Caro Presidente Carlo Smuraglia,
moltissimi tra gli iscritti, i sostenitori e gli amici dell’ANPI esprimono sulla riforma costituzionale un giudizio complessivamente positivo. E voteranno SI al referendum di ottobre, non seguendo perciò l’orientamento ufficiale che l’Associazione ha assunto a livello nazionale.
Tra loro, i firmatari di questa lettera, che hanno precisa e tranquilla coscienza, anche per il loro ruolo di parlamentari, di aver consegnato al giudizio dei cittadini un testo che:
a) ha seguito rigorosamente l’iter costituzionale previsto dall’articolo 138, come la stessa ANPI chiedeva all’inizio del percorso;
b) non tocca in alcuna benché minima misura le parti più delicate della Costituzione, né quella intangibile dei principi fondamentali, né quella relativa al carattere parlamentare della Repubblica, mantenendo alla Camera dei Deputati, attraverso la fiducia, la legittimazione del Governo, e confermando al Presidente della Repubblica il potere di nomina e revoca dei ministri, nonché quello di scioglimento della Camera; né ancora quella relativa alla giustizia;
c) interviene su alcune parti dell’ordinamento istituzionale: il bicameralismo paritario, la cui efficacia fu oggetto di molte divergenze e riserve, emerse già nella stesura del testo originario e mai sopite nei decenni successivi; il riordino del rapporto tra Stato, Regioni e Autonomie locali, anche rimediando ad alcuni errori commessi con la riforma del Titolo V del 2001;
d) attribuisce maggiore certezza agli istituti di democrazia diretta, imponendo al Parlamento tempi certi per l’esame delle leggi di iniziativa popolare e abbassando il quorum per la validità dei referendum abrogativi, quando le firme raccolte per la loro indizione siano almeno 800 mila.
Anche alla luce di queste considerazioni di merito, ci teniamo a sottolineare, perciò, come la nostra posizione favorevole alla riforma non sia “in dissenso dall’ANPI” ma esattamente in nome dei valori che essa rappresenta, che guardano a una democrazia piena ed efficace nel dare attuazione concreta ai principi e ai valori che la Costituzione afferma nella sua prima parte.
Principi che restano intangibili e non negoziabili, ma che sono stati troppo spesso disattesi, anche in ragione della crescente fragilità e inefficienza delle istituzioni alle quali l’ordinamento costituzionale ne affidava, e ne affida tuttora, la realizzazione.
Proprio a partire da quella che noi riteniamo essere la coerenza della nostra posizione favorevole alla riforma con lo spirito costituente originario e con il carattere progressivo che i costituenti ritennero di assegnare alla nostra Carta fondamentale, chiediamo al gruppo dirigente dell’ANPI di farsi carico delle nostre ragioni, favorendo in primo luogo nelle stesse sezioni e federazioni dell’Associazione momenti di confronto aperti.
Sarebbe a nostro avviso grave se, una volta schieratasi per il No, l’ANPI affrontasse la campagna referendaria né più né meno che come un partito politico, enfatizzando ed esasperando le differenze d’opinione, anche molto profonde, e perdendo di vista la peculiare natura di una Associazione che ha il compito di unire quanti si riconoscono nei valori dell’antifascismo e della democrazia, quali che siano le loro posizioni politiche.
E’ assai probabile che dal referendum emergano le divisioni esistenti nel Paese. Come iscritti e sostenitori dell’ANPI noi riteniamo sia stato un errore schierare l’Associazione sul fronte di tali divisioni. E molto potremmo discutere sull’opportunità e sulle modalità di tale scelta. Tuttavia, preso atto della decisione assunta, chiediamo ai dirigenti dell’ANPI di ogni livello di guidare il complicato periodo che ci attende facendo in modo che il solco non si approfondisca.
Soprattutto perché a favore della riforma staranno molti dei democratici che in lunghi anni si sono battuti e tuttora si battono, nelle istituzioni e nella società, per difendere la memoria della Resistenza e della Repubblica che da essa ha preso vita, e che in certune delle manifestazioni dell’ultimo 25 aprile sono stati fatti oggetto di attacchi e di aggressioni verbali da gruppi di sedicenti “antifascisti militanti”, infiltratisi nei cortei e nei comizi.
Mentre sul fronte contrario, insieme a quanti si oppongono muovendo da sincere convinzioni democratiche, staranno anche coloro che solo pochi anni fa oltraggiavano la bandiera, che della nostra democrazia è simbolo primario, indicandola per innominabili usi, oppure quanti definivano insopportabilmente “bolscevica” la Costituzione di cui ora vogliono farsi strumentali paladini, oppure ancora gli animatori dei peggiori spiriti di intolleranza e di incitamento all’odio verso le moltitudini migranti, alle quali riservano spesso le parole della xenofobia e del razzismo.
Per queste ragioni, e nella certezza che al gruppo dirigente nazionale dell’ANPI non sfugga come nessun solido futuro possa essere dato ai valori fondanti della nostra Costituzione da una parte non secondaria delle forze che oggi si schierano contro la sua riforma per mero calcolo politico, chiediamo alla “nostra” Associazione, non di rinunciare alle posizioni assunte, ma di fare in modo che esse possano convivere, nell’ANPI e per l’ANPI, nel confronto dialettico anche aspro, aperto e leale con quelle di chi sosterrà le ragioni della conferma referendaria e si impegnerà a favore del SI, nella convinzione di concorrere così a rafforzare la democrazia.
Dare impulso già ora, prima ancora che la campagna elettorale entri nel vivo, a momenti di discussione e approfondimento nelle sezioni locali e negli ambiti organizzativi provinciali dell’Associazione è il segnale che ci attendiamo e che, siamo certi, Lei non vorrà far mancare.
Segue firma di Daniele Borioli e altri 70 senatori PD