L’estate di Adriano – seconda parte [Lettera 32]

Giuliano Beppedi Beppe Giuliano

 
Adriano Panatta ha vinto gli Internazionali d’Italia del 1976.
È il 30 maggio. La sera chi va al cinema può ancora fumare. Dopodomani, 1º giugno, entrerà in vigore la legge che vieta il fumo nei locali pubblici e nei cinema.

Tra maggio e giugno le cronache sono piene di avvenimenti drammatici.
Il 6 maggio un terribile terremoto ha distrutto interi paesi del Friuli, tutti impariamo il nome del paese di Gemona. I morti sono quasi mille.
Il giorno prima a Torino il giudice Violante, nell’ambito di un’inchiesta su una trama di “golpe bianco” ha fatto arrestare il partigiano Edgardo Sogno.
Sempre a Torino pochi giorni dopo si apre il processo contro il nucleo storico delle Brigate Rosse, drammaticissimo anche a causa del rifiuto degli imputati di nominare avvocati difensori, delle minacce ai difensori d’ufficio e ai giudici popolari, che in gran numero rinunciano all’incarico. Accetterà invece con grande coraggio, dopo essere stata sorteggiata, Adelaide Aglietta, segretaria nazionale del Partito Radicale.

Intanto il 9 maggio si era suicidata in un carcere tedesco Ulrike Meinhof, che insieme a Andreas Baader dà il nome che usiamo per chiamare la formazione terroristica di cui era stata ideologa.

A Genova l’8 giugno le BR uccidono il procuratore generale della Repubblica Francesco Coco, la sua guardia del corpo e il suo autista (Coco è il primo magistrato ucciso durante gli “anni di piombo”; il sostituto procuratore di Roma Vittorio Occorsio verrà poi assassinato il 10 luglio 1976, sotto la sua abitazione romana da uno dei capi dell’organizzazione terroristica fascista Ordine Nuovo, Pierluigi Concutelli).
Il giorno dopo l’omicidio Coco, a Parigi Adriano Panatta deve giocare, nei quarti di finale, contro il fenomenale svedese Bjorn Borg.

“Attacco un bel po’ spensierato sulla seconda palla di servizio, piazzo una volée senzaPanatta chiuderla, rimedio con un’altra volée, alta e dorsale, al pallonetto, poi chiudo in tuffo e rimango steso per un po’, con l’aria di chi sta meditando sui destini umani. In realtà solo per rifiatare.”
Adriano Panatta racconta così la volée in tuffo sul matchpoint di Hutka, alla fine battuto al primo turno 12-10 nel quinto e decisivo set, e che rimarrà l’immagine più celebrata del Rolland Garros 1976.
Anche a Parigi, come era successo a Roma, Panatta rischia dunque di perdere al primo turno contro uno sconosciuto. Gli incontri successivi sono abbastanza facili, contro lo svedese Borg invece Adriano non è favorito, anche se ha un precedente dalla sua.

Negli altri sport si stanno verificando avvenimenti notevoli: per la prima volta dopo la tragedia di Superga rivince il campionato di calcio il Torino, guidato in panchina da Gigi Radice, in campo dal giaguaro Castellini, dal poeta Claudio Sala e dai gemelli del gol Graziani e Pulici.

Il giorno della partita tra Panatta e Borg ha perso la maglia rosa Felice Gimondi, che la vestiva da undici tappe, dopo non averla indossata più dal 1969 (l’anno del discusso doping di Merckx). Il grande rivale del cannibale quindi si sta dimostrando più longevo del belga, mentre non sono ancora pronti i giovani Baronchelli e Battaglin, speranze di rinnovamento del ciclismo nostrano. Nella tappa dolomitica che da Longarone va alle Torri del Vajolet, con ben cinque gran premi della montagna e l’ultima salita sterrata, anche se Felice resiste egregiamente, gli porta via la maglia il belga De Muynck.

Borg ha compiuto da pochi giorni vent’anni ma al Roland Garros ha già vinto le ultime due edizioni, e l’unica sconfitta sulla terra rossa parigina risale a tre anni prima, quando era solo diciassettenne. A batterlo fu proprio Panatta, che del suo avversario è più vecchio di sei anni.
I due primi set del quarto di finale sono stati forse i migliori mai giocati da Panatta. Gli riesce tutto, e nelle giornate così nessuno gioca a tennis altrettanto bene.
Il terzo set gli scappa via. Nel quarto Panatta riparte benissimo (2 a 0) e sempre all’attacco, ma si fa subito raggiungere e si va avanti su un piano di perfetta parità fino al tre pari. Poi Adriano sale fino al 5-3, ma lì perde il servizio è spreca ben tre matchpoint.
Si inizia a temere il peggio. Panatta sembra provato, ma si aggrappa alla battuta.
Sarà “tie break”. Sfruttando al massimo il suo servizio, con grinta inusuale, Panatta lo vince per 7 a 2 e finisce con le braccia al cielo tra gli osanna degli oltre dodicimila spettatori.
Panatta batte Borg, che al Roland Garros non perderà mai più.

Come voteranno gli italiani, domenica 20 giugno? Quasi tutti i commentatori politici pensano al primo, storico, sorpasso della Democrazia Cristiana ad opera del Partito Comunista.
MontanelliDalle colonne del Giornale, che ha fondato pochi anni prima, Indro Montanelli conia un’espressione diventata storica, ancora oggi usata. Invita a votare DC turandosi il naso.

Intanto ad Arcore, dove da due anni risiede l’editore di Montanelli (ma non è ancora un personaggio pubblico), il giorno della semifinale del Roland Garros, la tappa a cronometro del Giro d’Italia consente a Felice Gimondi di riprendersi la maglia rosa. L’indomani sul tradizionale traguardo di Milano sarà entusiasmante passerella per il nostro ciclista più amato.

Adriano Panatta dunque è in semifinale.
Lo aspettano, ora, i due “rats”.
Eddie Dibbs e Harold Solomon sembrano gemelli. Piccoli, scuri, sgraziati, il contrario di come nell’idea dei più è un tennista. Regolarissimi pallettari, sulla terra rossa sono difficilissimi da battere.
Li chiamano i “gemelli bagel”, con riferimento al tipico dolce della comunità ebraica aschenazita o, più malignamente, i “rats”, i topi.
La semifinale contro Dibbs va via abbastanza in scioltezza, ad Adriano bastano un’ora e quaranta minuti per vincere, mentre l’altra semifinale tra Solomon e il messicano Ramirez dura oltre quattro ore.

Panatta quindi ritrova Solomon poche settimane dopo il polemico ritiro dell’americano, che al Foro Italico si era sentito derubato. Prima dell’incontro, negli spogliatoi, mentre si cambiano Adriano infierisce. Racconterà poi di avere chiamato di fronte a uno specchio l’avversario: guardami, sono alto, bello, prestante, tu sei un “rat”. Come puoi sperare di battermi?
E perde, infatti, Solomon, in quattro set, contro un Panatta splendido e stremato.

È il 13 giugno 1976. Panatta ha vinto il Foro Italico e il Rolland Garros in meno di un mese. Un’impresa riuscita solo ad altri sette tennisti. Ha vinto un torneo del grande slam, secondo (e ultimo finora) italiano uomo a farlo (molti anni dopo arriveranno la Francesca Schiavone sempre a Parigi, e Flavia Pennetta a New York).

La domenica dopo molti italiani votano turandosi il naso, la DC rivinceDiossina anche se il PCI ottiene il migliore risultato elettorale di sempre.
Il 10 luglio a Seveso, nel milanese, una nube tossica crea vittime e rende inagibile per anni una vasta area attorno all’industria svizzera ICMESA. Impariamo il nome della diossina.

Il 28 luglio a Marsiglia viene ghigliottinato Christian Ranucci, di 22 anni, accusato di avere ucciso una bambina (ancora oggi non è chiaro se fosse davvero colpevole).

L’8 agosto a Wimbledon la squadra italiana di tennis con Panatta, il suo compagno di doppio Paolo Bertolucci, e Zugarelli che per una volta, visto che si gioca sui campi in erba sostituisce in singolare Barazzutti, vince la finale europea di Coppa Davis.

L’ultimo giorno dell’estate di Adriano, a Washington l’ex ministro del governo cileno di Salvador Allende, Orlando Letelier, viene ucciso da una bomba collocata nella sua auto.
L’attentato con ogni probabilità è stato voluto dal regime fascista e assassino del generale Pinochet. Da noi ci sono feroci polemiche sull’opportunità che i nostri tennisti vadano a Santiago a giocare, proprio contro il Cile dove governa la dittatura militare, la finale di Coppa Davis prevista per dicembre.