Brusasco: «Dalle Soms ai Festival… La mia vita è un cabaret!»

Brusasco MaxAvremo già intervistato Massimo Brusasco un centinaio di volte (ok, mal contate), e in ogni occasione abbiamo ascoltato cose interessanti, spunti divertenti, novità imminenti. Ebbene, in questa cordiale chiacchierata abbiamo provato a esplorare il Brusasco uomo di spettacolo, attore e cabarettista. Scoprendo aneddoti così gustosi, ma così gustosi, da meritare la pubblicazione. Buona lettura!

Prima domanda, Massimo: chi sono i Valter Ego, e come sono nati? Se ti scappa, dimmi anche quando…
I Valter Ego sono nati da un’idea di Moreno Mantoan che sollecitò me e Valter Nicoletta a “fare qualcosa”. Non so bene che anno fosse, so che era 50 spettacoli fa, perché tante sono state le repliche dei nostri spettacoli.

brusasco_porcellinoSiete in due, dunque…
Siamo in tre: io, Valter Nicoletta e Moreno Mantoan.

L’importante è capirsi al volo. Come nascono i vostri sketch? Li scrivete insieme?
Scrivo io, poi si modifica facendo, adattando… e alla fine si improvvisa!

Mi risulta che siate arrivati in semifinale al festival del cabaret emergente di Modena, che negli anni ha lanciato diversi personaggi nel dorato mondo dello spettacolo. Che tipo di esperienza è stata?
Esperienza molto bella, intanto per la serietà del concorso che, in effetti, dura da molti anni e ha lanciato gente importante, poi perché è un’occasione di confronto con altri cabarettisti. E da ultimo perché il Modenese è terra di salumi straordinari (quindi la gag dei nostri Tre Porcellini ci stava benissimo).

brusasco_festivalTre porcellini? Puoi darmi un “assaggino”?
I tre porcellini che il 2 novembre si trovano davanti alla salumeria per commemorare i loro cari.

Una battuta al volo?
Ma non si chiedono le battute così a cxxxo… Posso dirti che facciamo la preghiera a San Daniele, e che la gag finisce con “etciù”. “Salume!”.

Bene, voltiamo pagina. Mi racconteresti qualche simpatico aneddoto legato ai Valter Ego? Che so, il posto più strano dove vi siete esibiti, il pubblico più “difficile”…
Una volta ci hanno messo quattro bancali dicendoci che quello era il palco. Probabilmente avevano estremizzato la mia affermazione “non ci sono problemi, ci adattiamo”. Un’altra volta, Valter è entrato in scena con la racchetta che uccide le zanzare (poverino: le patisce) e quindi la gag è stata… zzzzz… sciafff… zzzzz… sciaff!

brusasco_portiereAncora, ancora!
Un’altra volta provavamo una gag nuova (in scena) in cui dovevamo stare fermi, allineati (perché facevamo gli spaventapasseri). Io mi ero messo il copione per terra, e Moreno, che era il primo a entrare, si è fermato a tre metri dal copione, io di fianco a lui. Non sono riuscito a vedere niente, e si è improvvisato.

Che mestiere avventuroso…
Vabbè: detta così non fa ridere, ma non ha riso neanche Moreno quando l’ho insultato di brutto a fine serata.

Raccontami di quella volta in pizzeria… o di quelli che giocavano a carte!
Quando giocavano a carte non era Valter Ego, ma compagnia teatrale.

Va bene lo stesso, dai… me la racconti lo stesso?
Recitavamo in una Soms, e in platea c’erano dieci persone che seguivano la commedia e venti che giocavano a scopa!

E in pizzeria?
Eravamo a Novi, in una pizzeria appunto, nell’ambito di una manifestazione. Il pizzaiolo non sapeva della nostra esibizione, i clienti nemmeno. Praticamente lo sapevamo solo noi. Ci siamo esibiti, sommessamente, davanti a uno che la “batteva” alla fidanzata, a tre che parlavano di lavoro e a cinque che discutevano di un testamento. Cose che hanno continuato a fare mentre noi parlavamo… poi ce ne siamo andati e loro non hanno neanche fatto una piega. Siamo stati trasparenti (nel senso di invisibili).

Meraviglioso… “Memorie di un teatrante”: hai mai pensato di raccogliere questi aneddoti in un libro? Andrebbe a ruba!
Non è il caso. E’ molto meglio raccontare ‘ste cose a cena, così ogni volta puoi cambiare versione… invece scripta manent!

brusasco_procioneAncora una cosa: pare che adesso tu e i “fubinesi” andiate in giro con una commedia che parla di un procione. Che cosa c’è di vero? E soprattutto: perché?
“Il paradiso del procione” è il titolo di una commedia ambientata nel parcheggio di una discoteca che si chiama così. Raccontiamo, appunto, le cose che avvengono quando si incontrano i genitori che vanno a prendere figli.

Come ti è venuta l’ispirazione?
Sentendo amici raccontare… per esempio, c’è chi porta il figlio e, nell’attesa, dorme in macchina.

Sii sincero. Che cosa vorresti fare da grande: il giornalista, il commediografo, l’attore, il presentatore, l’autore, il regista, il cabarettista…?
Quello che si alza al mattino e dice: oggi ho l’ispirazione e scrivo.

Ok. Ma chi paga?
Ecco. Dovrei forse rivedere i miei progetti.

Andrea Antonuccio