La disabilità non può essere affrontata e gestita con “sperimentazioni, fondi spot, ma ha bisogno di un orizzonte temporale lungo ed implementazione di progetti di vita. La persona con disabilità va presa in carico e seguita nell’arco della vita, assecondando le sue inclinazioni e potenzialità, supportandola insieme alla famiglia verso l’autonomia. Sembra una ovvietà, ma spesso la burocrazia e la politica non la pensano così, nei fatti.
Pertanto il “Dopo di noi”, ovvero la possibilità di garantire a persone disabili una vita dignitosa e indipendente dopo la morte dei familiari, rappresenta un tema di grande attualità. Le persone con disabilità vanno seguite ed accompagnate in un percorso di autosufficienza, dove possibile. Percorsi che andrebbero adeguatamente sostenuti da un punto di vista finanziario (perché gestito professionalmente), e che riguardino sia il “durante di noi” che il “dopo di noi”.
Come ANCI la presentazione dei due disegni di legge che prevedono misure di assistenza in favore di persone con disabilità grave, prive di sostegno familiare può essere considerato un punto di partenza importante. Ma i Comuni più sensibili devono essere sostenuti finanziariamente e ci dev’essere un coordinamento saldo e duraturo tra tutti gli enti (sanitari e amministrativi) di ogni livello.
Per questo progetto erano previsti 90 milioni di euro annui a decorrere dal 2016, a mio avviso sono pochi. Ma l’auspicio è, comunque, che tali fondi non vengano sottratti ad altri capitoli di spesa sanitaria, né gravino sulle casse dei Comuni.
Si auspica quindi che nei provvedimenti in esame sia ribadita la necessità di un’effettiva integrazione socio sanitaria attraverso la quale le ASL e gli enti locali, in collaborazione con cooperative sociali, fondazioni e associazioni di famiglie, possano affrontare il tema del “Durante Noi” e del “Dopo di noi”.
*Presidente commissione ‘Politiche istituzionali e riforme’ Anci – Roma