Venerdì 8 aprile alle ore 21, presso la ex Taglieria del Pelo in via Wagner, 38 d ad Alessandria, si terrà una serata informativa sul referendum di domenica 17 aprile. dal titolo “Il petrolio resti sotto terra”.
In tutta Italia è partita ormai a pieno regime la campagna per il SÌ al referendum sulle trivelle in programma domenica 17 aprile. Oltre 50 milioni di italiani tra meno di due settimane saranno chiamati a votare per abrogare la norma che permette alle attuali concessioni di estrazione e di ricerca di petrolio e gas situate entro le 12 miglia dalla costa di non avere più scadenze. La Legge di Stabilità 2016, infatti, pur vietando il rilascio di nuove autorizzazioni entro le 12 miglia dalla costa, rende “sine die” le licenze già rilasciate in quel perimetro di mare.
Il Comitato “Vota SÌ per fermare le trivelle” della Provincia di Alessandria condivide le ragioni del Comitato Nazionale per votare SÌ al referendum contro le trivelle del 17 aprile:
- Il tempo delle fonti fossili è scaduto: in Italia il nostro Governo deve investire da subito su un modello energetico pulito, rinnovabile, distribuito e democratico, già affermato nei Paesi più avanzati del nostro Pianeta.
- Le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari e non danno alcun beneficio durevole al Paese. Tutte le riserve di petrolio presenti nel mare italiano basterebbero a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico, e quelle di gas appena 6 mesi.
- L’estrazione di idrocarburi è un’attività inquinante, con un impatto rilevante sull’ambiente e sull’ecosistema marino. Anche le fasi di ricerca che utilizzano la tecnica dell’airgun (esplosioni di aria compressa), hanno effetti devastanti per l’habitat e la fauna marina.
- In un sistema chiuso come il mar Mediterraneo un eventuale incidente sarebbe disastroso e l’intervento umano pressoché inutile. Lo conferma l’incidente del 2010 avvenuto nel Golfo del Messico alla piattaforma Deepwater Horizon che ha provocato il più grave inquinamento da petrolio mai registrato nelle acque degli Stati Uniti.
- Trivellare il nostro mare è un affare per i soli petrolieri, che in Italia trovano le condizioni economiche tra le più vantaggiose al mondo. Il “petrolio” degli italiani è ben altro: bellezza, turismo, pesca, produzioni alimentari di qualità, biodiversità, innovazione industriale ed energie alternative.
- E’ ormai provato che per ogni GWh di energia prodotta, in modo economicamente competitivo, le fonti rinnovabili impiegano dalle 5 alle 10 unità lavorative rispetto all’unica unità impiegata dalle fonti fossili. Dire che con le trivellazioni si creerebbero 3.000 posti di lavoro, come fa il Governo, equivale a dire che si perderebbero tra i 15.000 e i 30.000 posti di lavoro nel settore delle fonti rinnovabili.
- Oggi l’Italia produce più del 40% della sua energia elettrica da fonti rinnovabili, con 60.000 mila addetti tra diretti e indiretti, e una ricaduta economica di 6 miliardi di euro.
- Alla Conferenza ONU sul Clima tenutasi a Parigi lo scorso dicembre, l’Italia -insieme con altri 194 paesi- ha sottoscritto uno storico impegno a contenere la febbre della Terra entro 1,5 gradi centigradi, perseguendo con chiarezza e decisione l’abbandono dell’utilizzo delle fonti fossili. Fermare le trivelle vuol dire essere coerenti con questo impegno.
Programma della serata
Barbara Tartaglione
Il momento storico e politico, il boicottaggio, le forze in campo
Gian Piero Godio
Perché il petrolio deve rimanere sotto terra
Pierluigi Cavalchini
A che punto siamo con le Fonti Energetiche Rinnovabili
Tino Balduzzi
I rischi delle trivellazioni in terraferma
Seguirà un dibattito pubblico aperto a tutti.