Berutti: “Ospedale di Tortona declassato per precisa scelta politica: ora non resta che puntare su una struttura di eccellenza in Fraschetta”

Tortona sanità 1di  Ettore Grassano

 

Solo posti in piedi giovedì sera in sala Romita, al secondo piano del Palazzo comunale di Tortona, nella ex caserma Passalacqua. Almeno 150 persone hanno seguito con attenzione (e anche ogni tanto con qualche ‘rimbrotto’ e commento ad alta voce) la ‘ricostruzione’ e l’analisi del percorso che, negli ultimi 5-6 anni, ma in particolare negli ultimi 2, ha portato l’ospedale di Tortona ad un progressivo indebolimento, e poi al “declassamento ufficiale deciso dal centro sinistra regionale, che ci ha trasformati da ospedale cardine ad ospedale di territorio”.

La serata, organizzata da Forza Italia e Lega Nord, è stata fortemente voluta da Massimo Berutti, attuale consigliere regionale di opposizione, e per 5 anni sindaco di Tortona, dal 2009 al 2014. “Stasera spero possiate uscire di qui con le idee più chiare su come sono andate davvero le cose: e se da domani continueranno a raccontarvi menzogne sapete cosa rispondere. Ma chiamatemi pure, o fatemi chiamare: non temo nessun confronto, con nessuno. Oggi però, poichè dobbiamo prendere atto della situazione, l’unica carta su cui Tortona e tutto il tortonese, ossia un bacino di 80 mila persone, possono puntare è un nuovo, grande ospedale di eccellenza per l’area di Alessandria-Novi-Tortona, da collocare in Fraschetta, facilmente raggiungibile”.

Fino ad allora, però (e l’attesa potrebbe essere davvero lunga, data la carenza di risorse, soprattutto da destinare a province ormai ‘marginali’ in ottica torinocentrica, come quella di Alessandria), i tortonesi continueranno, probabilmente in maniera crescente, ad utilizzare la sanità lombarda: e come dare loro torto, considerato che a pochi chilometri di distanza trovano Voghera, Pavia, ma persino Varzi (“dove – precisa Berutti – la Regione Lombardia ha mantenuto sia ospedale che punto nascita”).

Ricostruisce, Berutti, in maniera meticolosa, e proiettando slides e documenti, il Berutti Massimopercorso decisionale che, sull’asse Roma Torino, ha condotto alla situazione di oggi. “E se la scelta di collocare il punto nascita a Novi e non a Tortona è stata conseguenza dell’analisi di numeri di numeri e di valutazioni di commissioni tecniche, ne prendiamo atto. Ma questo non ha alcun nesso con la scelta successiva, tutta ascrivibile alla giunta Chiamparino, di trasformare Tortona in ospedale di territorio, e di togliere il Dea di primo livello, lasciandoci solo un pronto soccorso di base. Guarda caso è successo per Tortona e per Acqui, le uniche due zone politicamente ‘non allineate’ della nostra provincia: ad Acqui c’è un’amministrazione di centro destra, qui a Tortona l’unico consigliere regionale di Forza Italia del territorio. Mentre Ovada è stata salvata perchè zona disagiata e isolata (con un casello autostradale a due passi), e altrove stesso trattamento di riguardo è toccato ad esempio a Verbania, la città di Reschigna, vice di Chiamparino in Regione. Tutte coincidenze, naturalmente”.

Tortona sanità 2Difficile, in effetti, cartina geopolitica alla mano, non notare un certo ‘trattamento di riguardo’, e non solo sul fronte sanità, per le aree a forte ‘vocazione’ Pd, a partire dalla vicina Novi Ligure. Il cui presidio ospedaliero dal punto di vista strutturale appare tutt’altro che impeccabile, e più vetusto di quello tortonese, eppure…

Prima dell’analisi fortemente politica di Berutti (il cui intervento si è concluso tra gli applausi della platea), era toccato all’ex assessore regionale alla Sanità Ugo Cavallera, e alla senatrice leghista Rossana Boldi, tracciare il quadro ‘tecnico’ della situazione.

Cavallera (attuale coordinatore provinciale di Forza Italia) ha ricostruitocavallera-ugo con pazienza il percorso documentale e finanziario che ha caratterizzato la giunta Cota (“ereditammo una situazione straordinariamente critica da chi c’era prima, ossia la gestione Bresso, anche se ora si tende a dimenticarlo”), e in particolare l’ultima fase del mandato, che vide il politico alessandrino alle prese con l’assessorato alla Sanità: “il progetto di riorganizzazione prevedeva un ospedale cardine poggiato su due sedi, Tortona e Novi, su basi assolutamente paritarie: che non è esattamente quel che poi è successo dopo, grazie a chi ci ha sostituiti”.

Rossana Boldi (medico, e per dieci anni impegnata come senatrice anche su Bolditematiche sanitarie) ha dal canto suo sottolineato come quella sul punto nascita sia in realtà battaglia di retroguardia: “Ci sono state valutazioni di commissioni specializzate, e la politica ne ha inevitabilmente preso atto. Ma, badate bene, oggi Novi è intorno alle 700 nascite, contro le 1.000 di Novi più Tortona di anni fa. Questo era inevitabile, perché molti tortonesi scelgono legittimamente altre soluzioni. E tra non molto anche Novi dovrà dire addio al suo punto nascita, perchè davvero 1.000 nascite sono un discrimen fondamentale, per tanti parametri tecnici che non sto qui a dettagliarvi: ma lo dicono tutte le analisi più autorevoli, italiane e non. Semmai quel che oggi dobbiamo chiedere, a gran voce, è che all’oggettivo ridimensionamento del nostro ospedale corrisponda un innalzamento reale della quantità e qualità dei servizi territoriali e ambulatoriali. Non mi pare proprio che stia succedendo, ed è qui che la riforma Chiamparino mostra tutta la sua debolezza”.

Rossana Boldi non rinuncia peraltro ad una ‘stoccata’ politica, indirizzata ai sindaci del tortonese targati PD che, nei mesi scorsi, annunciarono la restituzione della tessera. “Vi ricordate le dichiarazioni ai giornali, e tutto il teatrino conseguente? Secondo voi quanti sono i sindaci che la tessera l’hanno davvero strappata, o non rinnovata?”
Già: se qualcuno lo sa, e vuole dircelo, ne prenderemo atto volentieri.