di Enrico Sozzetti
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A volte scorrere le cronache della politica alessandrina è istruttivo. Si scopre così che Kim Jong-Un e la Corea del Nord non sono così distanti. Che il buon vecchio e caro centralismo democratico è sempre pronto a fare la sua parte. E che il dissenso è una buona pratica solo in teoria e sempre in casa altrui. Se in ballo c’è la poltrona da sindaco, il gioco si fa davvero duro. Il fatto è noto: giovedì sera va in scena l’assemblea cittadina del Partito Democratico. E mentre al mondo reale non potrebbe interessare di meno della lotta per la difesa del posto dei gruppi dirigenti, è scattato l’attacco al segretario di Alessandria, Massimo Brina. Certo, sarà anche un potenziale candidato a Palazzo Rosso, ma perché contestarlo così, al punto di vedere cinque membri (su sette) della segreteria dare le dimissioni? Forse perché vuole proporre di organizzare un sondaggio sul sindaco in carica, Rita Rossa, e magari aggiungere anche la richiesta di gradimento sulla eventuale ricandidatura, a meno che la prima cittadina non trovi una alternativa concreta e quel posto al sole a Roma cui aspira da tempo (che si decida in fretta, fra un anno ad Alessandria si vota).
Apriti cielo! Chiedere ai cittadini cosa pensano del sindaco? Domandare se sono d’accordo su un secondo mandato? Verificare il reale gradimento del sindaco? Già questo atteggiamento in Corea del Nord sarebbe sanzionato pesantemente. Ma Brina non si limita a questa idea. Va oltre. Se l’esito del sondaggio non fosse favorevole, allora si dovranno fare le primarie. È questo quanto andrà in scena giovedì sera. E venerdì mattina, Massimo Brina potrebbe essersi dimesso (voci indicano in Daniele Coloris uno dei possibili sostituti). Anche perché ha perso cinque membri della segreteria che lo hanno accusato, prima di dimettersi, di occuparsi troppo di questioni nazionali e di avere sostenuto invece troppo poco la giunta di Rita Rossa. Senza contare l’immagine. Un sindaco uscente, e pronto a ricandidarsi, che viene sottoposto al giudizio delle primarie? Non sia mai detto.
Lo scenario alessandrino non è così diverso dal resto della nazione. Guai a pensare. Guai a ricorrere allo strumento critico. O a richiamare il rispetto delle norme. Il percorso che ha tracciato Brina, infatti, rientra in quanto previsto dallo Statuto del Pd di Alessandria. Ma la norma è fatta per essere, quanto meno, interpretata quando non stravolta. Avviene nel Pd come nel Movimento 5 Stelle. Certo, anche negli altri partiti, si dirà. Vero. Le candidature del centrodestra a Roma, per esempio, raccontano infatti una storia analoga. Quello che conta, in ogni caso, è non disturbare il manovratore. Che intanto ad Alessandria viaggia fra un ponte inaugurato più volte, ma non finito, un teatro aperto però a metà, cantieri che vogliono dimostrare che il Comune “sta lavorando per voi”. Del domani non c’è certezza. E quindi è meglio richiamare i fedelissimi e blindare le uscite. Sempre con un occhio, però, a quella di emergenza.