di Paola Gioglio
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Si annuncia una discarica e scatta il malcontento degli abitanti della zona prescelta. È la solita storia? Non a Mirabello, non per il sito di cascina San Lorenzo.
Qui potrebbe essere situata la nuova discarica amianto, pubblica e a gestione pubblica, che il Comune di Casale dovrà costruire entro il 2017.
Con un enorme sforzo economico, si vuole bonificare da polverino e lastre il territorio facendo tornare l’amianto dove non può più nuocere: sottoterra. Senza sgarri perché il controllo è pubblico, senza interessi palesi o occulti poiché proprietà e gestione sono garanzia di azioni mirate unicamente al raggiungimento della pubblica utilità.
Perché allora tanto agitarsi, perché la nascita immediata di un comitato a difesa del sito di Mirabello?
A dire la verità, la prima reazione è stata di stupore.
Alla nuova discarica, infatti, avranno accesso – solo e unicamente – i 48 Comuni del Sito di Bonifica di Interesse Nazionale (S.I.N.) coincidente con il territorio dell’ex USL 76. Superficie totale: 738,5 Kmq.
Mirabello è al centro del S.I.N. ? Ha la più alta la percentuale di rifiuti contenenti amianto? È indicata dall’Arpa come zona a maggior rischio sanitario?
Siccome le risposte sono tutte negative, e il Comune di Casale si era impegnato a localizzare la discarica in posizione baricentrica, all’interno del bacino di utenza più ampio, in prossimità di infrastrutture esistenti, come autostrade, superstrade e viabilità secondaria, esplorando tre siti sul proprio territorio, tutti idonei, non si capisce la volontà di prendere in considerazione il sito di Mirabello, che corrisponde al territorio di cascina San Lorenzo, raggiungibile ora solo tramite una piccola strada provinciale (Mirabello-Villabella-Valenza) che segue un tracciato della strada romana Fulvia oppure attraverso una strada di campagna, dopo l’attraversamento di tutto l’abitato.
Perché, allora, cascina San Lorenzo? L’unica risposta possibile: perché il luogo appartiene alla S.p.A. ARIAM (Azienda Rifiuti Industriali e Assimilabili Mirabello), costituita nel 2001 con lo scopo di realizzare una discarica per rifiuti speciali non pericolosi nel territorio comunale di Mirabello, e mai sciolta nonostante il ritiro, nel settembre 2002, del progetto.
Il capitale di ARIAM è detenuto per il 56% da Cosmo S.p.A (la società che svolge il servizio di raccolta rifiuti di 44 dei 48 Comuni del S.I.N.) e per il 44% al socio privato Daneco Impianti S.p.A., di cui sono piene le cronache dell’ultimo decennio.
Da questa constatazione nasce la paura, avvalorata dalla consapevolezza che se una multinazionale dei rifiuti società mantiene nel tempo la proprietà di un sito così defilato è perché conserva la speranza di farne nel tempo una buona fonte di guadagno.
La paura resta, anche se fonti ufficiose riferiscono della volontà del Comune capofila del S.I.N. di “far fuori” la multinazionale.
Se così non fosse, lo scenario sarebbe tragico: alla dichiarazione di fattibilità di una discarica seguirebbero una viabilità migliorata, un allestimento delle infrastrutture necessarie, e un inchino alla Daneco, che troverebbe la via spianata ad una discarica privata.
Se così fosse, lo scenario non sarebbe molto migliore: l’area è molto più vasta del sito necessario per la discarica pubblica del S.I.N. , e talmente marginale da comportare costi di gestione e controllo difficilmente sostenibili, senza sostegni privati.
Perché, dopo aver avuto uno stanziamento di più di sei milioni per una discarica in città, Casale ha deciso nel luglio 2015, di cambiare localizzazione?
Non certo perché a San Germano ci sarebbe un “incremento dei flussi di traffico da cui derivano ricadute ambientali” o perché la sistemazione del Torrente Gattola “riguarda anche i Comuni di Ticineto, Frassineto Po e Borgo San Mattino”, con cassa di espansione in prossimità del sito 1, non per l’ ipotesi di ampliamento dell’aeroporto “Francesco Cappa”, come si enuncia nella conferenza di servizi del febbraio scorso.
L’incremento di traffico, peraltro modesto, ci sarebbe ovunque, il progetto delle sistemazione del Gattola (mai esondato a Ticineto, a memoria d’uomo?) è del 2009, l’ipotesi dell’ampliamento del “Cappa” è giusto un’ipotesi.
Ma, seriamente, che fine hanno fatto, tra i criteri di localizzazione enunciati nel 2013, i vincoli geologici e idrogeologici (livello della falda acquifera, direzione del flusso idrico sotterraneo, caratteristiche litografiche del sottosuolo) le condizioni di accettabilità (evitare aree di valore paesaggistico, privilegiare aree interstiziali), le condizioni escludenti (vincoli archeologici)?
La Giunta di Casale ha deliberato l’estensione delle indagini a Mirabello ( spesa di € 58.700 reperite dallo stanziamento per la Bonifica stabile ex Eternit) senza attingere agli studi della Regione Piemonte del 2007 che mostrano come a San Lorenzo una discarica non è fattibile, senza sentire l’assessore Teruggi , che per la provincia di Pavia ha asserito che u’indagine seria deve durare almeno un anno, senza leggere il Piano regolatore che indica la zona come a rischio archeologico, senza considerare che il sito è area contigua del Parco del Po per emergenze faunistiche e floristiche.
Dal crinale della strada Mirabello-Villabella guardi la cascina diroccata, in fondo al terreno che degrada dolcemente, il profilo di Conzano contro la prominenza del Monviso, Baldesco solido e lontano. Pensi ai racconti dei vecchi che nei campi avevano trovato una sepoltura e che alla fontana verso Giarole si dissetavano, all’amica che si è consumata gli occhi nelle biblioteche per scoprire altro sulla chiesa di San Lorenzo, alla zia giramondo che ogni volta che passa di qui ti chiede di rallentare “perché questo posto ha il suo fascino”, alla castellana di Giarole che si ingegna a proporre passeggiate gradevoli agli ospiti che la aiutano a conservare il maniero.
Pensi ai politici che si riempiono la bocca di turismo, valorizzazione, ambiente, e non sanno neppure dove sono, che adulano gli elettori con parole come “partecipazione”e “condivisione” e ti sbattono in faccia le loro decisioni, che tuonano contro il consumo di suolo e la cementificaione e identificano come luogo ideale per una discarica l’aperta campagna.
E ti prende la rabbia. Che non scema davanti alla rassegnata affermazione dei più pessimisti “tanto hanno già deciso tutto”.
Che aumenta quando il tuo sindaco ti dice “io ragiono con la mia testa” e non ascolta i suoi cittadini.
Vogliamo decidere noi, che questi posti abitiamo e curiamo.
Sì ad una nuova discarica amianto perché, per ora e nell’immediato, è l’elemento chiave per garantire una regolare destinazione finale a rifiuti contenenti amianto evitando i rischi di abbandono sul territorio.
Sì ad una nuova discarica amianto purché sia frutto di una adeguata individuazione del sito, una costruzione accurata, una gestione scrupolosa, una postgestione con i necessari controlli, un recupero ambientale finale.
No ad una discarica amianto a cascina San Lorenzo perché non sarebbe comoda alla maggioranza dei Comuni che se ne dovranno servire, perché il livello della falda acquifera è troppo superficiale, come mostrano studi decennali, perché occorrerebbe asfaltare e cementificare una campagna con pregi naturalistici e paesaggistici, perché non vogliamo fare regali a nessun privato che sulle discariche specula.
Il Comitato per cascina San Lorenzo, area Parco del Po e rio Anda, nato per tutelare pacificamente il sito, non si stanca di raccogliere documentazione, discutere con i cittadini, cercare soluzioni condivise.
Le prossime azioni sono una cena di sostegno e finanziamento nel salone teatro di via Maria Ausiliatrice sabato 28, alle ore 20 e una camminata sul sito di cascina San Lorenzo e Fontanavecchia domenica 29, con partenza alle ore 10 dalla piazza Canto degli Italiani.