Cesare Miraglia è un fiume in piena. Sono le 10 di mattina, e alla Canottieri Tanaro (solo una delle diverse attività dell’imprenditore alessandrino) c’è già un via vai di soci e collaboratori. Si interrompe più volte, Miraglia, per salutare un cliente, o per ricordare le scadenze di giornata ad un addetto, ma senza perdere il filo del discorso politico. Si capisce che per lui la politica è cosa seria, passione vera: e che sono giorni, su quel fronte, di amarezza, ma anche di rilancio.
“Ho deciso, è ufficiale: lascio tutti gli incarichi all’interno dei Moderati, movimento civico che ho avuto l’onore di creare da zero, in provincia di Alessandria, ormai una decina di anni fa. Me ne vado, tra l’altro, prima che mi caccino loro: a quanto mi risulta Mimmo Portas ha dato mandato agli altri esponenti del movimento di espellermi. Anche se loro quasi non sanno come fare a dirmelo”. Del resto, gli altri esponenti alessandrini dei Moderati (a partire dai consiglieri comunali Diego Malagrino, probabile prossimo coordinatore provinciale, e Paolo Marchelli, per passare all’assessore Claudio Falleti, e agli esponenti dei Moderati all’interno di enti locali e fondazioni) sono stati un po’ tutti ‘i suoi ragazzi’, prima che diverse scelte personali, “anzi, scriva pure una volgare campagna acquisti” portasse Miraglia a questa scelta irreversibile.
Sono lontani i tempi in cui Cesare Miraglia era una sorta di ‘luogotenente’ del leader torinese dei Moderati, il deputato Mimmo Portas, con Alessandria prima provincia in Piemonte per consenso e radicamento, dopo appunto il capoluogo: solo qualche anno fa, i due si abbracciavano festosi, ora pare non si parlino da mesi, anche se sul tema Miraglia è sfuggente, e sorride: “diciamo che qualche chiamata persa da Torino ultimamente l’ho trovata. Ma ormai francamente credo che con Portas non ci si debba dire altro: sono anni che gli segnalo, inascoltato, l’errore a mio avviso gravissimo di appiattirsi sul ‘partito unico’ renziano. I risultati peraltro, anche a Torino, parlano da soli: in comune i Moderati hanno soltanto più un consigliere, di opposizione, mentre l’assessore regionale lo sanno tutti che conta pochino, per usare un eufemismo”.
Ma è Alessandria la situazione che a Cesare Miraglia sta più a cuore, e che oggi lo spinge a dire basta, e a chiudere una pagina politica decennale: “In città siamo stati decisivi per l’affermazione del centro sinistra, come lo siamo stati a Casale, a Tortona, a Valenza: nella nostra provincia, grazie all’impegno senza sosta del sottoscritto, i Moderati sono arrivati ad essere la seconda forza del centro sinistra. Ma del Pd a trazione renziana non ho mai condiviso nulla, e non l’ho mai nascosto: Renzi è un ducetto che porterà il Pd al naufragio, come credo sia ormai sotto gli occhi di tutti. Solo che io lo dicevo già due anni fa, e mi trattavano come un marziano”.
In effetti, se gli ultimi mesi sono stati piuttosto silenziosi, è indubbio che da anni Miraglia (e ci sono anche diverse interviste rilasciate a CorriereAl a certificarlo: cercatele in archivio) rappresenta per l’amministrazione Rossa un ‘pungolo’ critico, e una vera spina nel fianco: “La questione naturalmente non è personale, evidenzia l’ormai ex leader dei Moderati, ma assolutamente politica: non ho condiviso praticamente nulla degli ultimi anni di scelte e comportamenti del sindaco e della giunta, anche se con lealtà non ho mai fatto nulla per fare cadere la maggioranza: c’era un impegno preciso dei Moderati con gli elettori, che non sarebbe stato corretto disattendere. Però questo non mi ha impedito di segnalare per tempo scelte sbagliate, che hanno danneggiato la comunità dei cittadini alessandrini, oltre ad aver generato una abissale perdita di consenso per il sindaco Rossa e i suoi: le classifiche del Sole 24 Ore parlano chiaro, ma ancora più chiaro parlano gli alessandrini nei bar, nei negozi e per strada: basta saperli ascoltare, ed io la politica l’ho sempre intesa così. Fra la gente, e per la gente”.
Non ha mai digerito, Cesare Miraglia, la deriva ‘torinocentrica’ e fassiana-renziana dell’attuale centro sinistra alessandrino: “Pur con le loro difficoltà, le nostre municipalizzate erano, e sono, una grande ricchezza per la città. Perché creare le condizioni per cercare di vendere l’intero pacchetto a qualche gruppo ‘amico’? Perché ricorrere sistematicamente a manager torinesi fino a ieri, e oggi di scuola fiorentina, come l’attuale amministratore unico di Amag Mobilità? Cosa c’entrano De Capitani o Rossi con Alessandria, qualcuno me lo sa dire? E perché sono qui?”.
Miraglia, in gioventù portiere dei Grigi, e da sempre tifoso appassionato dell’Alessandria Calcio, critica anche la recente decisione del sindaco Rossa: “il presidente Di Masi anticiperà 2 milioni e 200 mila euro per il Moccagatta, ma a restituirglieli dovranno essere i contribuenti alessandrini, e la grana ricadrà sulle spalle dei prossimi amministratori: o c’è davvero qualcuno in città che pensa davvero che Rita Rossa possa essere rieletta?”
Per non dire della Cittadella: molti alessandrini considerano ormai ‘arrivati’ i 25 milioni di euro statali, e gli altri 9 milioni di euro regionali, ma Miraglia sorride: “Campa cavallo, che l’erba cresce, e la Cittadella crolla. Ma lo vedete come Renzi sta governando il paese? L’unica priorità ormai sono le banche, il resto è alla deriva: e la legge elettorale la smontano e rimontano ogni due mesi, nella speranza di riuscire a costruirne una che li salvi dal disastro che hanno costruito con le loro mani”.
Insomma, a Miraglia il Pd di Renzi e Rita Rossa non piace proprio, e i Moderati formato ‘tappetino’ neppure. Ma cosa farà, in politica? “Per ora aderirò certamente al gruppo misto di Palazzo Rosso: la consiliatura va completata, per serietà verso gli elettori”. Sì, d’accordo: ma ad Alessandria tra pochi mesi si voterà, e la fibrillazione comincia ad essere palpabile: possibile che a Miraglia la ‘malattia’ della politica sia davvero passata, e che si dedichi ‘soltanto’ alle sue attività imprenditoriali? “La mia famiglia ne sarebbe felice – sorride -, ma la mia passione civica è ancora fortissima. So che c’è qualcuno un po’ preoccupato per questo, ma anche tanti altri vecchi e nuovi compagni di viaggio che mi esortano a guardare avanti. Per ora non dico altro: però ne riparliamo presto. E aggiungo: solo lavorando davvero sul rilancio delle attività produttive di questo territorio potremo dare ad Alessandria una vera chance di ripartenza”. Cosa bolle in pentola?
E. G.