Questione di gradi [Il Flessibile]

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di Dario B. Caruso.

I grandi della Terra hanno un’idea dell’essere uomini.
Camminare a testa alta, non avere paura di guardare negli occhi le persone ed essere lungimiranti.
Siamo abituati a schiene dritte che abbassano gli occhi per guardare solamente la punta del proprio pisellino al quale sono attaccati come ad un cordone ombelicale che li raccorda al vuoto dei loro pensieri.

Venerdì mattina alle 7,30 arrivo a scuola.
Nella casella di posta certificata una mail dal Ministero dice così:
“…CONSIDERATA la coincidenza della data delle operazioni propedeutiche all’eventuale turno di ballottaggio…
ATTESA l’opportunità di modificare la data della prova scritta a carattere nazionale nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione…
ORDINA
la prova scritta nazionale nell’ambito dell’esame di Stato… anziché il 17 giugno 2016 sarà in data 16 giugno 2016, con inizio alle ore 8:30.
Sono confermate le altre disposizioni di cui all’ordinanza ministeriale 20 luglio 2015, n.15.
IL MINISTRO
Stefania GIANNINI”

angoli_flexokBene.
Sono dieci mesi che il calendario è stato approvato.
Migliaia di insegnanti di tutte le Scuole d’Italia stanno programmando da tempo i turni di assistenza alla Prova Nazionale.
Decine di migliaia di studenti da mesi si sentono scassare gli zebedei su questo fatidico venerdì 17 giugno.
Ci si scherza sopra perché un venerdì 17 è sempre un venerdì 17, si esorcizza la tensione di un test che è un’incognita con giochi e battute su un’anacronistica e oggi fintamente sentita superstizione.
Ci siamo rimessi al lavoro per ristrutturare un non facile calendario concordato con difficoltà da tempo.

Qualcuno potrebbe obiettare che questa è la Scuola di oggi.
Ecco, si tenga le obiezioni.
La Scuola di oggi dovrebbe essere quella che ad una notizia così motivata si solleva unanimemente, tirando fuori gli attributi opponendosi ad una decisione che decreta una sola indicazione: le priorità dello Stato (unica parola maiuscola della circolare ministeriale ad eccezione del nome del Ministro) sono chiare. E la Scuola non è tra queste.
Mi vengono alla memoria due frasi di due figure storiche opposte.
Non so perché.
La prima è di Ernesto Che Guevara: “Un popolo che non sa né leggere né scrivere, è un popolo facile da ingannare”.
La seconda è di Benito Mussolini: “Al popolo la sovranità viene lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria amministrazione”.

Sarebbe significativo indire come liberi docenti e non come organizzazioni sindacali (verso cui come ho già scritto non nutro nessuna fiducia) una dimostrazione nazionale con la partecipazione del 100% dei docenti di ogni ordine e grado: giovedì 16 giugno si indossi un indumento nero quale simbolo di lutto, una camicia, un foulard, una spilla, un paio di orecchini.

A testa alta perché un angolo di 180 gradi ti permette di guardare avanti, un angolo di 90 ti rende succube e nulla più.