“Sulla sanità alessandrina qualcuno fra i sindaci continua a fare ‘le bizze’ per partito preso, ma mi pare che complessivamente si sia sulla buona strada”. Non è difficile scorgere, nell’affermazione del consigliere regionale PD Walter Ottria (acquese, già sindaco di Rivalta Bormida) un riferimento al sindaco di Acqui Terme, Bertero. L’unico primo cittadino non targato PD dei diversi centri zona dell’alessandrino, e tra i più combattivi sul fronte sanità (ma anche ambiente).
“Ogni ospedale di zona ha le sue sacrosante rivendicazioni, ribadisce Ottria, e soprattutto va compreso il punto di vista dei cittadini/pazienti, precoccupati di non poter contare su una sanità ‘di prossimità’, in una provincia come la nostra che è davvero vasta, e con una viabilità certamente non eccellente. Tuttavia mi pare che la riforma Saitta stia procedendo con obiettivi chiari: puntando su una forte interazione tra Asl e Aso, e guardando ad un modello di sanità efficiente (ospedaliera ma anche territoriale), che consenta di uscire dai localismi, e di operare in maniera integrata sul territorio. Il punto vero però è la prospettiva: aver ben chiaro dove si vuole andare, e come arrivarci”.
Un tassello centrale della sanità alessandrina se non di domani, comunque deiprossimi anni, pare essere la realizzazione di un nuovo ospedale ‘unico’, struttura di eccellenza nazionale capace di soddisfare le esigenze del territorio, ma anche di essere ‘attrattivo’ rispetto ad altre province e regioni. Sull’aggettivo ‘unico’, però, già sono partiti numerosi distinguo: stiamo parlando di costruire, in un’area periferica facilmente raggiungibile e con spazi ampi, il nuovo ospedale di Alessandria, al contempo capace di ‘inglobare’ anche gli attuali presidi ospedalieri di Tortona e Novi (e quindi da collocare in zona ‘baricentrica’ rispetto al ‘triangolo’ delle 3 città, ossia ad esempio in Fraschetta), oppure si pensa ad una struttura davvero unica a livello provinciale, e quindi finalizzata ad essere riferimento anche per Ovada, Acqui e Casale più Monferrato?
Sul tema Ottria è cauto: “è un dibattito aperto, e mi auguro che si terrà conto delle esigenze di tutti i territori. Se è evidente che l’attuale ospedale di Alessandria mostra ormai strutturali evidenti, mi pare tutt’altro che scontato quale debba essere il modello. Anche il Santo Spirito di Casale Monferrato, peraltro, ha forti necessità di modernizzazione, ma mi pare davvero azzardato immaginarsi che tutto il Monferrato possa gravitare su Alessandria, per cui credo che quando si parla di ospedale unico, non si intenda certamente estenderne le competenze anche a quella zona. Però attenzione. Se si pensa ad una struttura moderna, da collocare in Fraschetta (baricentro tra Alessandria, Novi e Tortona), occorre valutare anche che, dal punto di vista dei trasporti, ovadese e acquese sono proprio un’altra realtà: quindi anche lì è opportuno aprire un confronto, ed evitare di imporre dall’alto soluzioni che poi, nei fatti, si rivelerebbero ingestibili”.
Peraltro, Ottria ne è consapevole, non stiamo parlando di un progetto che sia propriamente dietro l’angolo: “Individuare le risorse necessarie non sarà comunque facile, e occorre fin d’ora entrare nell’ottica di una partnership con capitali privati, ovviamente mantenendo saldamente in mani pubbliche l’attività sanitaria e ospedaliera in senso stretto: parliamo però di un investimento di diverse centinaia di milioni di euro, in cui soltanto un percorso di project financing potrebbe consentire di reperire, sul mercato, le risorse necessarie.
E. G.