La Coldiretti si schiera a favore del sì nel referendum di ottobre sulle riforme, e scatena la reazione della Lega Nord.
“Hanno scelto di chinare il capo di fronte a Matteo Renzi. – commmenta Riccardo Molinari, segretario nazionale della Lega Nord Piemont – Ad avere la peggio, sotto l’incoscienza
di questa decisione, saranno gli agricoltori italiani, che hanno visto nel corso degli anni un peggioramento progressivo ed inesorabile del proprio lavoro e dei guadagni”.
“Una scelta che ci sorprende – continua Molinari – perché è inconcepibile un appoggio esplicito ad un governo che sta massacrando la nostra agricoltura, appoggiando le folli sanzioni commerciali alla Russia e restando inerme di fronte alla necessità di tutela del Made in Italy. Sembra sfuggire, infatti, anche a chi dovrebbe difendere l’impegno dei lavoratori, quali e quanti danni le politiche scellerate dell’Unione Europea abbiano causato all’agricoltura italiana, a discapito delle stalle e dei prodotti nostrani, inevitabilmente danneggiati. Le sanzioni imposte alla Russia da UE e Stati Uniti all’indomani della guerra civile in Ucraina, ad esempio, hanno infatti portato a conseguenze devastanti: uno studio del WIFO – The Vienna Institute for International Economic Studies ipotizza uno scenario in cui l’Italia perderebbe, per effetto delle sanzioni, 7 miliardi di PIL e oltre 215 mila posti di lavoro”.
“Ci troviamo di fronte ad un governo che non sa tutelare l’agricoltura e la qualità italiana – prosegue Molinari – un governo favorevole al TTIP, che cancellerà ogni garanzia di qualità degli alimenti, invadendo il nostro mercato di prodotti OGM o carne agli ormoni, a discapito dei lavoratori che da anni investono sulla qualità. Un governo che non ha fatto nulla nel semestre italiano di presidenza
del Consiglio d’Europa per tutelare il made in Italy, un governo che vuole che le arance vengano dal Marocco, il riso dalla Cambogia, il pesce dalla Turchia e l’olio dalla Tunisia”.
“Ma soprattutto – conclude il segretario nazionale Lega Nord Piemont – ci troviamo davanti ad una riforma antidemocratica e autoritaria, che ci priverà del diritto di voto per il Senato e cancellerà l’autonomia delle Regioni. E a farne le spese saranno, inevitabilmente, anche le
politiche agricole”.