La notizia, uscita in questi giorni, è che il vincitore del torneo di tennis del Roland Garros, uno dei quattro del “grande slam”, verrà premiato dal vincitore di quarant’anni fa, ultimo italiano a trionfare in un torneo così prestigioso, solo un paio di settimane dopo aver vinto al Foro Italico. Era l’estate del 1976. L’estate di Adriano.
Panatta ha rischiato di uscire al primo turno, nel suo torneo romano, contro un australiano, Warwick, niente più che un mediocre giocatore. Warwick ha avuto 11 matchpoint, dieci dei quali addirittura sul suo servizio. Panatta si salva producendosi addirittura in un numero d’alta acrobazia sul nono matchpoint. Il decimo e l’undicesimo sono nel tiebreak finale, che Adriano chiude rimontando dal 4-6 all’8-6 (molte informazioni sulle partite sono tratte dagli articoli dell’epoca di Ubaldo Scanagatta).
Il giorno dopo fatica ancora nel derby romano con Tonino Zugarelli, il quarto dei nostri moschettieri di Coppa Davis.
È il 26 maggio 1976. Quel giorno entra in servizio l’ETR.401, il pendolino ideato dalla Fiat, il primo treno a pendolamento attivo in servizio regolare al mondo. A Friburgo muore Martin Heidegger.
Da un paio di mesi, alla domenica pomeriggio sulla Rete 2 Rai vediamo L’altra domenica, programma geniale di Renzo Arbore, che tra gli altri ci fa conoscere Roberto Benigni, Isabella Rossellini, Milly Carlucci, Maurizio Nichetti…
E da un paio di mesi a Cupertino, in California, Steve Jobs e Steve Wozniak hanno fondato la Apple Computer, società di informatica e personal computer.
Ai quarti di finale oltre ad Adriano è arrivato un altro azzurro, il nervoso Corrado Barazzutti, friulano cresciuto sui campi alessandrini sotto la guida di Giuseppe Cornara, ex grigio, scopritore di Rivera. I nostri tennisti sono tutti giocatori classici, con notevole tecnica, mentre Barazzutti è l’unico a essere etichettato con un termine che allora si usava molto, per chi si basava sul palleggio da fondo campo e cercava soprattutto l’errore dell’avversario: è un pallettaro.
L’avversario di Panatta ai quarti si ritira mentre sta vincendo 5-4 nel set decisivo, dopo molte polemiche per le chiamate dei giudici di linea, secondo lui tifosi. È Harold Solomon, un altro pallettaro. I due non sono certo amici. Ne riparleremo.
Da noi non c’è governo, il Parlamento è stato sciolto il 2 maggio, si voterà il 20 giugno, una settimana dopo la finale del Roland Garros. Siamo nel pieno dello scandalo Lockheed, che “poteva essere considerato come il primo grande scandalo nazionale che aveva minato alla base il rapporto tra politica e società civile” (leggiamo in una recente tesi di laurea della Luiss). Ancora oggi non sappiamo chi fosse il politico italiano corrotto indicato come Antelope Cobbler. Alcuni accuseranno anche il Presidente della Repubblica, il napoletano Giovanni Leone, che nel 1978 si dimetterà alcuni mesi prima della scadenza naturale del mandato settennale.
“Ero sorpreso anch’io di come riuscivo a gestire il match con così tanta tranquillità, Eppure stanotte, ripensando alla famosa palla contestata da Solomon, non avevo chiuso occhio. Stamani avevo le gambe molli… Temevo un match lungo…”.
In semifinale contro il glorioso, e declinante, baffo John Newcombe, Adriano trova una di quelle giornate in cui la sua grande classe si accoppia felicemente con l’ispirazione, quando può battere davvero tutti. Chissà come sarà domani, 30 maggio, in finale, contro l’argentino Guilermo Vilas, che sulla terra rossa è fortissimo?
A inizio maggio è uscito nelle sale Todo modo, film di Elio Petri tratto dal libro di Leonardo Sciascia con Marcello Mastroianni e Gian Maria Volonté che interpreta un politico democristiano straordinariamente simile ad Aldo Moro. Il film verrà posto sotto sequestro prima della fine del mese di maggio e, di fatto, sparirà per quasi quarant’anni.
Ad aprile è uscito nelle sale americane Tutti gli uomini del presidente, film che diventerà il modello per le storie sulle grandi inchieste giornalistiche.
In Italia il 1976 è l’anno di Novecento di Bernardo Bertolucci, di Il deserto dei tartari, dell’esordio di Nanni Moretti con Io sono un autarchico.
A Cannes viene presentato Nel corso del tempo, di Wim Wenders.
Qualcuno volò sul nido del cuculo di Miloš Forman vince il Premio Oscar come miglior film, anche grazie alla straordinaria interpretazione di Jack Nicholson.
Cadaveri eccellenti, anche lui tratto da un romanzo di Sciascia, vince il David di Donatello, e il regista Francesco Rosi è premiato ex-aequo con Mario Monicelli (per Amici miei).
Il personaggio più citato di Amici miei, il conte Mascetti, è interpretato da Ugo Tognazzi. Cremonese, grande interprete di commedie bravissimo anche nei ruoli drammatici, oggi quasi dimenticato, Tognazzi è con Paolo Villaggio (e Vittorio Gassman) uno dei migliori amici e compagno d’avventure di Adriano Panatta. Pure bravissimo cuoco, organizza agguerriti tornei di tennis che si concludono sempre con grandi abbuffate.
Nel 1976 Ugo Tognazzi scrive, dirige e interpreta il discusso e sulfureo Cattivi pensieri, con Edwige Fenech (allora simbolo della bellezza peccaminosa) e una participazione di Beppe Viola.
“Aaa-driaa-noo, Aaa-driaa-noo”
Immaginatevi la cadenza romana. Immaginatevi il clima romano di un pomeriggio di fine maggio, unico, una carezza.
Immaginatevi un ragazzo romano, figlio del custode del Tennis Club Parioli, diventato campione italiano a vent’anni battendo Nicola Pietrangeli, finora l’unico nostro tennista ad avere vinto un torneo del “grande slam”, campione del Roland Garros nel 1959 e nel 1960.
Un ragazzo pieno di talento, Adriano, molto bello, sempre circondato da donne bellissimo (Mita Medici e la giovanissima Loredana Berté sono, nei primi anni settanta, le sue fidanzate più celebri).
“Aaa-driaa-noo, Aaa-driaa-noo”
Ottomila tifosi del Foro Italico scandiscono il suo nome quando annulla tre setpoint che, se Vilas li avesse messi a segno, avrebbero portato la partita al quinto e decisivo set, un rischio che Panatta non può correre contro l’argentino, atleticamente molto più forte di lui.
“Contro un Panatta come quello di oggi c’era davvero poco da fare, per me e probabilmente per chiunque altro”, dichiara con sportività Guillermo Vilas, battuto 2-6,7-6,6-2,7-6. (continua)