Qualche buon colpo per il Governo

Patrucco Giancarlodi Giancarlo Patrucco
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Nella fase caotica che stiamo vivendo, in politica e nel Paese, è facile sentire su ogni questione tutto e il contrario di tutto. In particolare, contro il governo. Eppure, in questi giorni si sono evidenziati alcuni fatti che non possono non essere ascritti a merito del dicastero presieduto dal premier Renzi. Le polemiche e gli zig zag degli schieramenti politici possono impazzare finché vogliono, però anche le polemiche più incandescenti e gli zig zag più raffinati a un certo punto vengono sovrastati dai dati ufficiali e dalle decisioni assunte negli organismi che contano. I fatti a cui mi riferisco sono appunto di questo tipo ed è difficile scalfirne l’importanza.

Cominciamo da quello che mi sembra più positivo: l’altro giorno il vicepresidente americano, il ministro degli Esteri italiano e il nuovo presidente libico Sarraj si riuniscono in un vertice riguardante la situazione della nostra ex-colonia. Ebbene, ricorderete tutti le prese di posizione nazionali e internazionali relative a un possibile intervento di truppe straniere – essenzialmente Nato – sul suolo libico, per combattere l’Isis, sostenere Sarraj e contenere l’afflusso di profughi sulla rotta italiana, dopo l’accordo con la Turchia e lo stop alla rotta greca.
Ricorderete anche, senz’altro, le pressioni sul governo italiano perché – da titolare dell’intervento – impiegasse chi diceva tremila uomini e chi diceva cinquemila. Ricorderete anche la pacata, ma ferma risposta del nostro governo: l’Italia non farà mancare il suo appoggio a una coalizione che ottenga il mandato dell’ONU e sia esplicitamente invitata a intervenire da un governo legittimamente instaurato e riconosciuto dai libici.  Punto.

Arriva il vertice e sgonfia tutte le illazioni e tutte le polemiche. IlRenzi maggio 2016 presidente Sarraj dichiara che di ciò che avviene in Libia si occuperanno le forze armate libiche. Niente anfibi stranieri sulla sabbia patria. Invece, sblocco dell’embargo sulle armi e aiuto per quanto riguarda l’istruzione delle truppe quelle che dovranno ricacciare l’Isis fuori dal Paese.

Manco a dirlo, il ministro degli esteri Gentiloni si affretta a rassicurare libici e italici: fino a questo punto, i soli scarponi chiodati italiani che sbarcheranno oltremare saranno quelli del piccolo contingente che dovrà proteggere la prossima riapertura dell’ambasciata italiana e quelli degli istruttori.
Non male, vero? Per come è messo Sarraj a casa sua, ci vorranno tempo e diplomazia, ma il rischio di un’entrata in guerra in grande stile, tipo Afganistan, pare proprio scongiurato. Alla faccia di chi, a casa nostra, pensava già di poter lucrare sulle inevitabili polemiche, sia che l’Italia cedesse alle pressioni, sia che l’Italia vi resistesse a oltranza.

E passiamo all’Europa. Vi ricordate il mare di sfottò irridenti che accompagnò il dpef italiano per il 2016 nel suo cammino verso la Commissione Europea? Si disse, allora, che le speranze di applicare quel documento di economia e finanza erano appese a un riconoscimento dell’Europa delle richieste di flessibilità avanzate dal governo Renzi e si concluse subito che quella flessibilità Renzi se la poteva scordare. Mai e poi mai l’Europa avrebbe concesso margini a un Paese mal piazzato come il nostro. Mai e poi mai avremmo avuto sconti. Anzi, si predisse fin d’allora la necessità di ricorrere a una manovra lacrime e sangue proprio per tappare le falle che l’Europa si sarebbe ben guardata dal turare.

Invece, avviene il contrario. In una nota, la Commissione Europea dice che nessun Paese della Comunità ha ottenuto mai una flessibilità ampia come quella che è in procinto di riconoscere all’Italia: circa 14 miliardi, pari allo 0,85% del PIL nazionale. PIL che, sia detto per inciso, pur scontando evidenti sintomi di recessione internazionale che incidono sulle nostre esportazioni, si mantiene comunque su un dato previsionale per il 2016 sopra l’1%. Niente zero,virgola? Pare di no al momento. Pare di no alla UE, pare di no al FMI, pare di no all’Istat. Perché? Beh, stanno aumentando i consumi interni, sorretti da fasce di popolazione che conta più denari in saccoccia e una ripresa dei prestiti.
Chissà come saranno contenti Brunetta, Salvini e il direttorio 5 stelle.

Dulcis in fundo, la conclusione della polemica sulle giornate di voto, alle amministrative come al referendum. C’è una vasta mobilitazione per aggiungere alle domeniche anche i lunedì, mobilitazione che spinge Alfano a farsene interprete presso il Consiglio dei Ministri.
Ciccia.
Il Consiglio dei Ministri mantiene ferma la decisione presa a suo tempo dal Governo Letta: l’election day. Quindi, al lunedì i seggi saranno chiusi e le scuole aperte. Decisione quanto mai coraggiosa in un Paese dove su cose come queste ci si è sempre strizzati l’occhio. Un giorno in più. Che volete che sia?
Ennò. Noi italiani abbiamo bisogno come non mai di avere regole certe ai piani alti per darci una regolata pure ai piani bassi, dove le strizzatine d’occhio imperano. Passi col rosso? Pazienza, andrai di fretta. Metti i rifiuti nel cassonetto sbagliato, oppure li molli dove ti capita? Lo sappiamo, sei un distratto. Non hai pagato il canone o il bollo auto? Ti sarai dimenticato. Hai evaso le tasse, sopraelevato la mansarda, ammazzato uno sulle strisce pedonali, sversato scorie nocive nei fiumi, trascurato le norme di sicurezza sul lavoro, esportato illegalmente i tuoi denari all’estero, timbrato il cartellino per poi andare a spassartela per shopping?

L’elenco potrebbe continuare all’infinito, ma questo piccolo no del Governo potrebbe giungere a monito. Potrebbe voler dire che, se gli italiani devono cambiare mentalità, questo è il settore prioritario. Punti di PIL che aiuterebbero senz’altro lo sviluppo economico, ma soprattutto inciderebbero su quello di una maggiore correttezza nei rapporti sociali.
Mai bisogno fu più sentito dai cittadini corretti e onesti.