Per portarsi avanti, sul suo profilo facebook ha già pubblicato, oltre al logo del movimento Cambiamo Alessandria, anche una sua foto ‘da sindaco’, sorridente dietro una scrivania presidenziale. Vincenzo Costantino è (a parte la ricandidatura di Rita Rossa, ormai pressoché scontata) il primo candidato ufficiale alla guida di Palazzo Rosso nel 2017. Perché scendere in campo quasi un anno prima, e per di più con un programma decisamente dettagliato (“sono le mie dieci idee per rilanciare Alessandria, frutto in realtà di tutto il nostro team di lavoro”), che qualcuno potrebbe avere la tentazione di copiargli? E chi è Vincenzo Costantino? Lo abbiamo incontrato, alla scadenza del suo turno di lavoro come infermiere della Asl, per tracciare un identikit ‘a tutto tondo’ di questo cinquantenne innamorato di Alessandria, e della politica.
Vincenzo Costantino, lei è il primo candidato sindaco ufficiale per Alessandria 2017: chissà se arriveremo anche stavolta a 17-18 aspiranti…
(si fa una bella risata, ndr) Spero proprio di no, anzi mi riservo di ritirami per tempo, lo dico fin d’ora, se comparisse all’orizzonte una candidatura di forte spessore civico, capace di offrire alla città un’alternativa che vada oltre il tradizionale centro sinistra, e centro destra. Hanno entrambi già più volte fallito: perché mai gli alessandrini dovrebbero ancora votarli?
Infatti qualcuno, anche qui fra i lettori di CorriereAl, le ha già chiesto: “perché non vai con i 5 Stelle?”
Nessuna preclusione, anzi spero di incontrarli presto, per un confronto. Così come stiamo dialogando con altri: Cambiamo Alessandria è un progetto nato sui social, per iniziativa di un gruppo di alessandrini insoddisfatti per questo andazzo: ma intendiamo l’impegno politico come servizio, non certo come carriera.
Lei però Costantino non è certamente un ‘corpo estraneo’ rispetto alla politica, e alla sinistra alessandrina in particolare: ci tracci un rapido auto-identikit di presentazione…
Ho cinquant’anni tondi tondi, sono nato e ho sempre vissuto ad Alessandria, diplomandomi perito per poi operare però professionalmente, da sempre, nel settore socio assistenziale, che mi appassiona. Vivo al Cristo dall’età di 13 anni, arrivato dalla Pista.
Primo impegno politico?
Nel Pci, a poco più di vent’anni, per tradizione di famiglia. Mio padre era un militante comunista vero, ci credeva: temo che nell’Italia di oggi si sentirebbe smarrito, e non si riconoscerebbe in quasi niente. Al Cristo faceva il barbiere, lo conoscevano tutti. E poco dopo la sua morte, nel 1990, mi iscrissi alla sezione Ceriana, vicino a casa, ed entrai come rappresentante del Pci in circoscrizione: ad occuparmi in particolare di temi socio assistenziali. Le circoscrizioni sono state una grande palestra per tanti amministratori, e una risorsa per i cittadini: e al Cristo c’era Walter Rivera, ex partigiano e grande figura, benvoluto da tutti al di là dell’appartenenza politica.
La sua militanza a sinistra fino a quando è continuata?
Sono rimasto iscritto al Pds e poi ai Ds, pur con crescente malessere e disaccordo, fino al 2006: quell’anno non ho condiviso la fusione ‘a freddo’ tra Ds e Margherita, o meglio tra quel che restava del Pci e della Dc. Il Partito Democratico insomma non mi ha mai convinto, dall’inizio, e all’età di quarant’anni ho ritenuto, insieme ad un gruppo di amici, del Cristo e non solo, di intraprendere un percorso civico.
Nasce così Crescere Insieme: chi c’era con lei a dar vita a quell’esperienza?
Tante persone, ne cito alcuni ma non me ne vogliano gli altri: Giovanni Rattazzo che sarò poi nostro candidato sindaco nel 2012, Marco Mantelli, Doriana Pesce, l’imprenditore Buratto, Nello Pelluso. Sono tutti amici, ma Nello di quel gruppo iniziale è l’unico che mi supporta (e mi sopporta!) anche nel percorso di oggi, con Cambiamo Alessandria.
Crescere Insieme però, nel 2012, non fece un grande risultato Costantino, sia sincero…
Assolutamente vero: ma prima di allora ci fu anche l’esperienza alle provinciali del 2009, in cui fornimmo il nostro contributo alla rielezione di Paolo Filippi, per poi essere subito dopo ‘scaricati’ senza neanche un grazie. Tanto ci bastò per capire la logica del Pd, e decidemmo nel 2012 di correre da soli, organizzando anche eventi molto importanti, come il convegno a cui parteciparono l’allora consigliere regionale Turigliatto, e il giudice Giancarlo Caselli. Quelle del 2012 furono, in tanti lo ricordiamo, elezioni particolari, caratterizzate da un numero record di candidati civici: ci penalizzammo a vicenda, e poi arrivò anche ad Alessandria il ciclone Grillo, con quella serata memorabile in piazza Marconi. Li fu chiaro chi avrebbe catalizzato il malcontento.
Oggi Crescere Insieme si è sciolta?
No, esiste ancora come associazione culturale, e abbiamo anche una sede al Cristo, in via Buonarroti. Siamo molto attivi, organizziamo incontri culturali, formativi, sportivi. Ospitiamo anche altre realtà, come il Vespa Club. Insomma Crescere c’è ancora. Ma nel frattempo è nato il gruppo di Cambiamo Alessandria, per iniziativa di una decina di fondatori: e ora su facebook siamo già più di mille.
Parliamo del Cristo, Costantino: casa sua, da sempre. Come si vive oggi lì? Cosa rimane del ricordo del quartiere ‘ghetto’ degli anni Sessanta e Settanta?
Le cose sono molto migliorate da allora: il Cristo di quanto eravamo ragazzini noi era un concentrato di persone assolutamente spesso perbene, ma anche portatrici di forte disagio, e povertà. Ovviamente la scelta urbanistica dell’epoca di concentrarli tutti in uno stesso quartiere creò una situazione complicata. Anche se personalmente ho ricordo anche molto belli, ‘eroici’, di quando si mettevano in piedi iniziative davvero ‘dal basso’, a forte valenza sociale: come il campo sportivo dove oggi sorge il Centro Grigio: all’epoca un avamposto dove offrire davvero un punto di incontro e di svago ai tanti ragazzi che altrimenti non avrebbero saputo che fare. Dagli anni Ottanta è cominciata la trasformazione del Cristo, in positivo. Tanto che oggi siamo probabilmente, insieme agli Orti e a qualche sobborgo (non tutti) una delle zone di Alessandria dove si vive meglio.
Alessandria, invece oggi come la vede Costantino? I quattro anni di amministrazione Rossa sono proprio tutti da buttare?
Alessandria oggi è allo sbando: una città senza più identità, ripiegata su se stessa. Non credo sia tutta colpa di questa amministrazione, sia chiaro: la crisi c’è ovunque, certi problemi legati alla mancanza di lavoro, e alla scarsa sicurezza, anche. Ma francamente il centro sinistra alessandrino, alla guida della città, ha mostrato di essere poca cosa: zero idee, zero progetti, pura gestione del declino quotidiano. Serve una scossa, oggi davvero mal messi.
Lei ha cinquant’anni: sinceramente, il sindaco migliore tra quelli che ha visto all’opera?
Non ho dubbi, Mirabelli. Avevano, lui e chi lo supportava all’epoca, un’idea di città, progetti, voglia e capacità di fare cose. Lo so, erano anni in cui c’erano più risorse per tutti, l’Italia cresceva: e ricordo anche bene che c’era chi rubava, come poi Tangentopoli dimostrò ampiamente, ma come sapevamo tutti da tempo. Però appunto percepivi che c’era una visione. Anche la Calvo ha dimostrato di essere donna capace, gestendo bene un evento drammatico come l’alluvione. Un suo limite però fu proprio che, con il mare di denaro che lo Stato diede ad Alessandria negli anni successivi al 1994, lei in fondo volò basso, si limitò a ricostruire l’esistente, mentre forse si poteva osare di più vent’anni fa, in termini di sviluppo.
E oggi?
Oggi è davvero difficile per tutti, non lo scopro io. Però vorrei anche che qualcuno parlasse concretamente di cose da fare, oltre a lamentarsi. Ci provo io: la Cittadella sta andando a pezzi, nonostante gli slogan sulle risorse in arrivo: perché non farci un campus universitario e di ricerca davvero innovativo, di valore europeo? La Valfré: mettiamoci dentro tutta una serie di servizi, e non limitiamoci a farci la festa della birra, o del PD. E poi la logistica: ma possibile che qui ci si metta vent’anni a costruire un ponte, che comunque non cambierà assolutamente nulla per gli alessandrini, e ci sia lasciati scappare, all’epoca della Scagni e poi di Fabbio, l’occasione di diventare la piattaforma delle merci di tutto il nord ovest? E poi la sicurezza: quei giardini della stazione in mano allo spaccio, nel degrado assoluto, sono uno strazio. Anche se non credo assolutamente alla retorica dei migranti tutti delinquenti: certi, devi gestirli. Se li fai venire qui, e poi non dai loro una prospettiva, come finisce lo immaginiamo tutti. Infine, i ragazzi: tutti a dire che possono solo andarsene, emigrare. Perché invece non pensiamo a creare le condizioni perché possano rimanere? A partire da un Parco della fantasia e delle idee (qualcosa di simile esiste già ad Omegna, ad esempio), in cui ragazzi e ragazze possano divertirsi, ma anche sviluppare idee e progetti, e provare a cercare finanziamenti per realizzarli.
Costantino, lei è un ‘civico’, ma sotto sotto la sua anima di sinistra non èmorta: per chi ha votato alle politiche del 2013?
Certamente i miei valori sono quelli, ma il punto è che è il centro sinistra, in Italia, ad averli traditi. E chi sostiene Cambiamo Alessandria non è di sinistra, o di destra: ha solo a cuore questa città, e vuole dare una mano per farla ripartire. Nel 2013 mia moglie ed io abbiamo chiesto e ottenuto che il presidente di seggio verbalizzasse che non intendevamo votare, perché nessun partito ci rappresentava. Per questo nel 2017 noi alessandrini delusi dai partiti proveremo a rappresentarci da soli.
Ettore Grassano