Sarà certo nota a tutti i lettori l’usanza che i discografici avevano d’incidere sul “lato B” dei dischi in vinile una canzone di seconda scelta che si contava di veicolare grazie al richiamo del piú celebre “lato A”. Non cosí di rado il “B” ha poi avuto piú successo dell’“A”, o comunque si rivela ad un orecchio attento piú interessante – o almeno altrettanto, o quasi –.
Spesso nella Vita una scelta secondaria e da “lato B”, che compiamo per comodo o per pigrizia, si rivela determinante. E spesso nelle Arti un’opera secondaria può rivelarsi un’emozionante scoperta.
Per la prima volta conversando con mia madre (se mi si consente l’inserto autobiografico) ho avuto l’occasione di ragionare attentamente sui molti “lati B” della Letteratura.
Solo per fare un esempio che credo renderà subito chiaro a tutti ciò che intendo dire: Petrarca considerava i “Rerum Vulgarium Fragmenta” (cioè il suo Canzoniere) una sorta di “lato B” del grande poema in esametri latini “Africa”, per il quale era stato incoronato Poeta in Campidoglio e dal quale si aspettava fama imperitura. Oggi credo non superi il centinaio il numero di persone al Mondo che legge l’“Africa” per diletto e non per studio, mentre credo che la notorietà e la diffusione del Canzoniere petrarchesco non necessitino di esposizioni: e per “oggi” intendo almeno da seicento anni a questa parte.
Per contro, esiste una gran quantità di Autori che vengono ricordati quasi esclusivamente per un’opera, della quale esiste però, come un doppio, un altro testo (della schiera dei cosiddetti “minori”, almeno se confrontato con l’opus magnum) che è alla base del primo e che vale la pena di tirar fuori dalle aule universitarie e di leggere almeno in parte.
Questo sarà lo scopo della presente rubrica: riproporre alla lettura fuori dagli ambienti di studio testi meno noti di Autori celeberrimi, sia per meglio leggere le piú note opere che ci hanno lasciato sia per sbirciare in qualche modo nella loro straordinaria officina.