dell’articolo si è “acceso come uno zolfanello” rispondendo per tale “affronto contabile” alla Appendino: “Appendino va in crisi per 6 milioni? Allora rinunci a governare Torino”. Non cito i link, basta cliccare su Google i titoli per leggerne in contenuti, ma la Appendino sta facendo un percorso corretto. Nell’articolo si legge che tra le varie “sorprese” nei conti si è trovata l’azienda trasporti Gtt, creditrice nei confronti del Comune di 38 milioni di euro, di cui il comune è l’unico azionista, cifra che non risulterebbe nei bilanci della città di Torino: la stessa azienda Gtt ha comunicato che non sarà in grado di garantire il servizio oltre qualche mese. Quindi la sindaca Appendino ha ritenuto necessario richiedere una perizia sui conti del Comune amministrato per ventitré anni da giunte di centrosinistra. Lo fa per mettere luce sul passato e mettersi al riparo da eventuali guai futuri. Fassino nella sua intervista indignato si difende e dice che non ci sono debiti insostenibili, anzi lui li ha ridotti da quando è diventato sindaco. Del resto prima di lui il sindaco sotto la Mole è stato per nove anni Sergio Chiamparino che oggi ahimè guida la Regione, e che ha lasciato Torino in pessime acque. Nel 2014 la CGIA Mestre nella sua relazione cita: “E’ Torino il Comune capoluogo più indebitato d’Italia con una percentuale di debito sulle entrate correnti pari a 252,2.” Fassino ha certamente ridotto il debito, ma Appendino fa bene pararsi il “lato B”. Fra nove mesi noi avremo un nuovo sindaco. Si auspica lo stesso metodo di Appendino: utilizzare prima di parlare di un “eventuale secondo dissesto” una società esterna ed indipendente per avere una realtà contabile da cui partire, niente accordi e “patti di onore” per salvare le facce di questo o di quello, ma carte in tavola per ripartire. Alessandria e gli alessandrini ne hanno diritto.
Voto: 9 (alla Appendino). Alessandria non classificabile.
2) Su “Il Piccolo” di venerdì 19 agosto a pag.7 si legge “La città cambierà volto alla fine di settembre?”. Sorvolo sulla parte che tratta i cantieri e passo alla voce progetti. Si legge che a ottobre si inaugura il Decathlon in zona Astuti laddove sorgeva una cascina alluvionata, e questo lo sapevo già. Apprendo però la notizia che in autunno nel quartiere Europista apriranno due nuovi market all’ingrosso, uno di generi alimentari l’altro di prodotti igiene e salute, che si aggiungono ai vari market di primo prezzo aperti nell’ultimo anno. Nulla da dire, ben vengano tutti e si auspica portino posti di lavoro per i disoccupati “autoctoni” della città, ma oltre ad una presenza massiccia del terziario, sarebbe utile anche qualche presenza in più del secondo settore e il potenziamento del settore primario. Perché il commercio sopravviva e prosperi è necessario che la gente possegga denaro da spendere. Senza reddito da lavoro l’economia non sta in piedi solo sui pensionati, che in molti casi devono condividere anche misere e tartassate pensioni con figli e nipoti. Ad Alessandria è necessaria la presenza di un’industria capace di produrre reddito in modo costante, quindi di sostenere i consumi in modo stabile. A ciò sarebbe utile aggiungere uno sviluppo territoriale in grado di rilanciare l’agricoltura di qualità, le attività artigianali, il patrimonio storico e culturale della nostra città: e pensare anche alle piccole attività commerciali, colpite duramente dalla crisi e dalla recessione che sta subendo l’intero paese. Quindi insieme ai market hanno bisogno di trovare localmente un tessuto economico forte, capace di produrre reddito, quindi consumi. In Alessandria altro settore massiccio sono banche e finanziarie: c’è crisi di reddito quindi l’Italia ha sviluppato una economia del debito, viene finanziata ogni cosa, se poi non si riesce a pagare la vita diventa difficile. A questo proposito cito un link che spiega bene l’economia del debito: “il bar di Rosina”. Chi vincerà la poltrona di sindaco fra pochi mesi dovrà adoperarsi per avviare una nuova fase di reindustrializzazione. Alessandria possiede terreni ed è servita da una invidiabile viabilità autostradale: ma nessuna amministrazione ha saputo finora mettere testa, cuore e gambe per sfruttarne le potenzialità.
Voto: 2
3) A Mario Faré (segretario sezione di Casale Monferrato della Lega Nord) per il suo intervento nella vicenda rave party nel territorio del Parco del Po. Si sono lette tutte le proteste possibili, a partire dai sorveglianti del parco e dai sindaci. Però sono proteste solo dopo tale disastro, che forse si poteva evitare soprattutto in un territorio altamente sensibile e protetto. La lettera protesta di Farè la condivido in toto perché è l’unica il cui contenuto ritengo di buonsenso: potete leggerla qui. Sull’argomento sono andata a curiosare e ho scoperto che in molte località italiane, alla prima avvisaglia di organizzazioni non autorizzate sul proprio territorio le Istituzioni preposte Prefettura, Questura, Comune hanno bloccato le aree scelte, e in certe situazioni hanno fatto arresti. In Francia dal 2002 una legge vieta severamente le “feste clandestine” riferito ai rave party, da noi lasciamo correre sempre tutto, la classe politica nazionale si dimostra assente. Nel nostro caso nessuno si è preso minimamente a cuore la questione sul nascere, appena visto l’arrivo di individui che piazzavano gli strumenti atti per una festa non autorizzata. Molti sono i problemi creati di ordine pubblico in tutta la zona: i costi delle forze dell’ordine impegnati per vigilare ma obbligatoriamente a distanza anche se alcool, droga, sesso anche indotto dagli effetti dello sballo e alta musica. Assenza di servizi igienici, grave impatto ambientale in zone private o protette come importanti parchi e ora i costi della comunità per la bonifica della zona. Ma nessun intervento e costo servirà a rasserenare le specie animali che vivono nel parco abitualmente tanto “protetto”. I nostri parlamentari non sentono la necessità di formulare la richiesta di una normativa come in Francia? Forse no!
Voto: 9