In questi giorni Tiziana Beghin è comprensibilmente soddisfatta: non è ancora chiaro se alla fine il molto contestato TTIP, accordo commerciale ‘a tutto campo’ tra Unione Europea e Stati Uniti (dalle conseguenze potenzialmente devastanti per il vecchio Continente, e comunque mai sufficientemente spiegate alla popolazione) salterà definitivamente, ma certamente pare destinato a subire modifiche sostanziali e, secondo il vice ministro per il Commercio estero francese Matthias Fekl, “non esiste assolutamente alcuna possibilità che si arrivi ad un accordo entro la fine dell’amministrazione Obama (ovvero a dicembre 2016)”. Dichiara la stessa Beghin, europarlamentare alessandrina a 5Stelle: “Con 534 voti favorevoli e 146 contrari, il Parlamento Europeo ha approvato il mio report che stablisce la Strategia Commerciale dell’Unione Europea. Molti i risultati ottenuti:
• rispetto per le piccole e medie aziende e per gli agricoltori
• sostegno per chi soffre la concorrenza delle grandi compagnie
• no Mes Cina
• studi di impatto accurati per valutare se conviene o no stringere accordi
• la difesa delle indicazioni geografiche
• la lotta alla contraffazione
• la tutela delle eccellenze europee
• la sostenibilità del commercio per l’ambiente e gli animali
Per il M5S il commercio non deve essere uno strumento utile alle multinazionali per arricchirsi sulla pelle dei lavoratori, ma deve diventare un mezzo per raggiungere prosperità, uguaglianza e progresso sociale per tutti”.
Insomma, per il Movimento 5 Stelle (ma anche per altre forze politiche italiane che al TTIP dicono no con forza: dalla Lega Nord a L’Altra Europa-Sinistra Unitaria Europea) è davvero un buon momento, non solo in Italia, con la conquista di ‘campanili’ importanti come Roma e Torino, ma anche in Europa, dove il ‘drappello’ dei 17 parlamentari si muove ormai con estrema competenza, “e un ottimo rapporto anche con forze europee come le sinistre nordiche: il dissenso verso le modalità con cui viene attualmente gestita l’Unione Europea, con le oligarchie politico finanziarie che tendono ad ignorare le esigenze dei popoli, sta crescendo sempre più, ed è assolutamente trasversale”. Abbiamo incontrato Tiziana Beghin lo scorso lunedì, prima della sua partenza, direzione Parlamento Europeo: ed è stata l’occasione per fare il punto della situazione in questa tumultuosa estate, tra Brexit e recenti amministrative. Guardando però anche agli scenari locali della prossima primavera.
Onorevole Beghin, che ne sarà dell’Unione Europea dopo la Brexit?
Vediamo prima cosa deciderà di fare la Gran Bretagna: se uscirà davvero e in che tempi, se ci saranno o meno fratture al suo interno. Il Movimento 5 Stelle ha votato contro la risoluzione dello scorso 28 giugno,
perché assolutamente contrari a imporre agli inglesi una sorta di ricatto: se volete uscire, dovete farlo di corsa. Non è così: l’eventuale uscita è regolamentata dai Trattati, che concedono determinate tempistiche.
La fretta è nemica del bene insomma: gli inglesi potrebbero ripensarci?
Non lo so: certamente è stato un voto di protesta popolare, che come tale va compreso e rispettato. Consideriamo che i britannici hanno sempre goduto di una autonomia molto ampia, se paragonata a quella degli altri paese: non solo perché hanno conservato la sterlina, ma anche perché non sono mai stati sottoposti ad una serie di vincoli sul welfare, sull’economia, sulla finanza. Eppure hanno lanciato un segnale, che è lo stesso che si percepisce in molti altri paesi: questa Unione Europea non va bene, va riformata profondamente. Oggi è la casa delle oligarchie, politiche e finanziarie, che pensano a tutelare se stesse. I popoli sognavano altro, e chiedono altro.
Ma l’Italia potrebbe uscire dall’Unione Europea, e dall’euro?
Noi sull’uscita dall’euro, intesa come moneta, abbiamo raccolto le firme per promuovere un referendum. Ma tutto giace nelle sedi competenti, come tante altre nostre proposte. Vero è che in Italia non si può uscire dall’Unione Europea tramite referendum popolare, ma solo, nel caso, attraverso un percorso legislativo molto articolato. E, soprattutto, verissimo che oggi un’uscita tout court dall’Unione potrebbe essere letale per le nostre imprese. Tuttavia questo non significa che si debba conservare l’Unione così com’è: anzi, va cambiata completamente.
Sui trattati per il TTIP nei giorni scorsi si è segnato un punto importante a vostro favore?
Sicuramente sì, ma è presto per cantare vittoria. Quello però è un esempio eclatante di cosa l’Unione non può e deve essere: un luogo come la politica e la finanza fanno accordi commerciali con le multinazionali, sulla pelle dei popoli, che neppure sono informati di quanto sta accadendo. Su quel fronte il Movimento 5 Stelle ha portato avanti in questi due anni una battaglia importante, certamente in maniera non solitaria. E i risultati stanno arrivando.
E in Italia, onorevole Beghin? Il referendum costituzionale vi vede completamente contrari?
Siamo per il no su tutta la linea alla riforma Renzi, senza tentennamenti. Lo siamo nel merito, ma anche nel metodo: poiché davvero ci pare assurdo che riforme così vitali possano essere portate avanti da un premier e da un parlamento assolutamente delegittimati. Nel merito, poi, stiamo parlando di una riforma pessima nei contenuti: ci porterebbe ad un senato di nominati, e ad un parlamento per il quale il premier modifica di volta in volta la legge elettorale in funzione degli ultimi sondaggi, valutando ciò che più gli conviene: siamo alle comiche. Non si può che bocciare in toto la proposta.
Intanto, alle recenti amministrative, il Movimento 5 Stelle ha vinto 19 ballottaggi su 20: saprete gestire Torino, e soprattutto Roma?
Chiara Appendino e Virginia Raggi sono due persone estremamente preparate, con alle spalle entrambe già un mandato in consiglio comunale, e soprattutto il supporto di un team di esperti di prim’ordine. Credo che alla favola dei 5 Stelle sprovveduti o impreparati non ci creda ormai più nessuno. Certamente sono sfide impegnative, città importanti con debiti enormi, in cui ci attende un lavoro immane.
Al confronto, Alessandria sarebbe una passeggiata onorevole Beghin: ma siete pronti per amministrare casa nostra nel 2017, o vi farete un altro quinquennio all’opposizione?
Questo lo decideranno gli alessandrini: noi stiamo lavorando seriamente, ogni giovedì sera i nostri gruppi tematici si riuniscono alla ex Taglieria del Pelo, e si tratta di incontri assolutamente aperti a chiunque voglia partecipare, discutere, avanzare proposte.
C’è però chi sostiene che ad Alessandria siete e sarete meno incisivi che altrove: è così?
No, non è così: però è vero che gli alessandrini, per tante ragioni, forse culturali, forse di età media avanzata, sono una comunità meno portata di altre alla partecipazione attiva e diretta. Starà a noi però coinvolgere sempre più la cittadinanza, attorno ad un programma partecipato. Il candidato o la candidata saranno una conseguenza naturale: chi vorrà, all’interno dei gruppi di lavoro, potrà proporsi, e si deciderà attraverso democratiche votazioni.
Lei ad Alessandria ci vive con la famiglia: che impressione ne ha, da cittadina che per lavoro si sposta spesso, e vede altre realtà?
Quella che abbiamo quasi tutti: siamo una città che sembra abbandonata, sporca, mal gestita dall’attuale amministrazione Rossa, senza slanci. E la sconfitta del ‘sistema Fassino’ a Torino non potrà che avere forti ripercussioni anche qui. Eppure Alessandria ha le carte in regola per rilanciarsi, per credere ad un domani che non sia di rassegnata decadenza: speriamo che gli alessandrini mostrino di crederci davvero, già a partire dalla prossima primavera.
Ettore Grassano