Dovrebbe esistere sempre.
Laddove è presente un’organizzazione, anche semplice, diventa indispensabile.
Tra l’altro il piano B è più concreto del piano A, perché ne è previsto l’utilizzo in caso di emergenza quindi deve avere un’unica caratteristica: essere immediato nell’esecuzione.
Il piano B è l’inizio di un progetto, piccolo o grande che sia.
Estate.
Pianura.
Ferrovia.
Semaforo verde.
Corsa.
Schianto.
Morire per errore.
Invece il mondo virtuale ha preso il sopravvento, non abbiamo più la percezione del reale.
Anche i film e le serie TV ci portano all’inganno.
Nei vecchi film western quando qualcuno moriva, buono o cattivo che fosse, si sentiva il puzzo di polvere da sparo e di sangue, lo percepivi pur nelle immagini allusive.
Oggi siamo profumati di smartphone e applicazioni, le cose che ci fanno vedere sanno di buono pur nella tragedia.
Il nostro piano B è il nulla, sperare che tutto vada come in un videogioco. Tanto via una vita ne arriva un’altra, coscienti dell’errore commesso in precedenza e quindi in grado di prevederlo. Fino però alla successiva difficoltà.
Sopperiamo all’idea che il tempo ci sfugge pensando che l’alta velocità ci aiuti a fermarlo.
Mentre invece imploderemo di inerzia.
Siamo divenuti esseri bulimici di burocrazia e poveri di spirito, incapaci di far correre i bambini in cortile per paura che si sbuccino le ginocchia, arroganti nel mandarli allo sbando per futili obiettivi.
Dovrebbe esistere sempre.
Non lo contempliamo da troppo tempo.
Il piano B sarà la nostra fine.
Dobbiamo lasciarci andare?