Dal grano alla pane i prezzi aumentano del 1450%, con il grano che è oggi pagato come trenta anni fa su livelli al di sotto dei costi di produzione attuali. Attualmente in provincia di Alessandria sono coltivati circa 33.000 ettari con una resa media di cinquanta quintali per ettaro per una produzione annua pari a circa 1.800.000 quintali.
Ogni quintale è pagato 14 euro il che vuol dire circa 14 centesimi al chilo per il grano tenero che viene usato per fare il pane: paragonando quello che sarà poi il prezzo finale al dettaglio ci accorgiamo da soli di quanto oggi si allarga la forbice dal campo alla tavola!
Ecco perché il mondo agricolo non è il responsabile degli incrementi dei prezzi di pane e pasta, ma la vittima di speculazioni economiche.
“E’ assurdo pensare che l’Italia importi circa 4,8 milioni di tonnellate di frumento tenero che coprono circa la metà del fabbisogno per la produzione di pane e biscotti mentre 2 milioni di tonnellate di grano duro arrivano in un anno in Italia per coprire oltre il 30% del fabbisogno per la pasta. – afferma il presidente provinciale Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino – In altre parole è fatto con grano importato dall’estero un pacco di pasta su tre e circa la metà del pane in vendita in Italia. Si tratta del risultato delle scelte poco lungimiranti fatte nel tempo dall’industria italiana che ha preferito fare acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da “spacciare” come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato”.
Nel 2015 sono più che quadruplicati gli arrivi di grano dall’Ucraina per un totale di oltre 600 milioni di chili e praticamente raddoppiati quelli dalla Turchia per un totale di circa 50 milioni di chili.
Un comportamento – precisa la Coldiretti – reso possibile dai ritardi nella legislazione comunitaria e nazionale che non obbliga ad indicare la provenienza del grano utilizzato in etichetta. E’ fatto con grano straniero un pacco di pasta su tre e circa la metà del pane in vendita in Italia ma i consumatori – denuncia la Coldiretti – non lo possono sapere perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta.
I prezzi del grano duro in Italia nel 2016 – sottolinea la Coldiretti – sono crollati del 31 per cento rispetto allo scorso su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia. In pericolo – precisa la Coldiretti – non c’è solo la produzione di grano ed il futuro di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di circa ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy.
“Coldiretti crede molto nel progetto di valorizzazione del grano alessandrino – afferma il direttore della Coldiretti di Alessandria Leandro Grazioli – anche se sappiamo che l’ultima parola, come sempre, l’avrà il mercato: saprà dirci se saremo stati in grado di realizzare produzioni standard e masse critiche interessanti in grado di premiare le produzioni. Si è lavorato tenendo ben presente questo obiettivo durante il primo anno e si continuerà su questa strada per i prossimi. Non bisogna dimenticare che le corrette pratiche agronomiche e le giuste scelte imprenditoriali potranno contribuire a spezzare il pericoloso circolo vizioso nel quale la cerealicoltura provinciale rischierebbe altrimenti di cadere”.