Dal prossimo anno scolastico, gli insegnanti che saranno titolari solo sugli ambiti territoriali e non sulle scuole saranno assegnati agli istituti sulla base di competenze ed esperienze.
L’anzianità di servizio e i diritti acquisiti spariranno. Questo cambiamento interesserà anche i docenti della nostra provincia, in quale misura ancora non è dato saperlo, dal momento che, a trasferimenti in corso, il Miur ha pensato bene di riaprire gli organici, per consentire a tutti i neo assunti di trovare un posto disponibile (che viceversa non ci sarebbe stato), cambiando la disponibilità delle classi di concorso.
Con i toni trionfalistici che contraddistinguono il governo in carica, il Miur ha emanato venerdi scorso 15 luglio un roboante comunicato-stampa sulla novità della chiamata diretta degli insegnanti ad opera dei dirigenti scolastici, dal prossimo primo settembre. Secondo la ministra Giannini, finalmente gli insegnanti saranno scelti non più in base alla loro anzianità di servizio, ma in base alle loro competenze, rapportate al piano triennale dell’offerta formativa dei singoli istituti (il cosiddetto Ptof).
Facciamo un po’ di chiarezza. Qui siamo in presenza di un atto unilaterale dell’amministrazione , poiché la scorsa settimana tutti i tentativi di negoziazione con le organizzazioni sindacali sono falliti. E perché sono falliti?
Perché le forze rappresentative delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola avevano chiesto di stabilire dei criteri oggettivi e trasparenti, per impedire da un lato che l’assegnazione dei docenti alle scuole fosse lasciata alla più ampia discrezionalità dei dirigenti, dall’altro per tutelare gli stessi dirigenti, evitando loro di esporsi ad una molteplicità di ricorsi da parte degli insegnanti che si ritenessero defraudati dei loro diritti.
La legge 107, nel suo tentativo di dare una svolta privatistica alla scuola statale, (insegnanti assunti dallo Stato ma incaricati triennalmente dai dirigenti presso una scuola, previa presentazione di un curriculum professionale) mostra la corda già dalla partenza: la giostra dei trasferimenti e’ in moto; i piani dell’offerta formativa sono snaturati dalla presenza delle classi di concorso in esubero, che condizionano le assunzioni (alla mia scuola servirebbero due insegnanti della classe di concorso X ma devo impiegare due docenti ella classe di concorso Y, perché in quella disciplina ci sono le graduatorie più affollate); l’organico potenziato si sta rivelando una grossa bufala, poiché gli insegnanti in più promessi alle scuole saranno riassorbiti nel giro al massimo di due anni, per fare fronte ai perdenti posto…
E si potrebbe continuare ancora, ricordando che l’anzianita’ di servizio e’ prevista come elemento qualificante in tutti gli Stati europei, e che non basta la frequenza di un master universitario per fare di un laureato un insegnante professionista.
L’ineffabile duo Giannini–Faraone sproloquia di “qualità”. Ma di cosa stanno parlando? La scuola italiana, da anni è priva di piani di aggiornamento e formazione, il contratto è bloccato ormai da sette anni e con esso gli aumenti stipendiali del personale. Tutto ciò a fronte di carichi di lavoro aumentati, perché le classi si riducono ma aumenta il numero degli alunni. E sarebbe questa la qualità?
A proposito: noi sindacati siamo già stati accusati sui social media di esporre i docenti alla merce’ delle agenzie formative che rilasciano, a suon di soldoni, gli attestati di specializzazione più disparati.
Ebbene, se questo, come prevedibile, accadrà , lo si dovrà al Ministero e non ai sindacati, che da parte loro continueranno nella loro opera di vigilanza e di denuncia, nella speranza di poter riprendere il dialogo interrotto.
Serena Morando FLC CGIL
Carlo Cervi CISL SCUOLA
Giovanni Guglielmi UIL SCUOLA
Maria Grazia Bodellini SNALS
Daniela Bulzomì GILDA-UNAMS