“Cultura”. Una miriade di opportunità da valorizzare

Stati Generali Culturadi Pier Luigi Cavalchini

 

Per due giorni (il 30 giugno e il primo luglio) si sono tenuti nella Sala Ferrero del Teatro Comunale di Alessandria gli “Stati Generali della Cultura in Piemonte”. Una buona occasione per fare il punto sull’argomento, anche a livello locale. In evidenza gli interventi della dott.ssa Oneto e del Prof. Luther.

 

Compito del giornalista è “dare informazioni” e, possibilmente, “fornire le chiavi di interpretazione dei fatti” in modo da comprenderli meglio. Fatta questa – pal**sa –  introduzione cerchiamo di “farci stare dentro” quanto successo nelle due recenti giornate che hanno avuto per tema “Lo stato della cultura in Piemonte” o, se volete attenervi direttamente al titolo: “Gli Stati Generali della Cultura del Piemonte”. Una kermesse di una decina di appuntamenti sparsi in tutte le province piemontesi centrati su due aspetti fondamentali: (*) continuare a promuovere iniziative e/o spettacoli di qualità raggiungendo il maggior numero di cittadini e (*) mantenere buone proposte contenendo i costi, aprendosi con intelligenza al privato e a pratiche innovative di raccolta fondi. Il tutto non solo garantendo (o cercando di mantenere) il numero attuale di occupati nel settore ma, addirittura, pensando ad un loro incremento. E quando si fa riferimento agli “operatori del settore culturale” si ha un enorme ventaglio che parte dagli artisti teatrali ai musicisti  per arrivare fino ai segretari amministrativi, ai carpentieri e alle “maschere” di servizio sala.

L’assessore regionale Antonella Parigi (con deleghe, non a caso, su Cultura e Turismo) sta cercando di tenere insieme tutti i pezzi di un puzzle veramente complicato e nei suoi ripetuti – e precisi – interventi ha ribadito i due obiettivi suesposti: continuare a fare cultura e farla bene con meno trasferimenti dall’esterno. Su questa sfida ha impostato gli appuntamenti e, per quanto riguarda quello alessandrino, non può che essere soddisfatta dei risultati raggiunti. La maggioranza degli interventi si è limitata ad apprezzare l’insieme dell’operazione aggiungendo di volta in volta qualche nuova “occasione di cultura”. Poche le voce critiche, anche se – come dimostra l’intervento del prof. Luther riportato qui sotto – estremamente costruttive e finalizzate ad avere una maturazione culturale “non di facciata”.

I quattro temi base, su cui si sono articolati i lavori sono frutto del lavoro dell’ Assessorato regionale alla Cultura e Turismo e, in dettaglio, sono riportati a fondo pagina (1). Degli esiti dei quattro “lavori d’equipe”, precisamente resi dai  portavoce, tratteremo commentando due delle posizioni che ci paiono di maggiore interesse.

 

Oneto VittoriaLa prima proviene all’Ufficio Cultura del Comune di Alessandria e porta la firma dell’ Assessore Vittoria Oneto, in un certo senso “padrona di casa” della ‘due giorni’ in oggetto. Già erano state accennate nell’introduzione alla seconda giornata, per poi essere dettagliate in una successiva intervista. Le sue parole sono chiare e partono da alcune considerazioni generali: “I dati 2015 del documento “Io sono cultura”  realizzato da Unioncamere sono molto positivi.  In Italia il sistema culturale produce 84 miliardi e il suo valore trainante lo si vede in particolare sul  resto dell’economia, con un effetto moltiplicatore pari a 1,7.”

Questo della “redditività del settore cultura” è stato uno degli argomenti maggiormente evidenziati dai quattro portavoce e, di fatto, non va che a confermare quello che è un sentimento comune: una  delle prime risorse dell’Italia sta nella sua cultura antica e moderna, nelle costruzioni, nelle varie rappresentazioni artistiche e nelle sue tradizioni. Niente di nuovo, insomma. Solo che la città di Parigi, da sola, muove entrate annuali di “budget diretto” pari a quanto riescono ad ottenere Toscana, Marche, Umbria e Lazio (Roma compresa) messe insieme. Un problema che attiene la capacità di accoglienza, strutture all’altezza, servizi museali e di fruizione aperti e ben spiegati, sicurezza dei luoghi e “percezione di positività” che da noi, purtroppo è merce rara. Vittoria Oneto, comunque, continua nella sua esposizione (d’altra parte riteniamo che sia perfettamente d’accordo con noi nel commento appena fatto) e ben volentieri ne riportiamo le parole:  “Cioè, ogni euro prodotto dalla cultura, ne attiva 1,7 in altri settori. Gli 84 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 143, per arrivare a 226,9 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, col turismo come principale beneficiario”.  Se però usciamo dalla cerchia delle Alpi questi numeri variano immediatamente di valore. E’, pero’, un’altra la preoccupazione dell’Assessore: non siamo gli ultimi… Infatti ci ricorda che  “nella graduatoria delle provincie italiane per l’ incidenza del valore aggiunto del Sistema Produttivo Culturale sul totale dell’economia, la provincia di Alessandria si trova al ventesimo posto su 110 e al 27 per l’incidenza dell’occupazione.”  Un po’ troppo sulla difensiva sono gli accenni alle restrizioni di fondi che hanno progressivamente strozzato i Comuni italiani. Nel comparto specifico, in quindici anni, sono scomparsi i sette/ottavi ( di otto miliardi ne è rimasto uno solo) dei trasferimenti di origine statale e a questo si fa riferimento nel passaggio successivo:  “nonostante in Italia sia quindi evidente l’importanza della cultura come motore di sviluppo e nonostante i provvedimenti che il ministro Franceschini ha in questi anni messo in atto, le risorse a disposizione degli enti locali e delle istituzioni in generale rimangono esigue. “ E ancora più direttamente: “quello che dai primi resoconti delle due giornate degli Stati Generali si evince è sicuramente la consapevolezza da parte di chi opera in questo settore della scarsità di risorse che si tramuta in una sollecitazione verso gli enti pubblici molto precisa. Si chiede   alle istituzioni di svolgere il ruolo di facilitatori dei processi che guidano alla realizzazione e alla riuscita di progetti.” Su questo ultimo punto non me ne voglia l’Assessore ma necessiterebbe qualche indicazione in più… Di quali “processi” intendiamo discutere? In che modo dovrebbero mostrarsi “facilitatori”e verso chi e che cosa? Sia ben chiaro che le domande hanno il solo scopo di aiutare nella predisposizione di opportune strategie, quasi “tecniche di ingaggio” che chiariscano per bene modalità, tempi, responsabilità e impegni in denaro o altre forme di aiuto. Il diritto alla cultura, nelle sue svariatissime forme, è un plus di civiltà (quasi un “bene comune”) dei cittadini a cui non bisogna rinunciare.

“Credo che durante gli Stati Generali della Cultura, l’ascolto “del mondo produttore di cultura” che tendenzialmente lamenta una distanza con gli organismi regionali, torni utile alla Regione Piemonte se questo (ascolto, ndr.) accresce la conoscenza dei territori e la consapevolezza delle potenzialità degli stessi, con l’ obiettivo primario di fare davvero sistema, coordinamento e di produrre azioni che tengano insieme i territori, le comunità, le imprese, il non profit, le istituzioni locali e il governo.” Siccome riteniamo queste affermazioni ben più di “parole” ma, di fatto, un programma di impegni per i prossimi anni, siamo pienamente d’accordo sulla necessità di “fare sistema” includendo i “produttori di cultura” come tutti gli altri in qualche modo interessati al settore. Ci piacerebbe capire anche, e forse questo passaggio verrà chiarito nei prossimi appuntamenti, verso quale tipo di “promozione culturale”, facendo sistema, cioè ‘andando tutti dalla stessa parte’ , si intende  puntare. Qui tutti, ma proprio tutti, possono avere qualcosa di “culturale” da promuovere, dalla più piccola “Pro Loco del formaggio di fossa” (con tutto il rispetto per i latticini), ai parchi con percorsi di vario tipo, fino alle istituzioni musicali più note ed affermate che fanno dello spettacolo  lirico o di quello cameristico i loro cavalli di battaglia. Quali saranno i criteri di incentivazione, cosa si finanzierà per primo ed in modo più significativo? Ecco una bella “prova d’orchestra”.

Negli interventi dal pubblico – nel corso della seconda e ultima giornata – abbiamo ascoltato un po’ di tutto e non ci pare che l’approccio migliore sia “proponi quello che vuoi e troveremo il modo di aiutarti”… Forse sarebbero utili linee operative di fondo da far conoscere al più presto. E, sotto questo punto di vista, la dott.ssa Oneto ci ha anticipato. Infatti conclude la sua comunicazione con una perentoria affermazione: “per quanto mi riguarda credo sia stata un’ esperienza molto interessante e come Amministrazione abbiamo intenzione di riproporre ad inizio ottobre un’ iniziativa con un format simile, ma con un unico grande tema: La Cittadella di Alessandria”.  Bene. E ancor meglio se si saprà trarre dai suggerimenti provenienti dalla sala quel che di buono possono significare. Al proposito, ne abbiamo scelto uno che riteniamo emblematico: Joerg Luther, Professore Ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico presso l’Università A. Avogadro U.P.O.

Ecco una sintesi del suo intervento (in cui è evidente la funzione coordinatore delLuther nuovo dottorato in Istituzioni Pubbliche, Sociali e Culturali del Piemonte orientale ‘Lettere, Storia e Diritto’). Di proposito si è mantenuta l’impostazione schematica da diapositiva, della comunicazione in sala.

Su rapporto tra cultura e istituzioni presenti sul territorio:

“Dal punto di vista di chi studia le istituzioni, gli stati generali “interprovinciali” sono stati una bella occasione di osservazione, anche se non hanno affrontato il problema istituzionale del momento, se cioè  le province mancano alla cultura o se la cultura si può fare anche su “area vasta” in reti che non hanno bisogno delle province.”

Ai “diritti culturali” devono essere abbinati sempre dei “doveri”:

“La cultura percepita dalle istituzioni poi non va confusa con la cultura reale che dipende anche dal  grado di realizzazione dei diritti e doveri culturali della cittadinanza sul territorio.”

La crisi (anche culturale) è ovunque:

“Dal punto di vista dell’università del Piemonte orientale (peraltro non inclusa nella progettazione e negli osservatori), la cultura è percepita – a seconda dei punti di vista –  in impoverimento o “descrescita”. Le sue istituzioni non  sono certo immuni dalle crisi della politica e dell’economia, ma occorre guardare alla cultura come tale. “

“Cultura” non è ripetizione ed emulazione o “creatività”:

Sono criticità dello “stato generale della cultura” una percepita mancanza di idee operative (es. Cittadella di Alessandria), la regressione di capacità culturali personali di scrittura, interpretazione, immaginazione, memoria, vocalizzazione.

Si teme una riduzione di spontaneità e differenziazione culturale, ma non si sa bene

come misurarla e valutarla. Non basta semplicemente rendere percepibile il mondo della cultura oppure investire nelle tecnologie della comunicazione, occorre promuovere creatività.”

“Amici della cultura” come base della vera ‘governance’

“La governance implica un aumento di amministratori e imprenditori amici della cultura, non necessariamente anche una crescita delle attività culturali popolari. Il cittadino è solo utente o consumatore, non produttore originale e responsabile di cultura (si ricordi il monito di ammettere solo volontariato “veramente professionale”).”

La formazione culturale “critica” deve essere indipendente dalla politica e dall’economia:

“La cultura non va coercita nelle scuole tramite una “educazione alla cultura”, ma va promossa tramite premiazioni ed istituzioni di critica indipendenti dalla politica e dall’economia. L’esperienza dei premi a livello regionale dimostra che non basta rispettare le leggi ed essere trasparenti per promuovere qualità. Stampa e televisione non sono più istituzioni che promuovono una critica libera, che devono avere tutti i cittadini, ma anche trovare forme di professionalizzazione nelle Scienze della Cultura (offerte dall’università non solo a Vercelli, ma ora anche ad Alessandria).”

I “diritti culturali” sono di tutti. Bisogna saperli valorizzare.

“Nella misura in cui le istituzioni culturali servono i diritti culturali di tutti, individualmente e nelle formazioni sociali, la “cultura” avrà luoghi e calendari conoscibili, reti istituzionali e resa politica ed economica. Questa deve essere la bussola delle politiche regionali, secondo me”. Per quanto riguarda quelle locali, un’unione culturale di Asti ed Alessandria potrebbe diventare un’opportunità di crescita anche del turismo culturale, ma la cultura non necessariamente progredisce e le crisi d’identità sono una realtà non solo della politica e dell’economia. Un banco di prova nuovo sarà la capacità di interazione culturale con i rifugiati.”.

 

Parigi AntonellaVerrebbe da dire: bel confronto… e ora come va a finire? Beh… non è così semplice e, purtroppo, quando si discute di cultura non serve vedere chi è il più bravo a fare a botte, a tirare un calcio di rigore o chi ha il portafoglio più pieno… E diversi interventi dalla platea ce lo hanno ricordato.  Da questi presupposti parte la “frenata” del professor Luther nei confronti di una apertura troppo “leggera” alle leggi del mondo economico  e, partendo dalle considerazioni espresse, sia l’assessore Vittoria Oneto che la dott.ssa Antonella Parigi ne sono ben conosce. Il problema è che, a fronte di un patrimonio inestimabile fatto di innumerevoli occasioni di cultura, non si è ancora riusciti ad avere quel grado minimo di coinvolgimento e “appeal”, fondamentale per farne un volano di sviluppo per la Nazione. C’è ancora tempo per rimediare? Forse. Per il momento limitiamoci ad osservare e analizzare ciò che succede nei vari forum di studio…. Almeno si prova a ragionare, senza particolari condizionamenti, in vista di condizioni migliori.

 

(1) Prima sessione.   La ‘governance’ del sistema culturale e la sua interazione con gli altri settori produttivi ed economici, il rapporto con l’Europa e con i diversi livelli amministrativi e le funzioni necessarie delle pubbliche amministrazioni.

Seconda sessione. Le professionalità culturali e le prospettive del lavoro nel mondo della conoscenza.

Terza sessione.  L’impresa culturale e la multi-settorialità, il rapporto con l’innovazione e l’applicazione delle nuove tecnologie alla creatività, la valorizzazione e fruizione dei beni culturali, dei luoghi e dei prodotti turistici.

Quarta sessione. Il rapporto con i pubblici e la partecipazione dei cittadini alle dinamiche della progettazione e della produzione culturale.