Un borghese piccolo piccolo [oltreilciak]

Muda Serenadi Serena Muda

 

“La libertà è una bella cosa peccato che ce ne sia troppa”

 
Giovanni Vivaldi è un uomo vicino alla pensione che ormai non ha più particolari aspettative nei confronti della vita, animato unicamente dalla volontà di aiutare il figlio Mario, neo diplomato ragioniere non eccessivamente acuto, per cui il padre sogna un posto sicuro nell’ufficio del ministero dove anche lui stesso lavora da anni.

A far da cornice alla storia, una Roma dipinta in modo grigio e spento, un po’ come l’ufficio dove l’uomo ha lasciato tutti i suoi sogni, per diventare un impiegato che va avanti stando attento a non pestare i piedi alle persone sbagliate e permettendo a quelle giuste di calpestarlo quanto basta. Insieme alla moglie Amalia, condivide grandi aspettative per quell’unico figlio, arrivando ad umiliarsi palesemente anche davanti al suo capo, peraltro uomo dal fare particolarmente sgradevole, pur di “sistemare Mario con un posto fisso”.

Tutto sembra procedere per il meglio, il giovane passa l’esame scritto grazie al padreUn borghese piccolo piccolo chi si iscrive addirittura alla Massoneria con una cerimonia ad dir poco grottesca, per avere in segreto le tracce della prova, che infatti Mario riuscirà a passare. Per un amaro caso del destino, proprio quando il ragazzo si sta recando all’esame orale, per lui pura formalità, accadrà un terribile imprevisto che stravolgerà in modo straziante la vita del tranquillo Giovanni, trasformandolo ben presto in un giustiziere in cerca di una vendetta adeguata al suo dolore.

Capolavoro del cinema classico questa pellicola del 1977 di Mario Monicelli, basata sul romanzo di Vincenzo Cerami.

Un borghese 4Ritratto ben riuscito di una quotidianità crudele, dove non c’è spazio per la pietà ed in sentimenti, fotografia lucida di un mondo ormai saturo di violenza e meschinità, in cui pian piano anche il protagonista sembra invischiarsi, scendendo negli abissi del male dove l’unica soluzione ai problemi è la forza bruta. La società mostrata è contradditoria e cinica, popolata da uomini conviti di avere dei principi che non disdegnano di stravolgere in cambio di un tornaconto, magari in attesa dell’occasione giusta su cui speculare, e in cui a rimetterci sembrano essere sempre i buoni, o almeno non i cattivi. A turbare lo spettatore è proprio la “normalità” agghiacciante e arida, davanti a cui persino cercare di raccomandare il figlio non appare nemmeno più così grave, rispetto alla brutalità di una realtà amara in cui anche da morti bisogna essere “qualcuno” per ricevere almeno una sepoltura.

Monicelli ci mostra l’uomo medio, spogliato dalle sue mediocrità, nudo davanti allaUn borghese 3 propria fragilità di essere umano e membro di una società in cui avere degli ideali sani appare impossibile se si vuole “andare avanti”, un uomo debole intrappolato in quel circolo vizioso in cui si parla male di chi sta peggio e si sorride a chi sta meglio, sperando in qualche favore che poi si tenterà in ogni modo di non ricambiare.

Il film offre una chiara e tagliente riflessione sulla realtà di quegli anni, che nonostante tutto appare più attuale che mai, con un Alberto Sordi magistrale in una delle sue interpretazioni più toccanti, e Schelley Winters credibilissima nelle vesti della donna” di tanto tempo fa”, di quelle che continuavano a restare un perno importante della famiglia anche se “schiacciate” dal ruolo di moglie e madre spesso sottovalutato.
Buona anche la performance di Vincenzo Crocitti nel ruolo del figlio goffo e fondamentalmente di animo buono. La scenografia è priva di effetti speciali di un certo calibro ma ugualmente incisiva, tanto da offrire alcune scene chiave davvero emblematiche. Una su tutte, la rappresentazione del moscone intrappolato nella stanza in cui Giovanni tiene le attrezzature da pesca, simbolo di un essere che lotta con tutte le forze per sfuggire da una situazione troppo grande per lui, minuscolo insetto che potrebbe uscire tranquillamente se solo qualcuno aprisse la finestra, simbolo vivido e pulsante di chi lotta con tutte le forze per vivere, o per non morire.