La 24 ore di Le Mans, fascino e tradizione [Lettera 32]

Giuliano Beppedi Beppe Giuliano

 

Mentre la Formula Uno ha portato i suoi piloti ragazzini svezzati nel mondo artificiale dell’1%, a correre su un’altra pista da videogioco in un altro luogo improbabile, con una concomitanza che sembra l’ennesimo capriccio da vecchietto cattivo del suo quasi novantenne padre padrone, tutto il fascino e la tradizione dell’automobilismo sono a Le Mans dove, per l’edizione numero 84, le auto più belle del mondo per 24 ore si sfidano in una gara giustamente sempre unica.

E mentre la Formula Uno ormai racconta storie che svaniscono con lo sventolare della bandiera a scacchi, le memorie di quello che succede nei due giorni di giugno in cui le strade della Sartre diventano circuito restano e contribuiscono ad alimentarne il mito.

Fino dalle gare dell’età del jazz, quando i piloti erano rigorosamente gentleman, e il  Bentley 1928   signor Bentley dissipava tutto il suo patrimonio per vincere la corsa, tanto da dover vendere la sua fabbrica, anche a causa della grande crisi del ’29 (la Wolkswagen riporterà il marchio Bentley alla vittoria nel 2003, con la bellissima Speed 8, foto qui sotto).

Bentley 2003Storie affascinanti, quelle dei giovani col mito della velocità. Babe Barnato, che a sua volta con le vetture inglesi dissipò buona parte del patrimonio familiare (suo padre possedeva la metà del Sudafrica che non era di Cecil Rhodes), il capitano di corvetta Kidston che si mise a correre dopo essere stato l’unico sopravvissuto nel disastro aereo di un volo Londra-Parigi o Tim Birkin, che gareggiò anche nei Gran Premi ed è ricordato perché, ignaro dell’accordo tra Varzi, Nuvolari, Chiron, Campari e Borzacchini per spartirsi con il possessore del biglietto, un mercante pisano, i quattrocentomila dollari del primo premio della lotteria abbinata al G.P. di Tripoli del ’33, rischiò di vanificare il loro accordo.

Come per ogni corsa d’auto anche Le Mans ha vissuto le sue tragedie. Nel 1955 la Mercedes guidata da Pierre Levegh, per una manovra pericolosa del biondo Mike Hawthorn con la Jaguar, volò nelle tribune uccidendo oltre ottanta spettatori. Le frecce d’argento abbandoneranno le corse per molti anni, e il loro ritorno a Le Mans alla fine degli anni Novanta è, beffardamente, ricordato per un altro volo, quello di Webber che in diretta televisiva atterrerà, per fortuna questa volta incolume, in mezzo al bosco.

Giusto cinquant’anni fa la Ford celebrò la clamorosa vittoria controFord 1966 Ferrari, una sfida epica nata quando il commendatore al momento di firmare il contratto che vendeva la sua fabbrica agli americani, sempre più infastidito dal loro modo di fare, si alzò e se ne andò.
A Dearborn decisero di rispondergli battendolo proprio a Le Mans, dove i prototipi del cavallino rampante dominavano, e costruirono la meravigliosa GT40, finalmente vincente nel 1966 (un duello che si ripete quest’anno con il ritorno di Ford con le, altrettanto bellissime, GT).

La GT40 taglierà il traguardo per quattro anni di fila, l’ultimo in una delle edizioni più emozionanti con l’arrivo in volata vinto da “Pierino” Ickx. Il belga, oggi un elegante signore di più di settant’anni, allora era il ragazzino terribile delle corse, e con la vecchia Ford riuscì a battere le Porsche (di cui poi diventerà pilota simbolo).
Le Mans partenzaProprio lui, contestando in modo palese in quel 1969, contribuì all’abolizione della tradizionale partenza, con i piloti che attraversavano la strada di corsa, saltavano sulle auto parcheggiate a pettine e iniziavano la gara.

La Porsche è ora la leggenda che in qualche modo si identifica con la 24 ore. Con la 917, forse la macchina più bella mai costruita, anche grazie a un attore lui pure leggenda, il grande appassionato di motori Steve McQueen, che proprio alla corsa francese gira nel 1970 un film, grande insuccesso quandoMc Queen esce, oggi ricordato come film di culto.
Tutti i grandi costruttori, comunque, qui vogliono vincere. Anche in questa edizione la Porsche, e la Audi che ha dominato la gara nei primi anni duemila, sfidano per la vittoria assoluta la Toyota, coi suoi ingegneri che sembrano monaci buddisti, imperturbabili mentre le loro vetture in pista stanno per dare ai nipponici un successo storico.

E intanto, come detto, nella categoria delle gran turismo rinasce il duello tra Ford e Ferrari, con le Porsche 911 (per citare di nuovo un modello di culto), le Aston Martin e le Corvette, altri nomi pieni di gloria motoristica, a cercare di inserirsi nel duello.

Sotto lo sguardo di centinaia di migliaia di spettatori, che arrivano nel nord della Francia già giorni prima della corsa vera e propria, per incontrare i piloti nella tradizionale parata per le strade cittadine, e poi sul circuito campeggiano, e tra un giro sulla ruota panoramica e una grigliata, dormono pochi minuti a bordo pista, scaldati dai sacchi a pelo, per non perdersi lo spettacolo unico delle auto che viaggiano a più di 300 all’ora nella notte.

La 24 ore di Le Mans, fascino e tradizione che si ripetono, anno dopo anno.