Spettabile redazione,
ho appreso dalle pubbliche affissioni che il 7 e 8 Maggio si svolgerà a Montegioco (AL) la prova nazionale per cani da seguita su cinghiale 3° Trofeo Terre del Giarolo.
La stagione venatoria 2015-2016 si è chiusa con un bilancio record di vittime: esseri umani, animali di specie protetta e animali domestici sono stati feriti e uccisi violando la normativa. Il numero di animali di specie cacciabili massacrati legalmente dai cacciatori è indefinito e almeno ora che la stagione è chiusa, sarebbe buona cosa tenere alla larga dalle nostre colline tutto ciò che ha a che fare con questo sport sui generis.
Oltre a subire la presenza della caccia per un certo periodo dell’anno, dobbiamo subire la presenza di questi trofei in cui si sfruttano i cani, strumento seriale per la caccia al cinghiale, una delle più crudeli, brutali e pericolose nell’attività venatoria. I cacciatori in squadra si preparano alla braccata coi cani; individuati, inseguiti, scovati i cinghiali, aizzano i cani contro le disgraziate vittime a scatenare una lotta agghiacciante.
https://www.youtube.com/watch?v=Gur2BD8M3J8
https://www.youtube.com/watch?v=o66iNTTV3Sw
https://www.youtube.com/watch?v=tVRHe2LC2r8
https://www.youtube.com/watch?v=ZAgN6BUTFuI
La legge 281/1991 definisce i cani “animali d’affezione” ma i cani dei cacciatori non sono animali d’affezione, non si vedono a passeggio con le loro famiglie, nel giardino di casa, in vacanza; sono soltanto mezzi per uccidere come lo sono i fucili. Le leggi di tutela, non vengono applicate ai cani dei cacciatori che spesso li abbandonano perché non servono più; non a caso nei canili i cani da caccia sono sempre in buon numero.
La caccia al cinghiale è crudele anche per la “preparazione” che comporta: cuccioli di cinghiale siano introdotti nei recinti affinché i cani si esercitino in quella che sarà poi la caccia vera e propria. Questi cuccioli terrorizzati cercano la fuga inutilmente, vengono inseguiti fino a che soccombono impazziti di paura, dilaniati dai morsi dei cani eccitati dal sangue e dalle grida dei cacciatori. https://www.youtube.com/watch?v=dlTYm-Xw4CA
La legge 157/1992 disciplina l’attività venatoria ma se nel contesto di questa attività un soggetto maltratta gli animali, essi purtroppo non sono tutelati dalla legge 189/2004 che punisce il maltrattamento degli animali.
L’amore che i cacciatori sbandierano per i loro cani non trova riscontro in ciò che spesso scrivono sui loro siti web http://www.cinghialeoperaomnia.it/sicurezza-e-pronto-soccorso/pronto-soccorso-per-i-cani/ “Il cane nella caccia al cinghiale è costantemente al fronte. È lui che porge il petto nell’assalto all’arma bianca del nemico. E le ferite se non sono mortali sono ugualmente profonde e dolorose. (…) è tuttavia frequente che il cane nel corso della sua carriera le buschi. Quando accade è la fortuna che deve darci una mano. Una ferita superficiale aiuta il nostro amico a capire che il cinghiale va trattato con le pinze; una ferita profonda ci fa correre dal veterinario. Il reiterarsi di incidenti invece ci fa comprendere che quel determinato soggetto va accantonato; arreca danno a se stesso, ci fa spendere soldi per cure e medicine ed aumenta in modo esponenziale il coefficiente di rischio anche per i compagni che cacciano al suo fianco. Nel contatto con il cinghiale la fuga non è disonorevole. Il cane che al primo accenno di carica scatta indietro come una molla è un cane furbo, che tiene alla sua pelle. I brocchi restano lì a ciondolare e a far da bersaglio. I matti vanno a morire. (…)”
I cani da caccia non sono affatto matti ma li si fa ammattire col trattamento che si riserva loro. E ammattiscono pure le persone che vivono ai confini delle zone di caccia, costrette a subire una guerra continua fatta per divertimento.
Come se non bastasse il terrore indotto nei confronti dei cinghiali, animali verso i quali è in corso una ingiusta campagna mediatica di odio, questo trofeo a Montegioco reca disturbo a tutte le specie di animali selvatici che, almeno in periodo di caccia chiusa, hanno il diritto di essere protette.
Contrariamente a ciò che può apparire, il peggio di questa iniziativa non arriva dalle associazioni venatorie ma dal Comune di Montegioco che ha concesso il patrocinio ispirandosi a non so quale valore.
La caccia è legale ma non tutto ciò che è legale è moralmente accettabile ed è ora che le istituzioni, nell’esercizio della legalità ma anche della discrezionalità, prendano le distanze da queste manifestazioni irragionevoli, diseducative e cruente che non hanno più ragione di esistere.
Cordiali saluti.
Paola Re – Tortona