Bisogna saper perdere

VittoriaSe vinci non dire niente, se perdi ancora meno (Paul Brown)

 
La chiamavano “arancia meccanica”. Cruijff,Haan, Rep, Rijsbergen, Neeskens, Krol, Van Hanegem etc… cambiarono il gioco del calcio, lo proiettarono nel futuro e ancora oggi quando si parla di “calcio moderno” si riconosce la paternità a quella bellissima, irresistibile, spettacolare e perdente Nazionale di Calcio Olandese.
Perdente certo, quella generazione di fenomeni e quelle successive incantarono il mondo, l’Olanda raggiuse tre finali mondiali e non ne vinse una. Ma era tanto bella…e comunque alla fine un campionato Europeo lo conquistò.

Esperienza,bravura o fortuna? Un mix, di certo capirono che negli almanacchi rimane solo chi vince.
Secondo alcuni domenica il referendum si sarebbe vinto, la spallata al governo sarebbe arrivata perchè il 32% degli italiani ha votato e l’85% di essi ha detto sì.

Invece no: i sostenitori del sì hanno perso. Il referendum non ha raggiunto il quorum,e il governo si è rafforzato e tutto questo non deve essere una vergogna.
Si può lavorare di fantasia, entusiasmare il pubblico ma se si perde si perde. L’arbitro,la moviola, il rigore non c’entrano nulla dopo il triplice fischio finale. Chi è veramente un fuoriclasse sa bene che le sconfitte vanno accettate e utilizzate per migliorarsi, ma bisogna appunto essere dei fuoriclasse. Il campione gioca, segna e non si lamenta, se vince esulta e se perde rende onore all’avversario.

In politica questa pratica non è mai esistita e temo mai esisterà. Nemmeno chi si vende per nuovo sfugge al tranello e così, come in una normale tornata elettorale anni 70/80, tutti vincitori: un +0,5% era considerato un trionfo e un -0,5% una buona tenuta. Nel frattempo la Democrazia Cristiana 5% in più o in meno per 40 anni ha governato incontrastata l’Italia. E così tra un’offesa e l’altra agli elettori, tra un italioti e un pecoroni (che noia questi nomignoli stantii) nessuno fa il salto di qualità, e intanto alcuni votano per un referendum salva/natura solo perché Renzi ha detto di non votare.

Mah, che fatica distinguervi,tutti così banalmente simili,prevedibili. Diogene non vota e non tifa, ma rimane osservatore perplesso.
La rabbiocrazia (termine fastidioso vero?) segna il passo, speriamo che qualcuno se ne accorga.

Barzellette, slogan, vignette, tastiere e insulti hanno stoppato una rincorsa che pareva inarrestabile.

In Francia le barriere ideologiche si abbattono e per l’interesse comune si scende in piazza, qui si ha l’impressione che al massimo ci si alzi dalla poltrona per prendere una gassosa nel frigo e tornare ristorati alla tastiera a “dirgliene quattro”.

Diogene (il cane)