Cicciottella e della favela [Lettera 32]

Giuliano Beppedi Beppe Giuliano

 

Molta polemica ha suscitato, anche giustamente, il titolo più che infelice di un giornale che ha definito “cicciotelle” le nostre tre ragazze del tiro con l’arco, oltretutto sfortunate quarte (il peggior piazzamento in assoluto di una gara olimpica).È finita con il licenziamento del direttore del giornale, a furor di social. Io, devo dire, mi ritrovo abbastanza in quello che ne ha scritto Luca Bottura (uno bravo davvero) perché é pur vero che “Siamo in grado, noi, di scagliare la prima pietra? Rispondo per me: io no.”

È pur vero che “quel titolo non è un bel titolo. È maschilista. È figlio di una cultura anni Cinquanta che alberga in molte redazioni” (e non solo, aggiungo).

Però, e non per praticare il benaltrismo, a me dà ancora più fastidio il fatto che tutti i nostri giornali (parlo di quelli considerati importanti) nel dare la notizia del primo oro del Brasile, quello vinto dalla judoka Rafaela Silva, tutti, sempre, nel titolo parlino di “favela”.
Rafaela Silva è cresciuta a Cidade de Deus.

Quartiere espansione della zona a nord ovest di Rio è effettivamente Rafaelanoto per la povertà e la violenza. Ci hanno girato un film nominato all’Oscar, e dieci anni dopo un documentario, l’ha visitato Barack nel 2011 e lì ha assistito a un incontro di judo, perché spesso nei quartieri difficili lo sport permette la salvezza e il riscatto delle ragazze e dei ragazzi che lì crescono.

Come Rafaela, appunto.
Però.
Però a me proprio non va giù che i nostri giornali, parlo di quelli importanti, nel raccontare il suo oro, insistano sulla “favela”. Mi sono fatto un giro su twitter e, purtroppo, lo facciamo solo noi. Certo, tutti i giornali del mondo raccontano che Rafaela viene da Cidade de Deus. Ma si concentrano in particolare sul razzismo che ha dovuto affrontare, quando gareggiò a Londra. Parecchi raccontano della sua passione per il “junk food” (che lei non nasconde neppure sul suo account instagram, che merita una visita perché le fotografie illustrano bene il grande sogno che questa ragazza ha coronato vincendo il primo oro per la sua nazione a casa sua, e la vita che intanto ha fatto e fa).

FavelaSolo i nostri giornali, come fosse una reazione pavloviana (e ho paura lo sia) sembrano obbligati – tutti! – a scrivere quel titolo lì, con “Rafaela” e “favela”.

Io spero che Clemente Russo vinca l’oro nel pugilato, tra pochi giorni. Non vorrei leggere, se fosse, titoli che parlano del pugile che viene “dalle terre della camorra”.

Se li faranno i giornali stranieri giustamente ci arrabbieremo.

Anche se mi sa che non succederà. Il “giornalismo ambientale”, come lo definisce Bottura, è tutto italiano; è tutto italiano quel nostro dovere esagerare nella speranza di recuperare lettori che (come i capelli della canzone degli Elii) “sono andati via e non torneranno mai”.