di Giancarlo Patrucco
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Immaginavo che, dopo il pandemonio scatenato dal referendum sulle trivelle e dopo la misera fine delle due mozioni di sfiducia al Governo, quelle della “spallata decisiva”, il clima politico si raffreddasse almeno un po’. Mi sbagliavo. Le opposizioni hanno cominciato subito a reclutare tutti i votanti, senza distinguere troppo tra i “sì” e i “no”, in un esercito pronto alla definitiva resa dei conti con Renzi nell’occasione del referendum costituzionale o, chissà, delle prossime politiche. Renzi, da parte sua, ha replicato a muso duro, allargando le sue reprimende alla magistratura e all’informazione. In particolare, quella dei talk show.
Tutto ciò mi ricorda le scene de “I duellanti”, un film degli anni ’90 mi pare, nel quale i due contendenti seguitano a rincorrersi e a sfidarsi per tutta la vita, senza badare troppo alle macerie che si lasciano alle spalle. Ma, nel nostro caso, le macerie rischiamo di essere noi, un Paese già stremato dalla crisi che non può accollarsi questo po’ po’ di lite continua, di stoccate e controstoccate, di agguati, di parole sempre gridate, di sceneggiate in Parlamento. E, infatti, una buona fetta del Paese ha deciso di lasciar perdere, di astenersi, in maniera crescente.
In quest’atmosfera di cappa e spada, i primi a perderci sono il Governo e il Partito Democratico, che ne è il principale azionista. Proprio a Renzi, dunque, al PD e soprattutto alla sua minoranza interna vorrei rivolgere qualche raccomandazione. Qualche preghiera, se preferiscono. A voce bassa, contenuta, sperando che si senta lo stesso e non vada persa nel baccano generale.
Cominciamo dall’alto
Caro Renzi, un vecchio proverbio popolare dice: “tanti nemici, tanto onore”. Ma è proprio necessario andarseli a cercare? Stuzzicarli ogni qual volta è possibile? Non perdere mai l’occasione per la battuta ad effetto, dai “gufi” al “noi andremo avanti senza guardare in faccia nessuno”? “E’ tutto da rifare” l’aveva già detto Bartali, ma Bartali era un ciclista. Tu sei il Presidente del Consiglio. Se vuoi rifare il Paese, devi avere il consenso. Ti sei accorto che più spingi e più resistenza trovi?
Ci sono temi programmatici e ci sono categorie sociali che hanno sempre fornito sostegno ai governi di centrosinistra e al partito che ne è sempre stata la massima espressione. Mi basta ricordare il pubblico impiego, la scuola, larghe fasce di pensionati a medio reddito. Ci sono temi programmatici e categorie sociali che si sono avvicinate al tuo Governo e hanno contribuito al 40% e passa del fantastico exploit elettorale di qualche tempo fa. Mi basta ricordare la piccola e media imprenditoria, il commercio, gli agricoltori.
Sei certo di averli ancora dalla tua parte? E’ vero: questa è una crisi complessa in cui agiscono fattori al di fuori della portata dei singoli governi. Ma, proprio per questo devi stare attento a come ti muovi, per evitare di essere schiacciato tra i contesti sovranazionali sfavorevoli e il clima altrettanto sfavorevole che si sta coagulando all’interno del Paese. Non hai bisogno di vittorie qualunque. Hai bisogno di segnare punti là dove possono incidere su chi ancora ti sostiene e potrebbe tornare a farlo. Pensaci, e vedrai che qualche idea ti verrà in mente. Magari sui sindacati, magari sul rinnovo dei contratti di lavoro, magari sulla lotta alla sperequazione.
Quanto alla minoranza PD e più in generale alla sinistra sinistra, vorrei dar loro due notizie.
La prima: quel piccolo mondo antico, tanto mitizzato e tanto nostalgicamente rivissuto, non c’è più e non tornerà. Questo nuovo mondo è infinitamente più grande e infinitamente più spietato. E’ inutile illudersi. O ci si sta dentro, cercando di approfondirne i meccanismi per difendersi meglio, oppure si finisce inevitabilmente stritolati. Anzi, e questo è anche peggio, abbandonati sull’arenile di qualche spiaggia libera, come vecchi tronchi alla deriva.
La seconda notizia: se riuscirete a buttar giù Renzi, non illudetevi di sostituirlo con Bersani, Cuperlo, Speranza o Gotor. Non vi sentite battere sulle spalle? Voltatevi; troverete Salvini.