Ultimo appuntamento con la Musica antica per “Scatola Sonora”, Festival internazionale di opera e teatro musicale di piccole dimensioni giunto alla sua diciannovesima edizione.
Nel cortile di Palazzo Cuttica, in via Gagliaudo 2 ad Alessandria, è in programma per martedì 14 giugno alle ore 21 “Il paratajo“, Intermezzo in due atti del 1753 di Nicolò Jommelli.
Abbiamo chiesto a Francesca Lanfranco, docente di Clavicembalo e tastiere storiche e responsabile dell’Interdipartimento di Musica antica del Conservatorio Vivaldi, e al suo collega Luca Valentino, docente di Arte Scenica e responsabile di Scatola Sonora, di raccontarci, in una pausa delle prove, il “recitar cantando” dell’opera che andrà in scena martedì prossimo.
Il paratajo originariamente era un “Intermezzo”. Di che cosa si trattava, professor Valentino?
LV: nel Settecento gli intermezzi erano quelle opere comiche che intervallavano i tre atti di un’opera seria. Quindi, tra i tre atti c’erano due intermezzi, collegati tra loro. Una piccola storia, un’opera buffa, dentro la storia.
Anche noi assisteremo a due intermezzi?
LV: no, noi vedremo “l’insieme” dei due intermezzi, che però già nel Settecento erano indipendenti e vivevano di vita propria. Il paratajo venne rappresentato a Parigi nel 1753, l’anno dopo la famosa Serva padrona, opera messa in scena dalla stessa compagnia sempre a Parigi, che provocò tutta la querelle des bouffons che vedeva contrapposta l’opera francese a quella italiana, e più in profondità i sostenitori del re, i tradizionalisti, e la fazione degli enciclopedisti, con Rousseau in testa, che sostenevano la libertà di pensiero contro l’assolutismo.
Perché avete scelto Il paratajo?
LV: io lo avevo già curato tanti anni fa per il Festival di Barga, e così sono andato a ripescare il manoscritto. Il professor Aldo Bertone ha poi rifatto la trascrizione in tempi moderni. Perché quest’opera? Fondamentalmente perché avevo una classe adatta, e le scelte del festival spesso si basano sul “materiale umano”. Scatola Sonora ha uno scopo didattico: nasce per, e con, i nostri studenti. Aggiungo ancora una cosa: Il paratajo di Jommelli si collega alla scuola napoletana, come l’Ernelinda di Vinci, un’opera “seria” che abbiamo rappresentato nella scorsa edizione. C’è dunque un filo, logico e cronologico, che li lega.
In questo spettacolo c’è un’interazione tra burattino ed essere umano: è una cosa già prevista nel testo originale?
LV: nell’originale ci sono solo i quattro personaggi che danno vita a un intreccio che ha le sue origini nella Commedia dell’Arte. Da qui, un po’ perché quest’opera assume una connotazione popolare, in quanto verrà rappresentata nel cortile di Palazzo Cuttica, e un po’ per il riferimento alla Commedia dell’Arte, abbiamo pensato di rifarci al teatro dei burattini. Questo ci ha consentito di fare una serie di continue sovrapposizioni tra cantante e burattino. E lo stesso cantante, “bloccato” dentro a ingombranti costumi di gommapiuma che permettono movimenti molto limitati, gesticola con le mani finte, proprio come un pupazzo.
Come si muovono dunque umani e burattini insieme?
LV: i nostri personaggi sono tutti burattini, che si muovono su due livelli: un primo piano, più vicino al pubblico, in cui si muovono i burattini in carne e ossa; e un secondo piano, cioè la lontananza, in cui è protagonista il “doppio”, il burattino vero e proprio. E’ un gioco che permette gag molto divertenti, cambi di ritmo, uscite di scena veloci, situazioni surreali e molto altro ancora.
Professoressa Lanfranco, parliamo ora della parte musicale.
FL: oltre agli archi sono previsti gli strumenti a fiato, che sono anche molto descrittivi all’interno di questo Intermezzo. Il paratajo è, letteralmente, la rete per catturare gli uccelli, che come sappiamo nella storia della musica sono rappresentati in primo luogo dai flauti. In partitura erano previsti diversi strumenti a fiato, e per questo noi abbiamo inserito due flauti dolci, due corni naturali e due flauti traversieri, da non confondere con quelli traversi. I traversieri sono totalmente di legno, senza tasti e senza chiavi, con solo i fori in posizione orizzontale.
Che tipo di suono si ottiene con questi strumenti antichi?
FL: il suono è prodotto dal musicista modulando la posizione del labbro. In più l’intonazione, rispetto al “la” tradizionale di un’orchestra moderna, è abbassata di un semitono, proprio perché questi strumenti a fiato, che vengono dal Conservatorio di Milano, sono stati tagliati per questo. L’impasto generale dell’orchestra diventa così molto bello, molto caldo.
Veniamo all’aspetto didattico di quest’opera: che cosa stanno imparando gli allievi del professor Valentino?
LV: tante cose! Intanto, imparano a mettere in scena un’opera completa. E alcuni di loro, per l’esattezza due dei quattro cantanti, fanno la loro tesi di laurea con quest’opera, com’era già successo con Suor Angelica l’anno scorso. Non è male, no?
Chi ha realizzato i burattini che impiegherete ne Il paratajo?
LV: i burattini sono di Claudio Cinelli. Io e lui da almeno vent’anni ragioniamo su questa idea del cantante-burattino, che ha comunque a che fare con l’innaturalità dell’opera. L’opera lirica è convenzione, è il massimo dello straniamento.
Mentre uno sta morendo, canta…
LV: appunto, è un genere non-naturale, e il burattino va sulla stessa linea d’onda. Siamo dentro il mondo della finzione teatrale, della convenzione.
Che cosa ha imparato da questa esperienza Luca Valentino, docente e regista?
LV: che, lavorando con i ragazzi, ogni volta è una novità. Lo spettacolo “cambia”, non dipende soltanto dalle mie idee, ma anche e soprattutto da chi sale sul palcoscenico. Questo mettersi in gioco, mio e degli studenti, è sempre molto bello.
Un augurio per Il paratajo?
FL&LV: speriamo che non piova!
Andrea Antonuccio
L’appuntamento con Il paratajo è per martedì 14 giugno alle ore 21 nel cortile di Palazzo Cuttica . L’ingresso, da via Gagliaudo 2, è libero fino a esaurimento dei posti disponibili. Replica (in caso di pioggia): giovedì 16 giugno alle 21.
Direttore: Marco Berrini
Regia: Luca Valentino
Scene, costumi, pupazzi: Claudio Cinelli
Trucco: Rosario Calcagno
Assistente ai costumi: Carmen Seccia
Trascrizione e revisione: Aldo Bertone
Personaggi e interpreti:
Clarissa, nipote di Argone e amante di Floro: Lucrezia Crovo
Argone, vecchio zio di Clarissa: Lorenzo Liberali
Fille, pastorella amica di Clarissa: Ilaria Lucille De Santis
Floro, amante di Clarissa: Luca Santoro
Animatori: Erika Arena, Giovanni Combo, Francesca Ragno, Michaela Senetta
Orchestra Barocca del Conservatorio Vivaldi
violini: Maurizio Cadossi e Marco Pesce
viola: Eugenio Milanese
violoncello: Stefano Beltrami
contrabbasso: Federico Lepri
flauto dolci e traversieri: Tommaso Sandri Simonetta e Luisa Meroni
corni naturali: Brunello Gorla e Anna Sozzani
Maestro al Cembalo: Paolo Ghiglione
Maestro preparatore: Francesca Lanfranco
Maestro preparatore archi: Maurizio Cadossi
In collaborazione con l’Istituto di Musica Antica del Conservatorio di Milano e con il Teatro Regio di Torino.