La città che non c’è più [Il Flessibile]

caruso4di Dario B. Caruso.

Ieri abbiamo passeggiato per le strade della nostra città, io e mia moglie.
È un rito che si celebra spesso nei centri storici soprattutto il sabato pomeriggio, il cosiddetto passeggio o struscio o vasca o altro per definire quel bighellonare che non ha uno scopo preciso, serve solamente a non pensare, incontrare per caso un conoscente, cercare dentro e fuori un motivo di discussione.

Il camminare senza fretta sta divenendo quasi una specialità. Certo lo slow foot ha un senso se lo pratichi in montagna ma ne acquista uno nuovo sui lastricati cittadini e sotto i portici.
Vedi i dettagli dei volti che ti si fanno incontro e senti gli odori dei diversi angoli di strada.

citta_flexDa bambino si andava una volta a settimana ed era una festa.
La città era affollata e ricca di colori.
C’era l’angolo col profumo di farinata; un tipo davanti al forno teneva in mano uno straccio di rete che maneggiava con la perizia di un antico samurai con la sua katana. C’era la latteria che produceva i migliori frappé della galassia; un uomo vestito in bianco come il latte roteava contenitori in acciaio come un esperto giocoliere, poi li serviva al tavolo in un effluvio di aromi naturali.
C’era il negozio di giocattoli da cui fuoriusciva un profumo misto di carta e colla e non so cos’altro; la vetrina era solo una piccola parte del mondo che attendeva all’interno.
Probabilmente è vero che a un metro e dieci da terra vedi con un ottica angolare maggiore, ascolti con un raggio più ampio, annusi con un’attenzione di gran lunga superiore.

Ieri abbiamo passeggiato.
La città era semivuota.
Molti bambini piangono, in braccio o sulle carrozzine; pochi quelli che scorrazzano mano nella mano di un papà con gli occhi di bambino.
Non è più per tutti quella voglia di correre per poi cadere e sbucciarsi le ginocchia o il palmo delle mani.
Molti cani di tutte le taglie strisciano stancamente cercando una colonna; non appena trovata, guardano il padrone che accondiscende all’alzare di zampa. E lì un irrigante e gioioso zampillo decora ulteriormente la base della colonna che non possiede da tempo un colore uniforme, anzi stratifica le diverse acidità delle urine secondo linee e tonalità.
Il negozio della farinata è chiuso per cambio gestione. Sarà rinnovato.
La latteria è sempre lì anche se i frappé non profumano come una volta.
Il negozio di giocattoli ha una vetrina strapiena di cose ma i bambini passano distratti col naso sul videogame.
A un metro e ottanta da terra le cose sono diverse. O forse è solo il tempo che passa.

Dedico queste poche righe a paesi e città che non ci sono più.
A volte il ricordo ci aiuta.
Anche se non basta.