Le partite con il Belgio ai campionati europei non sono mai state facili per noi.
Nel 1972, quando alla fase finale andavano le migliori quattro e noi difendevamo il titolo, i quarti si giocano con andata e ritorno, la prima a Milano.
“Il Belgio fa spaventoso catenaccio all’italiana (scrive Brera). Ahimè sì: chi sa il gioco non lo insegni: per quanto si tenti, non si riesce a passare.”
Ci giochiamo la qualificazione “sul campetto dell’Anderlecht” (sempre Brera). Allora la nazionale in Belgio voleva dire moltissimo per i tanti italiani che là erano andati a guadagnarsi il pane.
Non sono passati molti anni dalla tragedia di Marcinelle, in cui morirono oltre duecento minatori, 163 dei quali proprio provenienti dal nostro Paese, e i nostri connazionali emigrati sperano che gli azzurri diano loro qualche soddisfazione e una rivincita che la vita agra lontano da casa quasi sempre nega.
Arriviamo alla partita con una squadra vecchia, Valcareggi si affida ancora ai campioni d’Europa di quattro anni prima e ai vice campioni del mondo di Mexico ’70.
Per l’occasione lo zio Uccio ha pure riesumato Ricky Albertosi. Campione d’Italia nello storico scudetto del Cagliari, portierone di Italia-Germania 4-3, uno per cui San Siro significa l’ippodromo prima ancora dello stadio, tanto spettacolare ed esuberante quanto è razionale e riservato il suo grande rivale Zoff.
D’altronde il ricambio è là da venire, la nidiata degli juventini sta ancora crescendo: il barone Causio esordisce a San Siro sostituendo nell’intervallo il logoro Domenghini, don Fabio Capello proprio nel ritorno subentrando a Bertini, mentre Bettega è fermato dalla grave malattia polmonare di cui all’epoca, con pudore (e una buona influenza societaria sull’informazione) si diceva fosse pleurite.
Segnano Van Moer, poi azzoppato da Bertini, e Van Himst, il migliore. A niente serve il rigore trasformato da Riva, vanno loro alla fase finale (che ospiteranno), poi battuti in semifinale dai futuri campioni della Germania Ovest.
Nel 1980 si gioca da noi, pochi mesi dopo il calcioscommesse e gli arresti spettacolari che ci tolgono Paolo Rossi (non ancora Pablito). É una nazionale che fatica moltissimo a segnare, in una partita che dobbiamo vincere difatti finisce 0-0 e in finale, per il maggior numero di gol segnati – in totale 3 contro 1 in tre partite, figuriamoci – vanno di nuovo loro per poi perdere, naturalmente, contro i tedeschi (il gol decisivo del 2-1 della finale lo segna lo sgraziato centravantone Hrubesch).
Tra i diavoli rossi gioca ancora quel Van Moer che ci aveva fatto gol otto anni prima. É una squadra forte, col portiere Pfaff, grande anzi grandissimo, con Gerets, Vandereycken e Van Der Elst che vedremo anche nel nostro campionato. É l’ossatura della nazionale che due anni dopo sorprenderà i campioni in carica dell’Argentina dell’attesissimo Maradona nella partita d’esordio di Spagna ’82.
“Ero cresciuto in strada, ero un ambulante, un nomade, un brutto carattere, non stavo zitto mai…” Jean Marie Pfaff, che da ragazzo con i suoi undici fratelli e sorelle viveva in una roulotte, che proprio a quei mondiali scappò dal ritiro vestito da infermiere, per andare a incontrare così il grande Maradona, che mise una divisa rossa in onore dell’attrice Kelly Le Brock, che in fondo alla porta appoggiava sempre il suo orso di peluche. Sempre sorridente, era “anche” il portiere più forte del mondo, negli anni Ottanta.
L’ultima sfida è di buon auspicio. In un europeo dove arriviamo con poche aspettative, l’edizione del 2000 ospitata congiuntamente dall’Olanda e proprio dal Belgio, troviamo i nostri rivali nel girone di qualificazione, al secondo match.
Vinciamo nettamente 2-0, segna il secondo gol Stefano Fiore dopo che ha aperto le marcature l’unico dei nostri ancora in attività sedici anni dopo, l’eterno Totti.
La nazionale di un altro grandissimo portiere, Dino Zoff che ora la guida dalla panchina, gioca il miglior calcio della manifestazione, nella finale con la Francia ci dice malissimo, alla fine perdiamo immeritatamente e ancor più immeritatamente il c.t. viene cacciato dal leader dell’opposizione, cosa mai vista.
Scrive Alfio Caruso: “a comportarsi meglio di tutti è Zoff: sollecitato pure dai familiari, Dino presenta dimissioni irrevocabili nel Paese in cui non ci si dimette nemmeno per scherzo. É uno scalpo del quale bisognerebbe solo vergognarsi, ma Berlusconi (seriamente convinto di capirne più di tutti gli altri) è troppo assorbito dagli annunci degli imminenti trionfi per curarsi di simili dettagli.”
A stasera, dunque. Pronostico aperto, di nuovi grandi portieri con l’altro eterno Buffon (che nel 2000 mancava perché infortunato, degnamente sostituito da Toldo) contro il giovane fortissimo Courtois.
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Seguo gli europei twittando, durante le partite, con l’hashtag #lettera32. Se qualcuno vuole venire a chiacchierare di futból mi trova lì…