di Enrico Sozzetti
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Dietro a un gesto che può essere classificato tra l’originale e il provocatorio c’è invece non solo una manifestazione di originalità ed eccentricità, bensì la testimonianza della intuizione imprenditoriale che si traduce in gesti simbolici, a volte, e in sviluppo industriale, più spesso. Siamo a San Giuliano Nuovo, sobborgo di Alessandria, dove dal 2005 è stato trasferito lo stabilimento della Ida Srl, azienda che produce vegetali disidratati per l’industria alimentare ed esporta in oltre trenta Paesi. Augusto Gemma, amministratore unico, imprenditore noto per le storiche battaglie nel settore del credito e anima critica del sistema bancario, stavolta ha deciso di scrivere al municipio di Crystal City, città del Texas di oltre settemila abitanti. Perché? Per “organizzare un gemellaggio con San Giuliano Nuovo che ospita il migliore essiccatoio di spinaci del mondo”. Una provocazione? Certo. Non fosse altro che un sobborgo non può certo gemellarsi con una municipalità. Solo una battuta? Questo no.
La Ida rappresenta una realtà pressoché unica. Il trasferimento dalla storica sede di Alessandria in quella di San Giuliano Nuovo è coinciso con la realizzazione della più lunga e moderna linea per la disidratazione di vegetali a foglie (spinaci, prezzemolo, ma anche spezie, frutta secca, erbe aromatiche surgelate, fiocchi di patate) che ha pochi eguali in Europa e che consente di realizzare produzioni totalmente Made in Italy. La provocazione di Gemma guarda a Crystal City dove dal 1937 i coltivatori di spinaci hanno eretto una statua del personaggio dei cartoni animati ‘Popeye’, Braccio di ferro. La città texana durante la seconda guerra mondiale è stata sede del più grande campo di internamento del periodo che ha ospitato civili di origine tedesca, giapponese e italiana e sudamericana. Un’altra città americana che rivendica un analogo primato per la produzione di spinaci è Alma in Arkansas.
La piccola provocazione che arriva dalla Ida serve per riaccendere l’attenzione su una delle realtà imprenditoriali dell’alessandrino che quotidianamente, in silenzio e non sempre al centro dell’interesse delle pubbliche amministrazioni (Augusto Gemma periodicamente rilancia l’emergenza della scarsa manutenzione delle strade e della qualità dei servizi alle imprese come ai privati cittadini), porta il nome di Alessandria nel mondo. Risale, per esempio, ad alcuni anni fa uno dei primi allarmi circostanziati sul falso ‘made in Italy’ che è stato lanciato proprio dagli amministratori dell’azienda. Esportatori in Giappone, una volta un loro container era stato tenuto fermo per settimane in dogana perché un altro carico di una impresa italiana era sotto controllo. Le verifiche nipponiche erano diventate meticolose, e avevano coinvolto anche chi è sempre stato in regola, a causa di un carico di vegetali dal marchio italiano però prodotti in nord Africa. La Ida è rimasta leader di mercato, l’altro produttore no. Però il problema del falso marchio italiano, delle truffe alimentari, della concorrenza sleale restano nodi irrisolti nel ‘sistema Paese’. E a farne le spese sono le aziende che rispettano le regole. Sia quella che produce verdure disidratate, oppure quella che realizza gioielli unici, o ancora chi opera nel campo della ricerca biomolecolare. Quelle eccellenze così diffuse anche in provincia di Alessandria, ma che vengono troppo spesso ricordate solo una volta ogni cinque anni o quando c’è da tagliare un nastro.