Qualche settimana fa, in occasione dell’inaugurazione di palestra e giardino, ci ha colpiti l’armonia che regna al Pio Istituto Brizio di Sale: che in fin dei conti è pur sempre una casa di riposo, ma per ‘climax’ e serenità pare davvero una grande famiglia, di quelle di una volta. In particolare, ci ha sorpreso piacevolmente la testimonianza di un signore sulla sessantina, parente di uno o una degli ospiti della struttura, che ha chiesto educatamente la parola e ha detto: “Un anno fa, quando siete arrivati voi del Gabbiano, io fui tra quelli che dissero: non cambiate niente, va tutto bene così. Ebbene, voi di cose ne avete cambiate parecchie invece, e ora, a posteriori, non posso che riconoscere che avete fatto benissimo ad innovare: andate avanti così”. Di grande significato anche la testimonianza di suor Pia, in rappresentanza anche della Reverenda Madre Annamaria, responsabile della vecchia (e storica) gestione, che ha riconosciuto al presidente del Gabbiano Corrado Parise, alla responsabile della struttura Nadia Cacciola, al direttore sanitario Pier Andrea Rocchetta e a tutto lo staff “una elevatissima professionalità, e la capacità di comprendere a fondo le esigenze dei nostri anziani, e di soddisfarle”.
Facciamo un passo indietro: il Pio Istituto Brizio a Sale non è solo una casa di riposo, ma un ‘pezzo’ di storia locale, e un’istituzione, come ricordato durante l’inaugurazione della nuova area riabilitativa anche dal sindaco del paese, Andrea Pistone.
Dopo una gestione quasi secolare delle Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù (che a Sale hanno la loro Casa Madre),
da un anno la struttura, fra le più importanti del tortonese e dell’intera provincia, è passata sotto l’ala del Gabbiano, la storica cooperativa socio assistenziale alessandrina fondata ormai molti anni fa da Don Angelo Campora, e oggi guidata da Corrado Parise. E proprio all’attuale presidente Parise tocca il compito di ricordare la filosofia ‘umanista’ che sta al centro del modus operandi del Gabbiano, che si tratti di case di riposo (attualmente tre quelle gestite: oltre a Sale, anche le strutture di Frugarolo e Lu Monferrato), di comunità per disabili fisici come la Rosanna Benzi di piazzetta Bini ad Alessandria, o di comunità per minori come quelle di Solero e di Quattordio.
“E’ la persona, con i suoi bisogni e le sue necessità, il punto di partenza e di arrivo di tutto ciò che facciamo al Gabbiano: aiutare le persone a stare bene, a livello sia fisico che psichico. Accettandosi per come sono, e valorizzando al massimo la loro personalità, e il loro vissuto”. Il Pio Istituto Brizio di Sale, oggi, appare davvero come l’applicazione empirica di questi valori di fondo:
“Ci piace da sempre dire dei nostri servizi – sottolinea Nadia Cacciola, direttrice della struttura – che lo stile umano e familiare, che mette al centro la persona e la sua dignità, permette all’affettività di circolare libera nelle nostre case. E l’affettività spontanea e autentica contagia, dentro e fuori la residenza. Permette a tutti di uscire dall’ombra e di riprendere finalmente un po’ di sole”.
Il che avviene anche quotidianamente, nei fatti: approfittando delle splendide caratteristiche dell’edificio (dotato di ampi spazi aperti interni, adibiti anche a giardino e orto), e dall’ubicazione nel cuore di un piccolo centro come Sale, il Brizio oggi non è una casa di riposo ‘chiusa’, ma ampliamente aperta al mondo esterno.
Emblematica l’esperienza della partecipazione al rito del mercato del paese, il martedì: “Quando siamo arrivati un anno fa – continua Nadia Cacciola – e abbiamo proposto ai nostri ospiti di uscire e partecipare al mercato, come ad altre occasioni di incontro in paese, la reazione fu di stupore: ricordo che alla prima uscita aderirono soltanto 2 persone! Oggi c’è la fila delle prenotazioni, ovviamente cerchiamo di soddisfare tutti, se serve facendo anche più turni”.
Nadia Cacciola non è propriamente una direttrice ‘da scrivania’, e partecipa lei stessa a molte delle attività quotidiane, comprese appunto le uscite in paese: “è bellissimo vedere come i nostri anziani, vinto a volte il timore iniziale, provano una gioia straordinaria a tornare nei luoghi che spesso ben conoscevano (molti degli ospiti sono di Sale, o di paesi limitrofi: inclusa una ventina di suore delle Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù), e ad incontrarsi con gli abitanti del paese: che a loro volta, all’inizio un po’ stupiti, ora ci accolgono ogni volta in maniera festosa”.
Un bel modo di ‘abbattere gli steccati’, e di far capire a tutti, interni ed esterni, che la vecchiaia (talora purtroppo accompagnata da malattia) non è qualcosa di cui vergognarsi, ma una fase dell’esistenza, l’ultima, da vivere con serenità, e con tutta l’intensità che ovviamente la salute consente. Così come altrettante efficace è rendere i degenti il più possibile attivi, e farli interagire in cucina, piuttosto che nella coltivazione dell’orto e cura del giardino: “i risultati sono straordinari: le signore (che qui sono, per tradizione, la grande maggioranza) si confrontano sulle ricette, magari anche bisticciano, ma va bene: è la normalità della vita. Gli uomini invece si cimentano con l’orto, magari anche solo a livello di consigli ai nostri addetti: consigli sempre preziosissimi, perché dettati dall’esperienza”.
Insomma, se restituire giovinezza e salute è ovviamente impossibile, quel che si può e deve fare invece è aiutare l’anziano a vivere con pienezza e dignità la sua quotidianità, lavorando sia sul fronte del benessere fisico che su quello psicologico.
“Quando sono stato coinvolto in questo progetto – spiega il direttore sanitario della struttura, il dottor Pier Andrea Rocchetta, già apprezzato primario di Reumatologia all’Ospedale di Alessandria – ho avuto subito la sensazione di essere finito in una ‘gabbia di matti’: ma lo dico in senso assolutamente positivo! Ossia il personale del Gabbiano, grazie ad una forte professionalità, ma prima ancora alle motivazioni che lo animano, ha compreso che il benessere di una persona non dipende solo dal suo quadro clinico/sanitario, ma da una dimensione umana più ampia. Per un medico come me all’inizio è stato uno choc, ma anche uno stimolo: peraltro il mio compito di direttore sanitario è di tipo organizzativo, ma io sono e rimango un medico, per cui non riesco proprio ad esimermi dalla dimensione del rapporto one to one con il paziente, e se serve della visita, e del consiglio terapeutico. Ovviamente sempre in stretta sinergia con i colleghi di medicina generale a cui, come medici dei singoli pazienti, spetta l’ultima parola. Un paio di consigli comuni a tutti gli ultra 65enni, interni o esterni alla nostra casa di riposo, mi sento di darli: da un lato cercare sempre di fare movimento, compatibilmente ovviamente con la situazione di salute. Dall’altro assumere vitamina D: è provato ormai in maniera inequivocabile che fa benissimo alla giunture, le rafforza ed evita il loro logoramento, e quindi fratture come il femore o le vertebre”.
La palestra della casa di riposto Brizio, inaugurata nei giorni scorsi, propone anche una terapeutica ‘passeggiata sul sale’, ma soprattutto si presenta come struttura moderna, perfetta anche per terapie di riabilitazione: “sarà un punto di riferimento per i nostri ospiti – sottolinea Nadia Cacciola -, ma sarà aperta anche, in determinati orari, anche agli esterni, sia per terapie riabilitative che per ginnastica ‘dolce’”.
Oggi la struttura gestita dal Gabbiano ha completato l’accreditamento RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale), e può ospitare fino a 98 anziani non autosufficienti, di cui 10 in convenzione con la Asl, tramite il Cisi di Tortona. Le rette, compresive di tutta l’ospitalità, il vitto e i servizi aggiuntivi, oscillano fra i 1.700 euro al mese per la camera doppia, e le 1.900 per la camera singola: “sono tariffe concorrenziali sul territorio – sottolinea la direttrice -, considerando lo standard qualitativo offerto. Stiamo inoltre sperimentando, sempre col Cisi, l’ospitalità per persone autosufficienti (non necessariamente ultrasessantacinquenni, ndr), che desiderano conservare la loro indipendenza, ma al contempo fruire di tutti i servizi, e di un costante monitoraggio”. Altra carta da giocare, in un prossimo futuro ed in esecuzione a precise nuove normative regionali, sarà l’esternalizzazione dei servizi a domicilio, “portando fuori di qui le nostre competenze, e il nostro bagaglio tecnico/assistenziale, ma anche di umanità, direttamente a casa delle persone che ne hanno necessità”.
Ettore Grassano