“Io so cos’ha fatto. E non mollo. Finchè non mi sarà dato quello che mi è dovuto”
John Schoother
Mort Rainey, affermato scrittore di racconti horror, scopre il tradimento della moglie Amy, fatto che lo sconvolge non poco. A peggiorare la situazione arriva la decisione della consorte di lasciarlo definitivamente per il nuovo compagno Ted.
Dopo sei mesi, l’uomo è ancora particolarmente provato dall’accaduto, e vive da solo in una casa sperduta, situata fra i boschi ed un lago, forse nella speranza che l’ambiente tranquillo ed isolato gli regali un po’ di pace, cosa che sembra non avvenire soprattutto perché frequentava il posto anche quando era in coppia con la sua ex compagna. Turbato ed inquieto, passa le giornate a dormire, o seduto davanti alla scrivania, fumando sigarette e cimentandosi con pigrizia nella stesura del suo nuovo romanzo, anche se l’ispirazione sembra venirgli meno.
Un giorno si presenta alla sua porta John Schooter, un uomo che afferma di venire dal Missisipi, individuo dall’idioma lento e dai modi sinuosi, che accusa con fermezza lo scrittore di plagio. Secondo il misterioso signore infatti, un racconto pubblicato da Mort diversi anni prima in una rivista ed intitolato “La finestra segreta”, sarebbe in realtà scritto da lui. L’episodio inizialmente non pare scuotere più di tanto Rainey, convinto di essere dalla parte della ragione e preso dalle sue vicende personali, ma pian piano il fastidioso individuo minaccia la sua vita in maniera sempre più incalzante.
Peraltro, dopo aver consultato una copia del manoscritto di Shooter, che quest’ultimo gli ha consegnato per provare la sua tesi, Rainey si rende conto che effettivamente i due testi sono identici tranne che per il finale. Ormai angosciato dalla situazione che diventa sempre più ambigua, ed esasperato dalle minacce continue, l’autore sceglierà di andare fino in fondo alla faccenda, deciso fermamente a scoprire cosa voglia davvero il suo perseguitatore.
Un buon thriller del 2004 che si guarda volentieri, con un ottimo cast ed una trama coinvolgente. Basato sul racconto di Sthephen King “Finestra segreta, giardino segreto” e diretto da David Koepp, la storia risulta particolarmente scorrevole anche grazie all’impeccabile fotografia di Fred Murphy, con cui viene riprodotto in maniera efficace l’ambiente in cui vive lo scrittore, una rustica tenuta fuorimano, in cui sembra che l’uomo voglia nascondersi dal mondo esterno che ritiene solo fonte di guai e insidie. Gli imponenti laghi del Canada in cui sono state girate gran parte delle riprese, ben si prestano come scenario apparentemente tranquillo che di colpo può apparire cupo e tetro, specie se si ha la sensazione che fra quelle distese cristalline e quella natura fitta si nasconda un nemico pronto a colpire.
Johnny Deep si dimostra all’altezza del ruolo, capace di far sì che la sua bellezza venga messa in secondo piano, offuscata dalla bravura con cui interpreta Morty, uomo solitario dall’esistenza ormai spenta, distrutto da un tradimento che continua a rivivere ogni notte in sogno, e forse ancora legato ad una moglie bellissima che ormai ha una vita con un altro uomo. Costretto suo malgrado a fare i conti con una realtà che non riesce a comprendere totalmente ma che percepisce come potenzialmente dannosa, dovrà sforzarsi non poco per capire cosa si nasconda veramente dietro al suo nemico.
John Torturro interpreta John Schooter, sgradevole presenza che appare a suo piacimento nella vita dello scrittore, con lo scopo di renderla inquieta, obiettivo peraltro facilitato dalle già precarie condizioni psicofisiche dell’uomo, scosso da un passato che non accetta. L’attore appare assolutamente confacente per il ruolo, con quel fare calmo ed incisivo che turba più di un qualsiasi gesto violento, e risulta inoltre dotato di buona espressività che usa con maestria, dando ulteriore credibilità al personaggio. La storia inizialmente appare come l’incubo di molti scrittori proiettato su pellicola, ovvero ritrovarsi, un giorno, a fare i conti con un tizio venuto da chissà dove che reclama con fare minaccioso la paternità di un’opera.
Ma in “Secret Window” c’è molto di più, vi è la conferma chiara e nitida di come non sempre si riesca a percepire con chiarezza ciò di cui bisognerebbe realmente avere paura, con esiti spesso non da poco.