di Enrico Sozzetti
https://160caratteri.wordpress.com
Palazzo Rosso è politicamente silenzioso. Certo, il sindaco, Rita Rossa, celebra sulla pagina di Facebook gli ultimi eventi cittadini fra la rievocazione automobilistica storica, gli eventi nel chiostro di Santa Maria di Castello, le iniziative sportive, i concorsi letterari dialettali, il bilancio della StrAlessandria, il progetto di riqualificazione urbana di corso XX Settembre. Molti ‘mi piace’, meno numerosi i commenti lusinghieri, anzi le note critiche (formulate con toni fermi, ma civili) non mancano. Quella assente è la valutazione politica. Forse qualcuno ha consigliato il primo cittadino di stare attenta perché l’ennesimo proclama potrebbe accendere ulteriormente gli animi di quei cittadini che non aspettano altro che andare alle urne l’anno prossimo.
Il primo turno delle amministrative italiane sta insegnando molto. Anche se la storia di ogni elezione è a sé stante e il clima di Torino è diverso da quello di Novara, Milano è lontana da Roma, Bologna ha visto un risultato opposto a Napoli. E il 2017 per Alessandria è in larga misura da scrivere. Come? Il nodo è tutto qui. Molto banalmente. Perché se Piero Fassino, al ballottaggio, la spunta su Chiara Appendino, rimarrà alla guida di Torino, ma con un Partito Democratico mezzo demolito e un sistema di potere tutto rivedere, anche per chi, come Rita Rossa, ha sposato totalmente la linea politica del Pd fassiniano. Se prevale la candidata del Movimento 5 Stelle (primo partito nel capoluogo piemontese), allora addio all’intero sistema e i primi a pagare il prezzo saranno i politici della provincia piemontese.
Per Rita Rossa non è un momento facile. Ricandidarsi o no? Cercare una alternativa? Ma con chi? Da Fassino a Matteo Renzi, oggi questi leader appaiono in altre faccende affaccendati. Preoccupati di tenere insieme i cocci di una politica che si sta sfaldando alla faccia degli annunci, molteplici e quotidiani, di roboanti successi. Altro che trovare un sostegno al primo cittadino alessandrino uscente. Che se si ricandida dovrà fare i conti non solo con i soliti concorrenti dall’impatto elettorale pari a una manciata, scarsa, di punti percentuali, bensì con i pentastellati (unico problema per loro è il profilo del candidato perché quando non funziona, il consenso è molto contenuto rispetto alle attese come è emerso in alcune città) e con chi scenderà in campo animato da autentico spirito civico, trasversale, orientato alla competenza professionale e trasparenza, concretezza e pragmaticità d’azione. Certo, senza dimenticare il centrodestra e la Lega Nord. Peraltro alle prese con crisi di identità, difficoltà a trovare candidati, assicurare un minimo garantito di ricambio e in attesa delle indicazioni di schieramento che immancabilmente dipendono dai vertici nazionali. Ecco perché la politica di Palazzo Rosso per ora è silenziosa. Se salta il meccanismo, addio alle sponde torinesi, alle mediazioni in Regione, ai sogni. Però anche se Fassino vince, niente sarà più esattamente come prima.
In ogni caso, per ora, Alessandria ha il ponte Meier, i cantieri di Santa Maria di Castello e la rotonda del cavalcavia, l’eredità del Pisu, il gruppo Amag, un teatro aperto a metà. E nel 2017 chi arriverà, vedrà…