“Siamo una comunità di anime, dobbiamo crederci e lavorare in squadra, anche se farlo ad Alessandria ogni tanto sembra più difficile che altrove”. L’ufficio dell’architetto Paola Testa, al pian terreno di Palazzo Rosso, è un vero ‘porto di mare’, e di accoglienza di anime, appunto. La disability manager del Comune di Alessandria a quel che fa ci crede davvero, e si vede dalla passione con cui risponde a qualsiasi telefonata, fornendo indicazioni pazienti per risolvere i piccoli, ma anche enormi problemi che tante persone disabili riscontrano nella loro vita quotidiana.
“L’obiettivo deve essere arrivare – spiega Paola Testa – ad un modello di città davvero senza barriere, in cui la disabilità non esista, in termini di fruibilità di servizi, spostamenti, lavoro, partecipazione sociale. Non lo dico io, lo dice l’Unione Europea, che ha lanciato anche programmi e scadenze precise, che speriamo anche il nostro Paese voglia e sappia rispettare”.
Alessandria intanto, almeno su questo fronte e una volta tanto, non è ‘fanalino di coda’, anzi. “Pochi lo sanno, ma siamo il secondo comune in Italia, dopo Parma, ad essersi dotato della figura del disability manager, e insieme alla stessa Parma, a Cuneo, Milano e Trieste facciamo parte dell’Osservatorio Anci per la disabilità”.
Partiamo allora proprio dalla figura del disability manager: cosa rappresenta questa figura, e quali compiti ha all’interno di una pubblica amministrazione (comune, Regione, Asl e Aso, ecc?).
“Il disability manager – spiega l’architetto Testa – nasce da una proposta dell’allora ministro Sacconi, nel 2008, ed è una figura che ha il compito di promuovere la progettazione universale, con funzione di coordinamento delle attività pubbliche e private, per lo sviluppo delle politiche di mobilità per tutti, di inclusione sociale, culturale, scolastica e lavorativa e per favorire la partecipazione delle persone con limitazioni motorie, sensoriali e cognitive alla vita quotidiana”. Una definizione puntuale, molto ampia, ma che come sempre si deve confrontare con la realtà di tutti i giorni: per cui, a diversi anni di distanza (era il 2009) dalla pubblicazione del ‘Libro Bianco’ del Ministero su accessibilità e mobilità urbana ancora molti comuni fanno fatica a recepirne le indicazioni: “lì si dice tra l’altro – sottolinea Paola Testa – che devono dotarsi di city manager tutti i comuni sopra i 50 mila abitanti, ma io aggiungo che sarebbe auspicabile una proposta di legge ad hoc, per rendere questa figura obbligatoria per tutti i comuni con più di 30 mila abitanti: e naturalmente con competenze certificate. Esiste un master specifico all’Università Cattolica, che personalmente ho frequentato nell’anno 2011-2012: preciso anche che ho poi vinto un concorso interno, a costo zero per l’ente: il city manager cioè può tranquillamente essere individuato tra le risorse professionali interne ad ogni comune. E porta davvero tanto valore aggiunto, se messo in condizione di lavorare come si deve”.
Alessandria, da questo punto di vista, sta lavorando in quattro diverse direttrici, che Paola Testa ci sintetizza così: “1) formazione del personale dell’ente, a partire da dirigenti e funzionari: perché si comprenda cos’è la programmazione universale, e perché è fondamentale rispetto a qualsiasi politica di inclusione. 2) attività con le scuole, diversificate ovviamente in rapporto all’età di alunni e studenti 3) sport per tutti, rendendo tutti gli impianti sportivi cittadini, pubblici e privati, davvero accessibili anche ai disabili che intendano utilizzarli 4) turismo accessibile, in tutta la provincia, organizzando incontri in tutti i centri zona con gli operatori commerciali, dai ristoratori ai titolari di bed&breakfast, perché comprendano quali sono le esigenze del turista disabile: che oggi rappresenta una fetta appetibile e crescente di mercato”.
Ognuna di queste quattro ‘macro-aree di attività’ contiene talmente tante problematiche, progetti e iniziative da meritare altrettanti approfondimenti specifici. Quel che preme al disability manager del comune di Alessandria (figura molto nota in città anche per il suo impegno sociale in diverse direzioni: tra cui l’associazione Rilanciamo Alessandria, che dopo un’importante esperienza triennale ha purtroppo finito la sua corsa proprio in questi giorni) ribadire che si è appena all’inizio di un percorso sociale, culturale e civile che deve coinvolgere tutta la comunità, sull’esempio di alcune città che già hanno imboccato la giusta direzione, “penso a Bolzano, a Trieste, a Ferrara”, e che hanno compreso che l’abbattimento di ogni tipo di barriere (architettoniche, di mobilità, professionali, sociali, culturali, turistiche) nei confronti della disabilità rappresentano non solo una conquista etica, ma anche un’opportunità di sviluppo economico.
“Sono figlia di imprenditore, e con orgoglio – sottolinea Paola Testa -, e mi pare importante sottolineare questo aspetto: i disabili, oltre ad essere un numero molto ampio e ovviamente con esigenze diversificate, rappresentano oggi un target importante per la nostra economia. Penso solo, ad Alessandria, a quanto il servizio taxi può e deve crescere, guardando alle esigenze della disabilità, o al mercato che i disabili rappresentano in termini turistici, per tutta la provincia. Certo, moltissimo resta da fare, e il city manager deve proprio svolgere un’attività di coordinamento e integrazione delle tantissime diverse esigenze. Però sta poi ai privati essere intraprendenti. Non mi si dica ad esempio che un locale pubblico non può essere reso accessibile ai disabili per insormontabili questioni tecniche: ad Abilitando lo scorso settembre abbiamo visto piccole rampe mobili di accesso che costano 70 euro! Così come per i bagni: non devono mica essere dei ‘troni’, come qualcuno sembra pensare. Basta che abbiano adeguate maniglie laterali. E poi c’è ovviamente tutto il capitolo dell’educazione dei bambini e dei ragazzi, nelle scuole, dalla primaria fino alle superiori. Ci stiamo lavorando con incontri, filmati, dibattiti: è lì che si abbattono le barriere più importanti, che sono quelle nella testa delle persone”.
Il percorso è avviato dunque: non sarà agevole, e forse neppure rapidissimo, ma è una strada da percorrere con determinazione, tutti insieme, consapevoli che un po’ disabili, in un senso o nell’altro, lo siamo tutti, o lo potremmo diventare in qualsiasi momento.
E. G.