di Giancarlo Patrucco
www.cittafutura.al.it
Come sappiamo (quasi) tutti e come ci martellano le gazzette, fra settembre e ottobre dovremo presentarci alle urne. Stavolta per un referendum, quello della riforma costituzionale, la mega ristrutturazione dell’assetto statuale odierno, con snellimento del potere legislativo e rafforzamento di quello esecutivo.
Varie sono state le letture alle Camere e varie le manifestazioni di contrarietà: qualcuno ha detto sì e poi no; qualcuno ha gridato al colpo di Stato, qualcuno ha detto che questa riforma è fatta male e qualcuno si è arrischiato a dire che era meglio prima, facendo l’elogio del bicameralismo perfetto. Ma tant’è, il referendum è indetto e nessuno potrà mettere indietro l’orologio, come si fece per la riforma della scuola media e, mi pare, per la Costituzione del ’48. Hic Rhodus, hic salta. E molti saltano sbracciandosi per dire no, tant’è vero che i recenti sondaggi vedono il no superare il sì con una torma di indecisi sopra il 40%.
Renzi perderà la partita? Si toglierà finalmente dai piedi? Lui risponde di sì emolti, pure all’interno del suo schieramento, hanno già pronte le bottiglie di spumante da mettere in frigo per quell’evento.
A meno che… A meno che non si metta mano alla nuova legge elettorale, il cosiddetto Italicum, che ha soppiantato il tanto bistrattato “porcellum” con cui sono stati eletti gli attuali legislatori.
Beh, ma cosa c’entra l’Italicum? Cos’ha da spartire la legge elettorale con la riforma costituzionale? Molto. L’Italicum si interessa soltanto delle elezioni alla Camera, destinando a un altro provvedimento l’incarico di occuparsi dell’elezione del Senato, sopravvissuto alla riforma costituzionale come Senato delle Regioni (o delle autonomie federali), ma prevede un sistema da “usato sicuro”. La tua lista prende almeno il 40% al primo turno? In questo modo si aggiudica la maggioranza assoluta dei seggi: 340 su 630. Non ci arriva nessuno? Allora si va al secondo turno, dove si confrontano le due liste che hanno ottenuto più voti. Chi prende il 50%+1 (dei voti validi), vince e governa. Si spera, tutta la legislatura.
Cosa c’è che non va? Essenzialmente due cose:
1^ il sistema prevede la suddivisione del Paese in 100 collegi, che eleggono da 3 a 9 deputati. In ciascuno dei collegi i partiti presentano le proprie liste. Il capolista è bloccato, gli altri sono scelti con le preferenze. Va da sé che molti deputati verranno eletti, non attraverso la scelta degli elettori bensì attraverso quella del candidato premier, cosa che agli elettori non può piacere granché.
2^ l’Italicum è impostato sostanzialmente sullo schema dell’elezione dei sindaci. Differisce, però, da quest’ultimo su un dato non di dettaglio: gli sfidanti sindaci, infatti, si possono presentare alle elezioni con una coalizione di liste; con l’Italicum, invece, gli aspiranti premier si possono presentare soltanto con una lista, che tale rimarrà anche in caso di ballottaggio. Ciò determinerà una maggioranza sicura, che non dovrà guardarsi dalle rendite di posizione lucrate dalle piccole liste, eliminando le continue mediazioni e i continui ricatti di cui siamo stati spettatori per decenni.
Ebbene, di cosa dovrebbero occuparsi i nostri politici attualmente? Ma certamente di porre riparo al primo aspetto, ridando a noi elettori il pieno potere di scegliere tutti i nostri rappresentanti. Magari, tra quel 40 e passa per cento di astenuti tornerebbe la voglia di partecipare. Chissà.
Invece, cosa stanno facendo? Sono tutti intenti a verificare la possibilità di tornare agli apparentamenti delle liste. Qualcuno dice che sarebbe meglio per la democrazia avere un Parlamento a più voci, anche non provenienti dallo stesso cesto. Qualcuno sta giocando la carta del referendum: se passa l’apparentamento voto sì; altrimenti ciccia.
Hanno già ottenuto l’abbassamento della soglia di accesso al 3%, ma conta poco se non ti puoi apparentare. Puoi tentare qualche manovra di sottogoverno, ottenere qualche contentino periferico, qualche nomina qui e là, però sei fuori dalla stanza dei bottoni. Irrimediabilmente.
Allora, “muoia” Renzi con tutti i Renzanei.