«A quarant’anni dalla conclusione delle loro vicende di Russia, c’è da pensare che ancor oggi soltanto gli italiani potrebbero essere in grado di distruggere gli Alpini»
“Centomila gavette di ghiaccio”, Giulio Bedeschi
Ricapitolando: per la consueta Adunata nazionale abbiamo avuto gli Alpini ad Asti il 13, 14 e 15 maggio. Belli, simpatici, chiacchieroni, orgogliosi della loro divisa e sicuramente non astemi. Gli Alpini danno un senso di sicurezza, sono uno dei pochissimi segni di onestà e trasparenza del nostro Paese, sempre più povero e corrotto.
Quando ogni anno partecipo alla Colletta Alimentare, a novembre, gli Alpini non mancano mai. E la gente, quella vera, lo nota subito: “Di voi ci si può fidare… ci sono gli Alpini!”.
Ciò detto. Un amico mi racconta di alcune vicende enogastronomiche del suo paesello nell’alessandrino. Un ristorante chic, alcune trattorie: tanta fatica per tenere aperto e restare in piedi. “Ma nel weekend dell’Adunata gli Alpini arrivavano coi pullman, a pranzo e a cena. Un bel respiro per i locali, meno male”.
Torna alla mente, almeno a me, la meravigliosa e gioiosa macchina da guerra immaginata dai potentoni di casa nostra per intercettare e convogliare in provincia l’enorme flusso di visitatori dell’Expo (ve lo ricordate ancora?). A capo di questo piano strategico, un imprecisato numero di “cabine di regia”. Era la parola d’ordine, insieme a “fare squadra”, “valorizzare le eccellenze”, etc etc. Ma, su tutte, svettava lei, la formula magica di chi non sa cosa dire (o fare…): cabina di regia.
Ora, provate a chiedere a un qualunque esercizio commerciale se ha portato più gente qui da noi un weekend con gli Alpini ad Asti (neanche ad Alessandria: ad Asti), o una cabina di regia per l’Expo. Preparatevi a ricevere qualche pernacchia… e, se potete, restituitela ai manovratori delle famigerate cabine.
Sono ancora lì, non si sono accorti di nulla.