Il volontariato: una scuola di vita [Occhio ai giovani]

Volontariato 3di Edoardo Prigione

 
Aiutare chi ha bisogno è una buona azione che ci fa sentire utili. Sempre più persone si dedicano al volontariato proprio per dare una mano a chi è meno fortunato, e spesso intraprendono un percorso che li cambia profondamente. Molti giovani si occupano dei bisognosi in vari modi: alcuni attraverso parrocchie e associazioni religiose, altri per conto di enti statali o paramedici. Dal volontario che gestisce il canile a chi raccoglie vestiti per i poveri, tutti sono legati dagli stessi sentimenti di generosità e altruismo, indispensabili per donare il proprio tempo e le proprie energie a chi soffre.

Nell’immaginario collettivo, gli adolescenti passano le loro giornate ad ascoltare la musica e a guardare il cellulare, ma, per fortuna, non tutti sono così. Ad esempio, Roberto Pagella, studente ventenne di Scienze Biologiche adVolontariato 1 Alessandria, riesce a coniugare lo studio e i turni da soccorritore della Croce Rossa Italiana. Per ricoprire questo ruolo “ho seguito un percorso formativo che mi ha permesso di salire sul 118” racconta; e afferma che “il miglior regalo che si possa ricevere è un sorriso, una stretta di mano, un semplice grazie per un servizio svolto, anche se l’esito non è stato quello auspicato” e nonostante le notti insonni “si torna a casa felici”. Sono molti i giovani che si impegnano per la Croce Rossa, non solo nel soccorso, ma anche nell’assistenza degli anziani, in progetti di prevenzione nelle scuole, in attività di clownerie e di supporto durante le manifestazioni. Roberto, che ha quattro anni di volontariato alle spalle, consiglia ai giovani alessandrini questa esperienza “che fa crescere dal lato professionale e in modo particolare da quello umano”, adatta “a tutte quelle persone che hanno tempo e voglia di adoperarsi per chi è meno fortunato di loro”.

Un’altra forma di volontariato diffusa tra i giovani è l’assistenza ai pellegrini a Volontariato 2Lourdes. Francesca Buffelli, studentessa al quarto anno del Liceo Classico “G. Plana” di Alessandria, lo scorso giugno ha vestito i panni della crocerossina, dietro consiglio di un’amica, per motivi umanitari e anche per un pizzico di curiosità verso una realtà che le era sconosciuta. “Inizialmente ero scettica e pensavo fosse una cosa da bigotti, ma ho capito che è un servizio che va oltre la sfera religiosa”. Ci si rende utili, ma si riesce a ritagliare anche un po’ di tempo da passare con i coetanei e svagarsi ricompensando le levatacce mattutine. Francesca, addetta al refettorio, serviva i pasti ai malati, alcuni ragazzi erano responsabili di acqua e coperte, altri del trasporto degli infermi, altri ancora dell’animazione dei bambini. Oltre a dame, barellieri e scout ci sono medici e infermieri “che si prendono le grandi responsabilità che il pellegrinaggio comporta, grazie alle loro competenze.” E a chi le chiede il perché di questa esperienza, sicuramente fuori dall’ordinario, risponde: “ aiutare persone che non sono autosufficienti è la cosa più bella che ci sia, perché un sorriso sincero come il loro vale più di mille parole dette da altri” e aggiunge “si impara che le piccole cose sono le più importanti”.

La passione che emerge dai racconti di questi giovani volontari fa capire che esperienze di questo tipo hanno grandi effetti sul piano emotivo e umano, che aiutare gli altri è importante anche per la propria crescita personale.

A dispetto di chi ha definito i giovani “choosy” e “sdraiati”, le parole di Roberto e Francesca dimostrano che molti adolescenti sanno essere altruisti e aiutare disinteressatamente chi ha bisogno. Anche questi sono modelli da seguire, che ci possono ridare speranza verso una società che troppo spesso offre esempi poco edificanti.