Alessandria 2017: cosa cambierà? [Controvento]

Comune Alessandria basso altodi Ettore Grassano

 
Cosa è cambiato negli ultimi 8 giorni, nella prospettiva delle elezioni comunali alessandrine della primavera 2017? E cosa ancora potrà cambiare?

Quanto l’autentica batosta subita dal PD in Piemonte (il naufragio di Torino pesa, anche sul piano simbolico nazionale, forse anche più di Roma: e poi ci sono Novara e diverse altre cittadine ‘passate di mano’) condizionerà lo scenario politico locale dei prossimi mesi, e soprattutto le scelte di programmi e candidati dei diversi schieramenti?

In questa prima settimana ‘post trauma’ il PD alessandrino è rimasto pressochè silente, forse in stato di choc, esattamente come gli amministratori di Palazzo Rosso. Non è dato sapere se, oltre a leccarsi le ferite, stiano preparando la controffensiva d’autunno, o una dignitosa exit strategy. Lo vedremo.

A metà strada tra oggi e il voto amministrativo del 2017 (che in Piemonte riguarderàRenzi incupito oltre Alessandria anche Asti, fra i capoluoghi, mentre tra i nostri centri zona si voterà ad Acqui Terme) c’è il macigno del referendum sulle riforme, che potrebbe trasformarsi per Renzi in una vera Caporetto, ad annusare come rapidamente sta cambiando l’aria in giro.
E naturalmente un ‘election day’ di primavera (elezioni congiunte: politiche e amministrative) sarebbe il ‘giro di ruota’ che potrebbe rimescolare tutte le carte del mazzo.

Senza ignorare i grandi movimenti in corso nel frattempo in Europa, che rendono anche lo scenario internazionale fortemente aleatorio, e al contempo ‘condizionante’.

Rossa nuovaMa proviamo a ragionare su casa nostra.
La partita all’interno del PD alessandrino, dopo lo scontro tra l’area che fa riferimento al sindaco Rossa, e quella guidata dal segretario Massimo Brina, potrebbe riaprirsi già nei prossimi giorni, vedremo con quali esiti e decisioni.
La débâcle di Fassino quando indebolirà Rita Rossa, da anni fedelissima dell’ex sindaco di Torino?

Ricordiamolo: l’attuale presidente di Amag Stefano De Capitani con Alessandria c’entra come i cavoli a merenda, ed è qui per scelta fassiniana, come già l’ultimo presidente di Atm pre liquidazione, l’assai discusso Giancarlo Quagliotti. Ora, quanto il nuovo scenario torinese possa cambiare i piani della multiutility alessandrina è un altro aspetto tutto da indagare: certamente ripercussioni ce ne saranno, eccome.

Insomma, in casa PD le ‘gatte da pelare’ non mancano davvero, sul piano politico come su quello strategico e organizzativo. Ma soprattutto c’è un ‘sentiment’ popolare che pare difficile continuare ad ignorare: un’insoddisfazione palese, palpabile e crescente per le condizioni di una città che, rispetto a quattro anni fa, appare ulteriormente spenta, raggomitolata su se stessa, con servizi alla cittadinanza tanto costosi quanto modesti (lo raccontiamo ‘in presa diretta’ settimana dopo settimana).

Aggiungiamoci una certa ‘arroganza’ del potere, un volere a tutti i costi raccontare, anche tramite ‘cinghie di tramissione’ mediatiche evidenti, che “tutto va bene, Madama la Marchesa”, e che la colpa è sempre degli altri. Questi, le recenti elezioni lo dimostrano, sono errori che alla fine si pagano, e pesantemente.

Anziani alessandrini brontoloni (per quanto ancora mediamente benestanti) e millennials in fuga, dunque? O qualcuno riuscirà ad accendere ancora un sogno attorno a Palazzo Rosso, uno slancio, un progetto concreto e realizzabile capace di restituirci la voglia di fare e costruire qualcosa di bello, a casa nostra?

A naso, guardando la mappa elettorale, a me pare che ad Alessandria, se si fosse votato ieri, le cose sarebbero probabilmente andate come nelle vicine Novara e Savona (passate entrambe dal centro sinistra al centro destra) più che come a Torino. Questo però non significa che così debba accadere anche nel 2017.

Mister XMolto dipenderà dal centro destra stesso, dalla sua capacità di presentare agli alessandrini una proposta forte, unitaria, e anche capace di coinvolgere ‘pezzi’ di società che della dicotomia destra/sinistra sono arcistufi. C’è tutto un mondo di associazionismo laico e cattolico, di reti di imprese, di corpi intermedi che del centro sinistra alessandrino degli ultimi quattro anni pare aver mal digerito la protervia, e in fin dei conti l’inconcludenza. Tutte persone, di età, estrazione e cultura diverse tra loro, che aspettano di partecipare ad un percorso davvero nuovo. I progetti, però, viaggiano sempre e comunque sulle gambe degli uomini, e delle donne, per cui molto, quasi tutto, dipenderà dalla credibilità non solo del candidato o candidata, ma della squadra.

Analoga riflessione, naturalmente, per i 5 Stelle: che oggi a casa nostraAppendino Raggi appaiono decisamente meno forti che altrove, e che per provare a vincere le comunali del 2017 dovrebbero estrarre dal cilindro una Raggi, un’Appendino o naturalmente anche un candidato uomo di forte appeal e credibilità. Vero è che per loro lo scenario nazionale da un lato, l’operato delle due sindache citate dall’altro, potranno essere nei prossimi mesi volàni importanti: ma non si può vivere di sola rendita esterna, per cui toccherà ai militanti e gruppi di lavoro locali guadagnarsi consenso con una proposta all’altezza.

In fin dei conti allora, quando sapremo con buona approssimazione i nomi dei principali candidati/e al ruolo di sindaco di Alessandria per il 2017? Certamente non prima del referendum ‘dirimente’ di ottobre, e probabilmente comunque entro fine anno. Per poi partire con una campagna elettorale che auspichiamo molto concreta, partecipata, trasparente: tutti elementi che sono mancati a questi ultimi quattro anni di amministrazione alessandrina.