Secretary [oltreilciak]

Muda Serenadi Serena Muda

 

“…Forse è perchè a volte il dolore interiore deve venire in superficie, e quando vede le prove del dolore interiore, finalmente sa di essere veramente viva…”
E.T Grey

Lee Holloway è una giovane dall’animo tormentato, sensibile ed introversa, appena ritornata a casa dopo un ricovero in una clinica psichiatrica, a causa di sue pratiche autolesionistiche. Decisa a cambiare vita, si iscrive ad un corso di dattilografia, che supera a pieni voti. Motivata a cercare un impiego, inizia a valutare diverse proposte lavorative, ed infine si presenta nello studio dell’avvocato Edward Grey, che restando impressionato dai suoi modi educati e genuini, la assume.

L’uomo, dall’atteggiamento che alterna una gentilizza quasi paterna ad fare rigido e Secretary 3  sgarbato, attira l’attenzione della ragazza, decisamente affascinata dalla situazione. Sarà l’inizio di un particolare rapporto fra i due, sentito e cerebrale, un brivido nella vita della Hollowey, che crede di aver finalmente trovato ciò che cerca, sentendosi da sempre diversa dalla massa per gusti e abitudini.

Forse non sarà la storia d’amore che tutti noi immaginiamo, ed è anche per questo che “Secretary” dovrebbe essere visto. Pensiamo, per un momento, a quelle fantasie erotiche che teniamo solo per noi, timorosi di metterle in pratica in quanto da molti ritenute scomode, gli stessi che vorrebbero stabilire delle regole precise persino sulla sensualità ed il piacere fra adulti consenzienti.

Secretary 1Cosa succederebbe se invece decidessimo di viverle senza remore, consci del nostro volere e incuranti della morale comune? Forse la pellicola vuole in parte rispondere a questo quesito. Uscito nelle sale cinematografiche nel 2002 e tratto da un racconto breve della serie “bad behavoir” di Mary Gaitskill, il film di Steven Shaiberg vuole raccontare il mondo del bdsm, sicuramente oggetto di curiosità e pettegolezzi, spesso collegato solo a pratiche estreme, che vantano diversi estimatori.

Il regista presenta la storia di una donna alla ricerca di se stessa, consapevole di avere tendenze non facili da capire, ma nonostante tutto decisa a non negare la propria essenza. Lee non è un soggetto passivo che pensa di non avere diritti, nè una giovane vittima di soprusi che non riesce a trovare una soluzione diversa dal subire. E non rappresenta nemmeno la persona cresciuta in un contesto di povertà e disagio che non sogna nemmeno più un’esistenza indipendente, rassegnata ad un futuro di violenze e stenti.

Al contrario, la protogonista è una donna che proviene da una famiglia benestante seppur problematica, che può contare sulle cure di una madre forse assillante ma sicuramente ben predisposta nei suoi confronti, e che potrebbe tranquillamente condurre una vita normale, scelta che non vuole fare in quanto nella pacatezza di alcuni rapporti non vede una risposta ai suoi desideri più intimi.

James Spader ha tutte le carte in regola per rappresentare l’uomo apparentementeSecretary 2 di successo, in realtà preda di frustrazioni e passioni, che non esita a sfogare sui suoi sottoposti con mal celato sadismo. Diviso fra la volontà di separare la sua figura di avvocato con quella dell’essere umano, si spinge sempre più oltre alle sue fantasie, dovendo poi decidere se dare o meno un valore più alto a quello che inizialmente gli sembra un gioco sfizioso ed invitante. Maggie Gillehantal sfoggia una sensualità tutta sua, fatta di sguardi maliziosi ed incerti, interessante anche con le calze di lana fino al ginocchio ed il maglioncino sfatto, quasi a voler coprire la sua vera identità di donna in modo anonimo e castigato.

Il film non può non ricordare il celebre romanzo “Cinquanta sfumature di grigio”, discusso caso letterario del 2011 in cui peraltro il protagonista ha lo stesso cognome dell’avvocato, ovvero Grey. Intrigante e dai toni erotici, ecco un nastro da guardare senza pregiudizi, per sfatare il mito delle passioni romantiche vissute guancia a guancia, puntando gli occhi all’orizzonte. Scena dopo scena, ci si fa coinvolgere nelle emozioni forti di un intesa colma di complicità e trasporto, dove formalismi e tiepidi affetti sono banditi, per far spazio a ciò che si ritiene sinceramente fonte di piacere. Un enfasi sincera e profonda quella fra i due protagonisti, troppo intenti a godere i momenti significativi trascorsi assieme, per preoccuparsi dell’etichetta da attribuire a ciò che c’è fra loro, persi in attimi dove uniscono il piacere dello scoprirsi a quello del fare realmente ciò che desiderano senza paura del giudizio.