La sanità della ricerca e quella del pollaio [Centosessantacaratteri]

Sozzetti Enricodi Enrico Sozzetti
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Anche la sanità è pronta a lanciare il cuore oltre l’ostacolo? Sembra di sì. C0n tempi rapidi. Con progetti innovativi. Con la volontà di razionalizzare e riorganizzare per potenziare cure e servizi di avanguardia. È su questi presupposti che si basa il percorso di programmazione che vorrebbe portare alla realizzazione di un unico ospedale nel sud del Piemonte e della provincia di Alessandria. Tutto è avvenuto all’interno della Commissione Sanità della Regione Piemonte che è presieduta da Domenico Ravetti, alessandrino. Da subito si è immerso nella dimensione della sanità territoriale. Consigliere regionale del Pd, ha voluto esaminare, capire, visitare tutti gli ospedali, incontrando, anche più volte, dirigenti, medici e personale. Ha fatto quello che dovrebbe essere normale fare: studiare. Poi ha iniziato a sviluppare una azione progettuale che si è nuovamente concretizzata, in Commissione, in un documento, presentato dallo stesso Ravetti, e che è stato condiviso da Walter Ottria, Pd, Forza Italia (secondo firmatario il tortonese Massimo Berutti) che impegna la Giunta Regionale “in diverse azioni in particolare sul territorio provinciale alessandrino”, un impegno che ha visto esprimere da Paolo Mighetti, Movimento 5 Stelle, un orientamento favorevole.

Ma cosa significa questo atto? Che deve essere, innanzitutto, assicurato il “massimo livello di coordinamento e di condivisione delle scelte che dovranno essere adottate con i soggetti interessati, in primis le amministrazioni comunali”. La Giunta regionale, aggiunge Ravetti, dovrà essere impegnata “a garantire l’individuazione di un’area territoriale strategica su cui realizzare il nuovo ospedale di riferimento anche per altre Regioni e che soddisfi i territori della provincia di Alessandria anche per le nuove esigenze di mobilità che si verranno a creare”.

E come si deve tradurre l’altra sollecitazione all’assessorato regionale alla Sanità perSanità nuova l’avvio di una analisi preliminare finalizzata al processo di fusione aziendale tra l’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria e l’Asl Alessandria? L’obiettivo è definire gli aspetti connessi “ai benefici e ai vantaggi competitivi in considerazione dell’eventuale avvio di processi similari che interessino altre aziende sanitarie della regione” risponde Ravetti.

Un nuovo ospedale di riferimento, la fusione delle due aziende sanitarie (in tutto ben oltre seimila dipendenti), specialità di avanguardia, ricerca e innovazione: fantascienza? Forse sì, se si guarda a un territorio e a degli amministratori che litigano come in un pollaio di periferia. Infatti quello che si sta delineando è un metodo nuovo. Che parte dallo studio dei ‘bisogni di salute’, della mobilità su ferro e su gomma, sui servizi a supporto, sulla logistica. Sono i contenuti sanitari, la qualità della ricerca e dell’innovazione, la rete che dovrà nascere intorno alla struttura, gli elementi fondamentali del progetto del nuovo ospedale di riferimento. Non conta che sia uno al posto dei tre alessandrini (civile, infantile e Borsalino), oppure uno al posto di quelli di Alessandria, di Novi e di Tortona. O uno al posto di tutti gli altri della provincia. Sarà lo studio a delineare la sanità del futuro in provincia di Alessandria e nel sud del Piemonte.

Un metodo innovativo che dovrà fare i conti con la politica di basso cabotaggio, degli interessi clientelari, con la miopia degli amministratori più interessati a portare a casa un risultato, qualunque esso sia, da spendere subito in termini elettorali, piuttosto che una progettualità efficace e concreta, ma con effetti a medio termine. La sanità che si sta cominciando a delineare non ha quasi nulla a che fare con quella della difesa cieca dei campanili. Come accade a Tortona dove, dopo gli ultimi incontri con la Regione, il Comune è contento perché è emersa “la volontà di ripristinare la funzionalità dell’ospedale nella gestione delle emergenze e incrementare la specializzazione delle discipline d’eccellenza che verranno implementate”. E come accade a Casale dove venerdì andrà in scena un presidio e una manifestazione “in difesa dell’ospedale”. La politica è in campo in modo plateale con uno scontro fra centrodestra e centrosinistra. Sono tutti esperti di medicina, anche se hanno magari difficoltà a indicare da che parte è la milza. Sanno tutto di diagnostica e modalità di esecuzione degli esami, ma non saprebbero tenere in mano una siringa. Sono questi i politici che dovrebbero coordinare le azioni di studio e monitoraggio dei territori.

Meno male che ci sono i pazienti. Sanno benissimo dove devono andare per farsi curare al meglio. E loro la scelta la fanno indipendentemente dai piani della Regione, delle fiaccolate e dei presìdi di protesta.