Ad Alessandria l’Università serve anche per lavarsi la coscienza [Centosessantacaratteri]

Sozzetti Enricodi Enrico Sozzetti
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L’Università ad Alessandria serve per studiare, fare ricerca di base e avanzata, promuovere cultura e didattica. E anche per lavarsi la coscienza. Da una parola in avanti, tutti gli amministratori pubblici non perdono tempo e dichiarano che sono pronti a sostenere l’Ateneo in ogni modo. L’ultima occasione è quella della Cittadella e dei fondi governativi che sono stati stanziati (venticinque milioni) e che verranno però coordinati nella futura fase progettuale dalla Sovrintendenza cui è stata affidata la fortezza. Il Comune di Alessandria “custode delle fortezza, avrà un ruolo primario nei prossimi tavoli in cui verranno analizzati e definiti i progetti per la Cittadella che, anche grazie ai nove milioni di euro di fondi strutturali europei della Regione, potrà trasformarsi in un volano per lo sviluppo economico di Alessandria”. Le cronache giornastiche di questi giorni sintetizzano così la situazione e precisano che le proposte sul riutilizzo degli spazi della fortezza settecentesca non mancano.

Ecco il recupero dei fossati (intervento di cui parla da anni e anni e che sarebbePalazzo Borsalino nuova stato possibile se le forze politiche non avessero perso tutto il tempo a litigare e basta), la destinazione di una porzione a residenze universitarie e servizi all’Ateneo (il fatto che la Cittadella sia lontana chilometri dalla sede del Dipartimento di Scienze al quartiere Orti e dal Dipartimento di Giurisprudenza, Scienze politiche economiche e sociali di Palazzo Borsalino in via Cavour evidentemente non preoccupa nessuno, a meno che non ci siano progetti segreti per mirabolanti collegamenti con il trasporto pubblico), la trasformazione in un polo per la digitalizzazione, un contenitore di eccellenze artigiane.

Idee originali? No. Il Piano strategico della città di Alessandria della giunta Fabbio,  oggi chiuso e dimenticato dalla giunta Rossa, aveva già identificato utilizzi simili. L’Ateneo? Oggi torna una proposta che, se mai percorribile, potrebbe essere realizzata in un periodo troppo lungo per le esigenze dell’Università del Piemonte Orientale. Che, peraltro, non avrebbe nemmeno torto a non fidarsi delle pubbliche amministrazioni.

Quello che oggi esiste ad Alessandria sul piano edilizio è frutto unicamente delle risorse spese dall’Ateneo. È la storia che lo certifica: sul piano concreto né la Lega Nord, né il centrosinistra, né il centrodestra hanno creato una condizione forte per lo sviluppo dell’università sul fronte strutturale. Non che i privati siano stati da meno. Nessun costruttore ha pensato di investire in residence universitari, nessuno (tranne qualche piccola eccezione) ha investito sul piano del commercio e dei servizi, mentre a Novara è attiva da qualche anno anche la ‘Carta dello studente’. Ma intanto ecco tornare la proposta di un college in Cittadella che “può rappresentare l’elemento decisivo per fare, davvero, di Alessandria una città universitaria”. Ma come? Costruendo ex novo all’interno della fortezza? Ristrutturando l’esistente? Con quale investimento prioritario? Per la politica il lavoro è semplice. Annuncia che ci sono i soldi, che coordinerà, che progetterà. Se poi le cose non dovessero andare bene, la colpa sarà di altri.

CittadellaE l’Ateneo del Piemonte Orientale? Da tempo chiede certezze negli impegni e nei tempi. Finora le promesse di spazi nuovi (dalla vicenda dell’ex ospedale militare all’ex caserma dei carabinieri di via Cavour) si sono dissolte in annunci più o meno pomposi e un nulla di fatto. L’Ateneo, come le imprese, chiedono tempi certi. A Novara e a Vercelli è avvenuto. Ora ad Alessandria viene messa sul piatto la Cittadella. Proposta ad effetto, ma quanto credibile in un arco di tempo accettabile per lo sviluppo dell’università? La palla passa alla prossima giunta che verrà chiamata a governare Palazzo Rosso. E che sicuramente si impegnerà a sostenere lo sviluppo universitario…